Le modifiche al codice della strada

AutoreM. Battaglia
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Le nuove sanzioni disposte con la legge 214/2003 per le violazioni del Codice della strada suscitano le maggiori perplessità.

È giusto che chi commetta gravi violazioni sia colpito dal provvedimento di sospensione della patente, o di revoca nei casi più gravi, ma la sanzione deve essere equilibrata e razionale.

Oltre tale limite si versa nell'eccesso di potere legislativo. Est modus in rebus.

Si dimentica troppo spesso nel legiferare che il problema degli incidenti stradali non è una questione di repressione, bensì una questione di prevenzione. Basterebbe un motociclista ogni 20 km. di autostrada e di strada extraurbana per prevenire il 50% degli incidenti.

Queste considerazioni riaffiorano nella mente, leggendo le recenti modifiche apportate al c.d.s.

In disparte l'eccessiva sproporzione delle sanzioni pecuniarie e la sufficienza delle sanzioni che già esistevano, le nuove norme sono teoricamente severe, addirittura spaventose, ma in pratica inefficaci, perché manca un presupposto essenziale per l'osservanza delle norme: la sufficienza della vigilanza.

Tale carenza ha comportato che le nuove norme, come per il passato, non hanno determinato alcuna effettiva incidenza positiva sulla disciplina del traffico, che è rimasta immutata come prima, con tutti i suoi difetti e con tutti i suoi pericoli. È agevole osservare che sulle autostrade, sulle strade extraurbane e sulle strade urbane di quartiere, gli autoveicoli e i motocicli corrono con eccesso di velocità, non si fermano allo stop e non concedono la precedenza alle auto provenienti da destra.

Tutto questo avviene ora come prima e non perché le leggi non lo vietano, anzi, ce ne sono troppe e troppo severe, ma perché manca la vigilanza, senza la quale le leggi sono inutili.

La...

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