Una notizia di agenzia e qualche piccola osservazione...

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«Il rilancio dell'edilizia pubblica - ha proposto Modica - dovrebbe prevedere lo stanziamento di un miliardo all'anno. Bisognerebbe aumentare a 500 milioni annui il fondo sociale di sostegno per l'affitto delle famiglie a basso reddito. Inoltre va modificata la legge sugli affitti, sia per riportare l'intero settore della locazione al canale contrattato, eliminando il canale libero, ad eccezione delle abitazioni di pregio, sia per finalizzare, in questo nuovo quadro normativo, adeguati incentivi e disincentivi fiscali». Queste le proposte della CGIL e del SUNIA, esposte dal Segretario Generale Luigi Pallotta: «Chiediamo forti agevolazioni fiscali e che si riprenda una politica di affitti sociali».

SOLO "CONTRATTO CONTRATTATO", NIENTE CANALE LIBERO?

Il SUNIA ha trovato il modo di risolvere quello che definisce «il problema delle abitazioni in affitto». Lo ha fatto «d'intesa con la CGIL», cui peraltro aderisce. Nella miglior logica del dirigismo collettivo, SUNIA e CGIL parlano della «contrattazione» come dello «strumento fondamentale sia per aumentare l'offerta abitativa e la sua qualità (in termini ecologici e di sicurezza) sia per eliminare le distorsioni del mercato». Per essere chiari: «contrattazione» non significa la stipula di contratti di locazione fra locatore e conduttore, ma si riferisce alla contrattazione collettiva per i canoni, insomma a una trattativa per intese fra organizzazioni della proprietà e dell'inquilinato che dovrebbero «regolare» il mercato locativo.

Infatti la proposta viene così esplicitata: modificare la legge n. 431/1998 «per riportare l'intero settore della locazione al "canale contrattato" (eliminando il "canale libero", ad eccezione delle abitazioni di pregio)». Più chiari di così... Dunque, a un mercato soffocato dal carico fiscale (che è sbilanciato - non si sa quanto costituzionalmente - ai danni dell'investimento immobiliare) e ancor oggi squalificato da un perdurante e secolare blocco delle esecuzioni di rilascio, si vorrebbero far compiere passi a ritroso, per calare dall'alto canoni imposti dai rappresentanti dei conduttori. Eh si, perché solo l'esistenza di un mercato parzialmente libero costringe oggi i sindacati degli inquilini a posizioni realistiche e moderate (con parecchie eccezioni) nelle trattative locali per definire gli Accordi; laddove l'esistenza di un unico mercato, quello regolamentato, permetterebbe ad una parte, quella dei conduttori, di dettare i propri canoni, per...

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