La normativa ambientale
Autore | Enrico Brugnoli - Carmine Massarelli - Vito Felice Uricchio - Giovanni Zurlini |
Pagine | 17-66 |
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Origine dell’inquinamento
L’inquinamento è imputabile all’alterazione degli
equilibri delle componenti ecosistemiche e delle loro
relazioni a causa di variazioni nella composizione chimi-
co-fisica di una sostanza in una o più matrici ambientali
(suolo, sottosuolo, acque superficiali e acque sotterra-
nee, aria e biodiversità).
Le modificazioni avvengono in genere per cause con-
nesse all’attività dell’uomo (emissioni massive in atmosfe-
ra, discariche incontrollate od abusive di rifiuti, vari illeciti
ambientali – Figura 1, immissione di effluenti non oppor-
tunamente trattati, incidenti di trasporto, ecc.) o raramente per cause naturali (tempeste di sabbia
del Sahara, elevato spread salino per mareggiate eccezionali, eruzioni vulcaniche effusive, ecc.).
Le forme di vita colpite dai fenomeni di inquinamento, perciò definiti bersagli o recettori
sensibili, posso subire danni più o meno gravi e permanenti in relazione al tempo di esposizio-
ne, alla tossicità, all’assunzione cronica giornaliera ed alla loro biologia.
In merito alle due tipologie di inquinamento possiamo precisare che se la contaminazione
e la sua fonte sono identificabili in un’area nota circoscritta e ben localizzata, allora si parla di
inquinamento puntiforme e di siti contaminati (ex art. 240 D.Lgs. 152/2006), mentre se non
possono essere localizzate perché interessano aree molto vaste ovvero le fonti sono molteplici
e distribuite in ampi territori si parla di contaminazione diffusa (Figura 2). Essa è, in genere,
legata alle deposizioni atmosferiche di attività antropiche diffuse e prolungate, nello spazio e
nel tempo, nel territorio come dispersione incontrollata di contaminanti nei cicli industriali od
in seguito ad incidenti che rilasciano DDT, PCB e metalli pesanti come mercurio, piombo, cadmio
ed arsenico, ovvero a causa di stoccaggi non idonei e senza precauzione di sostanze pericolose, o
all’utilizzo di cemento-amianto su larga scala, o anche per un’agricoltura intensiva senza misure
di compensazione, o all’incontrollata emissione di CFC, ecc. Quelli citati rappresentano solo una
parte dei contaminanti e tipi di inquinanti più dannosi per l’uomo e l’ambiente la cui presenza
nei processi biogeochimici per fortuna è ora ben regolamentata se non vietata; si ricordi a titolo
d’esempio il Regolamento Europeo sulle sostanze che riducono lo strato di ozono n. 2037/2000
approvato il 29 Giugno del 2000, la Legge 27 marzo 1992 n. 257 – Norme relative alla cessa-
Capitolo 1
LA NORMATIVA AMBIENTALE
Figura 1 – Illecito ambientale
Tecnologie di bonica dei siti contaminati
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zione dell’impiego dell’amianto1, la Direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque
dall’inquinamento provocato da nitrati provenienti da fonti agricole, ecc.
Figura 2 – Concause della contaminazione diffusa
Queste massive immissioni nelle matrici ambientali di prodotti nocivi hanno creato, e con-
tinuano a creare tutt’oggi, un problema serio, diffuso, condiviso e complesso che necessita di
azioni coordinate, anche a livello internazionale, indirizzate verso la risoluzione definitiva e
sicura dei casi di degrado ambientale.
Il problema della contaminazione diffusa si affronta principalmente con attività preven-
tive volte alla mitigazione delle pressioni, con maggiori controlli sul territorio e con l’imposi-
zione di limitazioni, mentre dove il danno è ormai fatto, nei siti contaminati, il problema si
affronta con interventi attuativi come le misure di messa in sicurezza e riparazione del danno
(bonifiche), il più possibile repentini. In qualunque modo si decida di intervenire, resta sempre
oneroso, ad oggi, l’impegno economico-finanziario volto al ripristino delle matrici ambientali
allo stato ex ante se non si ricorre a tecnologie innovative, preferibilmente implementate in
situ, ed a costi sostenibili. Ricordiamo, tra le tante, la definizione del Sustainable Remedia-
tion Forum (SURF) [1, modificata] che: promuove l’uso di pratiche sostenibili come punto
cardine nell’esecuzione delle attività correttive di risanamento ambientale con l’obiettivo di
economizzare le risorse finanziarie, conservare al meglio le risorse naturali e la biodiversità, al
fine di migliorare la qualità della vita nelle comunità circostanti (Figura 3).
Figura 3 – Schema del risanamento ambientale sostenibile [2]
1 Aggiornata dalla Legge 24 aprile 1998, n. 128, e Legge 9 dicembre 1998, n. 426, e dai DDLL 5 giugno 1993,
n. 169 e 1 ottobre 1996, n. 510
Cap. 1 – La normativa ambientale
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Un problema a livello globale
Un recente report del Blacksmith Institute [3], organizzazione internazionale no-profit in-
tenta nella ricerca di soluzioni ai problemi di inquinamento nei paesi a basso e medio reddito,
incentrato sulla valutazione del rischio di salute dovuto alla pericolosità dei siti contaminati
mostra come nel mondo (49 nazioni considerate) ci siano circa 125 milioni di persone sottopo-
ste ad un rischio gravissimo dovuto ad inquinamento industriale (Figura 4). L’Istituto si è fatto
promotore a livello planetario del Toxic Site Identification Program (TSIP), ricevendo finanzia-
menti dal World Bank (Istituto che sovvenziona economicamente e tecnicamente le nazioni
meno sviluppate del globo) ed anche dall’Unione Europea, con uno studio che ha individuato
la top ten dei siti più inquinati al mondo additando al piombo, mercurio, cromo, arsenico, asbe-
sto e pesticidi le principali cause di inquinamento; inoltre ha fornito anche indicazioni sulle
operazioni da attuare per ridurre gli impatti sull’ambiente e sull’uomo. L’Istituto ha anche sov-
venzionato interventi di bonifica al fine di incrementare nelle nazioni in via di sviluppo le green
manufacturing practices ancora poco diffuse.
Il report analizza e stima anche le morti imputabili all’inquinamento: tra i risultati si legge
che i decessi ascrivibili all’inquinamento nel mondo sono paragonabili a quelli per HIV/AIDS,
malaria e tubercolosi.
La metodologia utilizzata per ottenere tali risultati è basata sul calcolo l’indice Disability
Adjusted Life Years (DALY) che è un indice di carico ambientale di malattie associato a ciascun
fattore di rischio. L’indice DALY è una misura sintetica della salute della popolazione che rela-
ziona gli anni di vita persi e gli anni vissuti con disabilità rispetto alla durata della vita media
relazionando così il “peso” della malattia su diverse popolazioni anche in funzione di fattori di
rischio diversi [4].
“Il danno da inquinamento ambientale non solo riduce la qualità della vita, ma rappresenta an-
che un costo significativo per la salute pubblica, principalmente per le categorie più disagiate”
Figura 4 – Localizzazione dei siti più contaminati al mondo [3]
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