Neuroscienze e diritto

AutoreAntonio Forza
Pagine247-255

Page 247

@1. Premesse

– Le neuroscienze1 cognitive stanno rapidamente modificando il tradizionale modo di intendere la realtà psichica degli individui ed i ricercatori, attraverso lo studio delle operazioni fisiche del cervello, si propongono di spiegare le attività della mente.

Le diverse discipline, che studiano il sistema nervoso centrale da diversi punti di vista, cercano di comprendere in che modo i circuiti neurali, che vengono a formarsi durante lo sviluppo del cervello, permettono agli individui di percepire il mondo intorno a loro, di ricordare queste percezioni e di operare in base al ricordo di queste percezioni2.

Le nuove conoscenze che derivano dai contributi della neuro biologia, della genetica, della neurofisiologia e della neuropsicologia, hanno consentito alla comunità scientifica di affacciarsi su territori che un tempo erano di esclusiva competenza della filosofia, della morale o della religione3. Le tecniche di esplorazione morfologica e funzionale del cervello (neuroimaging o brain imaging) convergenti con i modelli della psicologia cognitiva, stanno velocemente migliorando la nostra conoscenza sul funzionamento mentale in tema di auto percezione e coscienza, inaugurando una stagione nella quale sarà sempre più possibile studiare direttamente le funzioni superiori del cervello ed approfondire la natura delle rappresentazioni interne.

La sfida dei ricercatori è arrivata al cuore di antichi problemi posti dalla filosofia: il libero arbitrio, la libertà morale, il sé e la coscienza.

Ci si sta rendendo conto rapidamente che tutti questi momenti e temi di antica e recente riflessione sono profondamente radicati nella nostra biologia4.

Le crescenti ragioni di interdisciplinarità nella analisi di questi problemi hanno recentemente portato alla nascita della neuroetica, una disciplina in forte espansione, i cui sviluppi non si possono del tutto prevedere5.

Anche i giuristi, assieme agli psicologi, agli antropologi ed ai filosofi, non possono sottrarsi alle nuove sfide che derivano dai progressi delle neuroscienze cognitive. Anch’essi, in particolare, sono chiamati a rispondere con rinnovata attenzione alla molteplicità dei problemi che accompagnano le scoperte in divenire sulla correlazione tra meccanismi cerebrali e comportamento degli individui.

E la rapidità del progresso e dell’impiego delle nuove tecnologie non consentono di rimandare il confronto con queste acquisizioni destinate a produrre importanti revisioni in campo giuridico e processuale e non solo dal punto di vista teorico.

Se da un lato, infatti, potrebbero essere rimessi in discussione alcuni principi fondanti degli stessi sistemi giuridici, dall’altro, l’accenno alle nuove tecniche di cosiddetta mind reading sono destinate a modificare le modalità di conduzione delle valutazioni psichiatrico-forensi, se non addirittura le forme processuali di accertamento della responsabilità penale dei soggetti6. È di questi giorni l’inquietante notizia apparsa sui giornali di un processo per omicidio celebrato nello stato indiano del Maharashtra e conclusosi con la condanna di una giovane donna. La prova della sua responsabilità sarebbe stata raggiunta con l’uso di una apparecchiatura di mind reading che avrebbe consentito di “leggere”, attraverso i segnali elettrici provenienti da alcune aree cerebrali deputate alla conservazione dei ricordi, la rievocazione dell’evento delittuoso e la inequivocabile attribuzione alla sua autrice7.

@2. Nuove sfide per i giuristi

– Sul finire del 2004 la Royal Society ha dedicato un intero numero della prestigiosa rivista Philosophical Transactions al tema delle neuroscienze e del loro impatto nel mondo del diritto.

La pubblicazione, dal titolo sintetico ma incisivo di Law and the brain, si proponeva di stimolare il dibattito sulle relazioni tra neuroscienza e diritto e sulle nuove possibilità offerte al sapere giuridico dalle conoscenze biologiche sull’attività mentale e sul comportamento.

Si è trattato di un primo serio tentativo, compiuto da una delle più autorevoli riviste scientifiche (che sin dai tempi di Newton ospita temi di punta della ricerca ed argomenti centrali del dibattito culturale) di affrontare alcune questioni basilari per la scienza del diritto, questioni da sempre rilevanti nella storia del pensiero giuridico, passandole a confronto con le più recenti scoperte neuroscientifiche.

I temi erano quelli abbastanza ricorrenti del libero arbitrio e del determinismo, della responsabilità penale, della funzione della pena, ma anche quelli più attuali delle basi neurali del senso morale e del senso di giustizia, della ricerca della menzogna e delle sue evidenze ottenute attraverso le neuroimmagini, dell’istinto di proprietà, etc.

Ma la novità forse più rilevante, sul piano teorico, era costituita dal fatto che le questioni giuridiche per la prima volta venivano viste, come se le stesse fossero un riflesso, dell’attività celebrale ePage 248 come se fosse l’organizzazione ed il funzionamento del cervello a determinare il modo in cui gli uomini arrivano alla formazione dei precetti normativi ed obbediscono alle norme stesse. In altri termini, così come ogni attività umana è il prodotto dell’organizzazione e del funzionamento del cervello, anche il diritto altro non sarebbe che la risultante e, per così dire, il prodotto dell’attività celebrale, rafforzata dalle esigenze dell’evoluzione, di cui il cervello rappresenta il prodotto più raffinato8.

