Note storiografiche sul libro rosso di Taranto

AutoreStefano Vinci
Pagine709-724
STEFANO VINCI
NOTE STORIOGRAFICHE
SUL LIBRO ROSSO DI TARANTO
S: 1. La città dei Libri Rossi. – 2. La polemica Coco - Monti. – 3. L’opera
di Putignani; – 4. Il contributo di Cassandro e gli studi successivi.
1. Scriveva Giovanni Cassandro in un saggio pubblicato nel 1973: «che
il termine libro rosso stesse principalmente a indicare le raccolte di privilegi
e grazie che le Università erano costrette e procacciarsi, demaniali o feudali
che fossero, non si può certo mettere in dubbio; ma questa verità non può fare
si che non siano due cose. La prima: che quelle raccolte potessero avere […]
un titolo diverso; la seconda che quel titolo si desse […] a sillogi di docu-
menti che non erano soltanto, né in prevalenza, né punto, privilegi cittadini»1.
Tale elasticità della qualica di libro rosso2 attribuibile a raccolte di carte che
non contenessero esclusivamente diplomi o privilegi cittadini, faceva riferi-
mento a due diverse sillogi documentarie relative alla universitas di Taranto
ed in particolare a due manoscritti diversi fra loro denominati l’uno Codice
acclaviano, perchè conservato nella Biblioteca comunale Pietro Acclavio
di Taranto3 – del quale esistono altre due copie successive rispettivamente
custodite nella Biblioteca arcivescovile di Taranto4 e nella Biblioteca pro-
vinciale di Lecce5 – e l’altro Codice architiano, perché conservato nella Bi-
blioteca del Liceo Classico Archita della stessa città6, del quale vi è un’altra
1 G. C, Un inventario dei beni del Principe di Taranto, in Studi di Storia Pugliese in
onore di Giuseppe Chiarelli, (a cura di M. P), II, Congedo, Galatina, 1973, p. 19.
2 Secondo A.P. C, Vicende del Libro Rosso e di altri vetusti diplomi della Città di Taranto, in
«Taras» 1928, p. 3, nt. 3: «Solevano chiamarsi Libri Russi o Rossi i Registri delle copie autentiche
dei privilegi e delle lettere regie concesse alle Università e ai Capoluoghi delle Provincie».
3 Libro Russo della Città di Taranto, Biblioteca comunale Pietro Acclavio di Taranto, MS 24.
4 Directorium dohanarum rubrum, Archivio Storico Diocesi di Taranto (=ASDT), Curia, sezio-
ne antica, Capitolo e clero, b. 71, doc. 36.
5 Libro Russo seu Costituzioni e Statuti per la Regia Dogana di Taranto, Biblioteca provincia-
le di Lecce. Allo stato tale volume non risulta disponibile presso la Biblioteca provinciale di Lecce,
nonostante le speciche indicazioni fornite dai diversi autori.
6 Diplomi dei Principi di Taranto, Biblioteca del Liceo Archita di Taranto, 39 A 01.
710 Annali della Facoltà di Giurisprudenza di Taranto — Anno V
copia postuma conservata nella Biblioteca Nazionale di Napoli7. Di questi
due Codici, soltanto il primo risulta conosciuto e studiato n dall’Ottocento,
mentre i riferimenti al secondo compaiono soltanto a partire dal 1930.
Il manoscritto acclaviano – prima conservato nell’Archivio municipale e
poi trasferito nei primi del Novecento nella Biblioteca comunale – ricevette
lo pseudonimo di Codice piscatorio dal canonico Nicola Maria Cataldi nel
18578 e tale appellativo fu ripreso e condiviso da Niccola Alianelli nel 1871,
allorchè scriveva: «Trovava molti e buoni regolamenti di pesca fra i reali di-
spacci, fra i Bandi della città di Napoli, nel così detto libro russo di Taranto,
inedito, e fra gli Statuti di Gaeta»9. E forse proprio la suggestione dell’Alia-
nelli spinse uno sconosciuto studioso a curare la traduzione dal latino all’ita-
liano di una parte del manoscritto che fu pubblicata anonima nel 1877 sotto
il titolo Regolamenti contenuti nel Libro Russo del 1400 sulla pesca dei mari
di Taranto, ed istruzioni dette del Codronchi del 174310. In realtà la raccolta
conservata nell’Archivio cittadino non conteneva solo i regolamenti della
pesca, ma molte altre carte cui faceva menzione nel 1880 il giudice Carlo
Palamà in alcune sue Osservazioni di una consuetudine invalsa presso i cit-
tadini di Taranto nel cingere i loro campi con muri di pietre a secco:
Non può passarsi dallo indicare però, che avvi il libro russo, così
nominato, compreso nell’inventario dell’ultimo Principe di Taranto
Giovanni Antonio Orsini del Balzo di tutti i suoi beni, giurisdizio-
ni e dritti feudali, che passarono poscia al Demanio dello Stato. In
cotesto libro inedito, che conservasi in questo archivio municipale,
contengonsi disposizioni riguardanti i dritti di gabella, che si paga-
vano al Principe degli esercenti arti e mestieri in abitato di Taranto e
suo territorio, l’esenzioni concesse ai cittadini di diversi altri paesi,
svariati altri provvedimenti, ed ancora poche disposizioni riguardanti
l’amministrazione della giustizia, la procedura a serbarsi, e le multe
a doversi pagare dai litiganti. Vi si contengono inoltre bandi e dispo-
sizioni Sovrane e della Regia Camera della Sommaria ed istruzioni
relative ai mari di Taranto per quanto riguarda i tempi delle pesche,
gli ordigni ad usarsi secondo la diversità dei tempi e delle stesse per la
conservazione delle varie specie dei pesci, le pene ai violatori, i doveri
dei guardiani ed il pagamento dei dritti di gabella su ciascuna pesca11.
7 Diplomi dei Principi di Taranto, Biblioteca Nazionale di Napoli, Ms. XIV A 26.
8 N.M. C, Prospetto storico della penisola salentina ossia cenno storico degli antichi
popoli salentini colla descrizione delle loro città, Tipograa del reale ospizio S. Ferdinando, Lecce,
1857, p. 150.
9 N. A, Delle antiche consuetudini e leggi marittime delle province napolitane, f.lli
De Angelis, Napoli, 1871, p. XXXVI.
10 Nicola Codronchi era uno dei consiglieri della Segreteria economica delle Reali Finanze di
Napoli che nel 1743 fu redattore delle istruzioni riguardanti l’esercizio dell’ufcio dei Guardiani
dei mari di Taranto. C. P, Di una consuetudine invalsa presso i cittadini di Taranto nel cin-
gere i loro campi con muri di pietre a secco. Osservazioni di Carlo Palamà Giudice al Tribunale
della città suddetta, Tip. Paisiello di Silvio Parodi, Taranto, 1880, p. XIV.
11 Ibid.

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