La carta di noto aggiornata: il rafforzamento del metodo vs. La deriva del senso comune

AutoreAntonio Forza

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1. Premessa

A distanza di nove anni dal primo aggiornamento, la Carta di Noto ha subito un ulteriore restyling.

L’intervento, ad opera di una qualificatissima rappresentanza di esperti, rappresentanti di diverse aree disciplinari e professionali, ha visto la sua discussione finale nelle giornate del 10 e 11 giugno 2011, presso l’Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali di Siracusa.

Come sarà agevole constatare, accostando il testo del primo con quello del secondo aggiornamento, non si è trattato di un semplice lavoro di sistemazione del documento, per adeguarlo alle diverse esperienze applicative maturate nel corso di questi anni. Gli studiosi intervenuti, nell’irrobustire l’articolato originario, hanno tenuto conto dei risultati più recenti della ricerca, in diversi ambiti disciplinari. Rispetto all’originario impianto la Carta è dunque passata da dodici a diciotto punti.

Gli studi più recenti, sui meccanismi psicologici del ricordo e del recupero delle informazioni dalla memoria, continuano a dimostrare e confermare l’importanza, per il minore, di utilizzare rigorosi protocolli di intervista. È sempre più evidente, infatti, che nell’interrogare i minori, metodi e procedure devono adeguarsi nella forma e nell’articolazione delle domande, alle competenze cognitive del soggetto, alle sue capacità di comprensione linguistica, alle sue capacità di identificare il contesto, alla capacità di discriminare tra eventi interni ed esterni. E tutto ciò riveste un’importanza tanto maggiore quanto più piccolo è il giovane testimone.

Il senso comune, cui normalmente si fa ampio ricorso nel processo, in particolare quando si tratta di dichiarazioni del minore, ci induce in modo acritico a non dubitare dell’apparente sincerità delle risposte. Ci porta ad accettare come genuine le affermazioni del bambino, considerato pregiudizialmente incapace di mentire, se non addirittura “la bocca della verità”.

La scienza, invece, ci ha chiarito quanto importanti siano gli effetti della suggestione nella formulazione delle domande, quanta influenza abbia la ripetitività delle stesse nella produzione dei falsi ricordi e come il metodo, con cui il soggetto viene interrogato, non sia neutrale rispetto al risultato dichiarativo.

Nella cornice del senso comune, di norma, non c’è posto per il minimo dubbio, l’esperto invece è in grado, al di là delle apparenze, di rivisitare in maniera critica il contenuto del narrato.

Oggi, poi, nel quadro delle acquisizioni delle neuroscienze, la separazione fra senso comune e conoscenza della natura degli individui sembra inesorabilmente destinata ad ampliarsi.

2. Senso comune e le realtà della scienza

Scriveva recentemente uno dei massimi storici della scienza, da pochissimi mesi scomparso, che la conoscenza della realtà che ci circonda è frutto del contrasto tra il senso comune e la scienza.1

Mentre il senso comune è abbastanza stabile e condiviso dalla maggioranza degli umani, le leggi della natura, che gli scienziati cercano di scoprire, evolvono rapidamente sotto la spinta di questa minoranza di individui che ritengono queste leggi siano più importanti di quelle del senso comune.

Per tale minoranza, scriveva ancora questo autore, non è sufficiente che tutti siano d’accordo nel dire “il sasso cade” o “la luna è falcata”, ma è necessario trovare le ragioni per cui il sasso cade o la luna ci appare falcata: e le ragioni quasi sempre violano le credenze immerse nel terreno del senso comune.2

La scienza psicologica ha dunque offerto in questi anni utili chiavi di interpretazione nell’ascolto del minore, di lì la necessità di un aggiornamento con i contenuti di linee guida sulla materia elaborate dalle varie società scientifiche nazionali e straniere.

A tal proposito ampio rilievo è stato dato alle indicazioni raccolte in un importante lavoro elaborato dal comitato scientifico della Società Britannica di Psicologia nel giugno del 2008, che ha avuto ampia eco sulla letteratura specialistica internazionale.

Le Guidelines on memory and the law, sono state prodotte dalla prestigiosa società scientifica britannica, a beneficio degli operatori del diritto, per fornire loro corrette informazioni sul funzionamento della memoria, in generale, liberando il campo da certe errate convinzioni, fondate sul senso comune, delle quali spesso i giuristi sono tradizionalmente portatori.3

L’importanza di questo documento, che potrebbe essere integralmente recepito nella realtà del nostro processo penale, è stata per così dire certificata dai massimi ricercatori mondiali di queste discipline, pronunciatisi nel ruolo di advisor.

Alcuni degli esperti intervenuti a Noto erano peraltro reduci da un importantissimo lavoro, svolto in ambito

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interdisciplinare, con le più rappresentative società scientifiche operanti nel mondo forense.

