Le norme giuridiche

• Autore: Balaguer Callejón, Francisco
• Pagine: 41-66

Capitolo Secondo

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CAPITOLO SECONDO

Le norme giuridiche

SOMMARIO: 1. Diritto e norme. - 2. Validità delle norme. - 3. Efficacia delle norme.

- 3.1 Efficacia e forza. - 3.2 Efficacia e validità. - 4. Legittimità delle norme. - 5.

Effettività delle norme. - 6. Ambiti di validità. L’ambito te mporale di validità. -

7. Vigenza delle norme. - 7.1 L’inizio della vigenza delle norme. - 7.2 Il termine

della vigenza delle norme. - 8. L’abrogazione tacita. - 9. Il diritto transitorio. -

10. Il principio di irretroattività.

1. Diritto e norme

La norma è il concetto fondamentale del sistema giuridico, dal

momento che la produzione e l’applicazione del Diritto si realizza

mediante le norme. Per tale motivo, centrare l’analisi scientifica del

Diritto sulla norma risulta di grande utilità quando si tratta di svi-

luppare la disciplina delle Fonti del Diritto, una disciplina il cui og-

getto fondamentale è proprio il processo di produzione e applica-

zione normativa (il che non significa dire che non sia ugualmente

utile per l’analisi giuridica da altre prospettive).

Orbene, se abbiamo detto che la norma è concetto fondamenta-

le di un sistema, stiamo con ciò già dando ad intendere la inutilità

dell’analisi giuridica incentrata solo sulla norma isolata. Ciò si ma-

nifesta soprattutto quando si richiede una definizione ontologica del

diritto, per differenziarlo da fenomeni come la morale, o come le

convenzioni sociali. Se riteniamo che la differenza tra il Diritto e

altri sistemi normativi consiste nel fatto che la norma giuridica è

una norma coercitiva o imperativa, per esempio, ci troveremo dopo

davanti a inevitabili contraddizioni al momento di analizzare nella

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pratica il fenomeno giuridico. Perchè certamente non tutte le norme

giuridiche sono coercitive o imperative, né tutte sono coperte da

garanzie speciali. Ci sono norme senza sanzione, norme strumen-

tali, norme tecniche, ecc., e tutte formano parte dell ’ordinamento

giuridico.

Perciò, l’unico modo di concettualizzare adeguatamente il Di-

ritto – come punto di partenza per il suo studio – è includere in tale

concetto la nozione di ordinamento o di sistema giuridico. Come

indica Bobbio, ciò che chiamiamo Diritto è una qualità di certi or-

dinamenti normativi, più che di certe norme, giacchè non ci sono

ordinamenti giuridici perché esistano norme giuridiche distinte da

quelle non giuridiche, bensì ci sono norme giuridiche perché esi-

stono ordinamenti giuridici diversi dagli ordinamenti non giuridici.

Il termine Diritto indica così un tipo di sistema normativo, non un

tipo di norma 1. In tal modo può dirsi che il Diritto è un sistema o

un ordinamento coattivo che pretende di regolare i comportamenti

sociali, e che per ciò stabilisce speciali meccanismi di garanzia de-

stinati a obbligare all’osservanza dei suoi precetti. La nozione di

ordinamento è così inerente alla nozione di Diritto.

Osservare la norma attraverso l’ordinamento rende possibile

che enunciati che hanno senso di per sè, senza necessità di riferirli

ad altri precetti, possano essere considerati norme, indipendente-

mente da quale sia la loro struttura normativa, cioè, anche se non si

tratta di norme che collegano a un presupposto di fatto una sanzio-

ne specifica. Allo stesso modo, si può prescindere da condizioni so-

stanziali tradizionalmente richieste alla norma giuridica, come la

generalità, l’astrattezza, l’innovazione, la vigenza, ecc. Rinunciare

a queste caratteristiche nella definizione preliminare della norma

non implica che alcuna di esse sia priva di rilevanza negli ordina-

menti positivi. Piuttosto, l’ordinamento può richiedere determinate

proprietà a norme incluse in fonti specifiche, ovvero a tutti i tipi di

norme. Esigenze che possono derivare da principi costituzionali

quali quello di eguaglianza. Tuttavia, non sembra possibile stabilire

un concetto universale di norma in relazione con caratteristiche

1 Cfr. NORBERTO BOBBIO, Teoria dell’ordina mento giuridico, cit., pp. 15 e 18.