I sistemi giuridici in generale, come peraltro le religioni, alle quali il diritto è tradizionalmente collegato e dal quale ha spesso tratto ispirazione, (basti pensare agli esempi a noi più vicini del diritto islamico o del diritto canonico) potrebbero rivelarsi dunque espressioni della biologia degli individui, dettate dall’imperativo biologico evolutivo di favorire l’aggregazione dei gruppi sociali per preservarli dalle forze disgregatrici.

Il senso di giustizia, le regole giuridiche, il principio del diritto altro non sarebbero che costruzioni sociali distillate dalla storia evolutiva degli uomini e funzionali alla sopravvivenza della specie.

Ovviamente, lo stato della ricerca oggi non consente ancora di pervenire a delle conclusioni. Gli articoli dei diversi autori, infatti, più che risposte finiscono per porre agli studiosi degli interrogativi. Allo stato non è possibile andare oltre alle intuizioni e limitarsi a prendere in considerazione delle possibili ipotesi, così riconoscendo nei fatti la natura contingente della verità scientifica.

La stimolante conclusione che deriverebbe da questi lavori è che, al di là dei risultati della ricerca, anche i giuristi non potranno nel prossimo futuro sottrarsi alle nuove sfide intellettuali, dal momento che le scoperte nell’esplorazione della mente umana continuano a fornire evidenze, si potrebbe dire giorno dopo giorno sempre più sorprendenti che gettano nuova luce sul comportamento degli individui e sui fattori biologici che lo determinano.

Insomma, per la prima volta una prestigiosa ed accreditata rivista ha messo l’accento su questioni centrali per ogni sistema giuridico, e non solo dal punto di vista teorico, ma anche da quello pratico, ponendo in evidenza le enormi possibilità fornite dalla tecnica già in uso per lo studio del cervello, in parte fruibile già anche in ambito giudiziale.

Gli esempi più semplici, invero, sono rappresentati dall’applicazione al processo delle nuove tecniche di neuroimmagine e degli strumenti messi a punto dalla moderna tecnologia in generale, come miglioramento, se non addirittura sostituzione delle metodiche più vecchie, inesatte e controverse9.

Un grave disturbo di personalità, ad esempio, ha maggiori probabilità di avere dei correlati micro strutturali evidenziabili alla VBM (Voxel Based Morphometry), apparecchiatura che consente di rilevare alterazioni anatomiche anche minime che sfuggono all’apprezzamento visivo.

La PET (Positron Emission Tomography) e la fMRI (funetionai Magnetic Risonance Imaging) consentono di misurare l’attività cerebrale di un individuo in condizioni di base ed accertare l’esistenza di lesioni traumatiche o neurodegenerative.

Oggi, insomma, rispetto solo a qualche anno fa è possibile dimostrare, con prove scientifiche inoppugnabili, l’esistenza di patologie neurologiche ed alterazioni dell’attività cerebrale che possono ridurre o abolire “la capacità di intendere e di volere”; e tutto ciò con un importante miglioramento del “tasso di oggettività” negli accertamenti tecnici10. Le stesse metodiche, utilizzate negli studi clinici su pazienti neurologici con lesioni focali e su pazienti psichiatrici, consentono, sul versante del processo, di fornire un contributo insostituibile per chiarire le caratteristiche della struttura biologica e i meccanismi cerebrali alla base della scelta consapevole, della capacità di prevedere le conseguenze di un determinato comportamento, del controllo degli impulsi, ecc.

@3. Libero arbitrio e determinismo: corsi e ricorsi storici

– Alcune delle questioni in ordine alle quali le neuroscienze hanno contribuito a dare una nuova attualità erano in parte già state trattate, su di un piano accentuatamente teorico, dai filosofi della mente.

La filosofia della mente è anch’essa una disciplina relativamente recente, forse oggi più viva e frequentata in ragione anche dell’impulso che deriva appunto dai successi delle neuroscienze.

Chi già si interrogava e continua oggi ad interrogarsi sulla natura del “mentale”, finisce per trovarsi ad un crocevia di antiche questioni epistemologiche e semantiche, per non dire metafisiche11.

Le domande se gli stati mentali siano o meno ragioni del comportamento, quale sia il rapporto tra lo stato mentale e lo stato cerebrale, se la mente rappresenti una sorta di software, rispetto ad un hardware costituito dal cervello, o ancora quale spazio di libertà mantenga l’individuo nel suo agire quotidiano, costituiscono temi di dibattito comune.

La vivacità del confronto filosofico, soprattutto...

Per continuare a leggere

RICHIEDI UNA PROVA

VLEX uses login cookies to provide you with a better browsing experience. If you click on 'Accept' or continue browsing this site we consider that you accept our cookie policy. ACCEPT