Il documento conclusivo della Consensus Conference, sottoscritto dalla Società Italiana di Criminologia, di Medicina Legale e delle Assicurazioni, di Neuropsichiatria Infantile, di Neuropsicologia e di Psicologia Giuridica e licenziato definitivamente il 06.11.2010, aveva raccolto il consenso dell’intera comunità degli studiosi italiani che nel processo penale, a diverso titolo, svolgono il lavoro dell’esperto, sia nel momento dell’ascolto del minore che nel momento più propriamente valutativo della sua idoneità a rendere testimonianza.4

3. Il fenomeno del web

Pur restando saldamente ancorata ai suoi due principi ispiratori, la tutela e l’interesse del minore ed il rigoroso rispetto dei valori del giusto processo, la Carta si è aperta anche al confronto con i nuovi prorompenti fenomeni sociali, conseguenti all’introduzione di nuove tecnologie informatiche.

I nove anni trascorsi hanno visto, infatti, l’impetuoso affermarsi dei mezzi informatici di comunicazione, spesso con il coinvolgimento anche dei più piccoli. L’insegnamento dell’uso del personal computer, sin dalla scuola primaria, ha favorito l’accesso alla rete dei bambini che molte volte, da soli, hanno imparato a “navigare” sul web, a collegarsi con i social network e, crescendo, a crearsi un proprio spazio, magari su Facebook o su Twitter.

Le aule giudiziarie hanno già iniziato a registrare processi per ipotesi di abuso su minori nei quali il mezzo informatico ed i suoi contenuti hanno assunto un rilievo centrale.

Spesso i minori dimostrano conoscenze ed abilità nell’interfacciarsi con queste irrompenti tecnologie da lasciare stupefatti ed increduli gli adulti che, anche per forma mentis, non sempre sono in grado di competere.

Non era dunque possibile ignorare questi fenomeni sociali da parte dei promotori della Carta di Noto, pena lo scollamento dalla realtà e l’isolamento della funzione giurisdizionale del progredire della scienza.5

4. La questione del metodo

Il secondo aggiornamento della Carta ha ampliato ed approfondito gli aspetti di natura metodologica che devono essere rispettati nei momenti processuali delegati all’esperto, sia in fase d’ascolto che nel momento più propriamente valutativo del minore.

La questione del metodo ha rappresentato il punto centrale della discussione avutasi nel corso delle due giornate di intenso lavoro.

Durante il confronto interdisciplinare, incentratosi sulle modalità dell’esame del minore, ne è uscito confermato ed ulteriormente rafforzato l’assunto secondo il quale il metodo, attraverso il quale il soggetto viene interrogato, non è mai indifferente o neutrale rispetto al risultato.

Il rigoroso rispetto delle procedure, elaborate dalla comunità scientifica, è la sola vera garanzia di una testimonianza genuina.

Si è visto come il rischio nel quale incorre l’intervista- tore, quando non opera con modalità corrette, sia quello di produrre una prova da lui stesso manipolata.

La domanda che implicitamente fornisce informazioni o che presuppone un qualcosa che l’esaminando non ha riferito o che tende a suggerire o provocare una risposta secondo l’intendimento dell’interrogante, ancorché in assoluta buona fede, introduce un elemento di suggestione gravemente nocivo per la genuinità della risposta.

Si è in tal senso voluto rafforzare, nei suoi contenuti metodologici, la previsione di cui al punto 1) dell’aggiornamento, sottolineando la necessità per l’esperto di far ricorso alle metodologie più moderne evidence-based, cioè basate sull’evidenza scientifica, ed a strumenti (test, colloqui, analisi delle dichiarazioni, ecc.) che abbiano la caratteristica preminente di essere ripetibili ed accurati e che, comunque, siano riconosciuti affidabili dalla comunità scientifica di riferimento.6

Una procedura è metodologicamente corretta quando sia basata su principi verificabili di acquisizione, analisi ed interpretazione dei dati, nonché fondata su tecniche ripetibili e controllabili.

Sempre dal punto di vista metodologico, nella fase più specificamente dedicata all’interrogatorio, al punto 7) dell’aggiornamento, si è voluto ribadire che l’esperto deve essere sempre consapevole che ogni intervento sul minore, anche nel rispetto di tutti i canoni d’ascolto previsti, determina modificazioni, alterazioni e, talvolta, anche perdita dell’originaria traccia mnestica.

Un particolare aspetto di novità, introdotto sempre su questo punto, è rappresentato dalla necessità che l’esperto preventivamente verifichi, prima ancora di esaminare il minore, le sue competenze cognitive e le sue specifiche capacità di comprensione linguistica di quel momento.

Per comprensione linguistica si è voluto far riferimento non solo alla capacità di comprensione lessicale ma anche semantica e sintattica.

I più recenti studi sull’argomento hanno consentito di stabilire che un bambino di quattro anni ha una capacità ridotta di comprensione di oltre il 65%, rispetto ad un bambino di dodici anni.7

Un bambino di sette anni, ad esempio, non è in grado quasi sempre di comprendere il significato di frasi struttu- rate con subordinate, relative. Non riconosce il significato di proposizioni passive o...

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