Il modello processuale compatibile con l'accertamento del vero e sua compatibilità con il procedimento ed il processo tributario
Autore | Antonio Perrone |
Pagine | 109-246 |
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CAPITOLO SECONDO
IL MODELLO PROCESSUALE COMPATIBILE CON
L’ACCERTAMENTO DEL VERO E SUA COMPATIBILITÀ
CON IL PROCEDIMENTO ED IL PROCESSO TRIBUTARIO
Sommario: 1. La questione relativa all’accertamento della “verità” ed i suoi rap-
porti con i criteri d i accertamento del fatto. - 2. Cenni al dib attito filosofico
sull’accertamento della verità. - 3. Le ricadute sul versante “giuridico” e
“processuale” delle conclusioni sull’accertamento della verità. I connotati
della verità compatibile con il pr ocesso. - 3.1. Segue: il rapporto fra la veri-
tà e la certezz a. - 3.2. Segue: il rapporto tra la verità e la verosimiglianza. -
3.3. Segue: il rapporto tra la verità e la probabilità e la differenza fra proba-
bilità e verosimiglianza. L’adozione del criterio della pro babilità come con-
seguenza del rifiuto del mod ello euristico del “sillogismo-deduttivo” e
l’accoglimento del modello euristico “logico-induttivo”. - 3.4. Segue: il
probabilismo “statistico” ed il probabilismo “logico”. - 4. Le teorie contra-
rie all’accertamento della verità nel processo. Inciso: le ragioni che giusti-
ficano il riferimento alle questioni sorte nel processo civile ed il connesso
problema della “verità” nel processo tributario. - 5. Le teorie favorevoli
all’accertamento della verità nel pro cesso. - 6. Intermezzo: come la que-
stione della ricostruzione veritiera dei fatti influenza i rapporti fra
l’accertamento del fatto fiscale e quello del fatto penale. - 7. Una possibile
soluzione? - 7.1. Segue: I fatti rilevanti nella ricostruzione del giudice e le
caratteristiche della “narrazione” del giudice. - 7.2. Il “warrant”. 7.3.- Se-
gue: le nozioni che fondano il warrant. - 7.4. Inciso: leggi scientifiche, leg-
gi probab ilistiche e massime d’esperienza. Il concetto di probabilità mag-
giormente funzionale all’accertamento d el rapporto di causalità penalmente
rilevante (rinvio). - 7.5. Segue: i gradi d i conferma. - 7.6. Segue: conclusio-
ni in ordine alla possibilità di operare una ricostruzio ne veritiera dei fatti. -
8. I criteri cui dovrebbe ispirarsi un pr ocesso orientato all’accertamento
della verità dei fatti. 9.- Analisi epistemica del “diritto” tributario (cenni). -
9.1. Segue: analisi epistemica del “diritto” tributario con riguardo alle limi-
tazioni dei poteri istruttori del giudice. - 9.2. Segue: analisi epistemica del
diritto tributario con riguardo al contraddittorio. - 9.3. Segue: analisi epi-
stemica del “diritto” tributario con riguardo ai limiti alle prove. La proble-
matica questione dell’inammissibilità della prova testimoniale e delle “di-
chiarazioni dei terzi”. - 9.4. Segue: analisi epistemica del “diritto” tributario
con riferimento alle presunzioni legali. - 9.5. Segue: le due “propensioni”
del diritto tributario. - 10. Pr ima conclusione: un evidente par allelismo fra i
criteri di accertamento del fatto fiscale e quello penale.
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1. La questione rela tiva all’a ccertamento della “verità” ed i suoi
rapporti con i criteri di accertamento del fatto
Uno scritto che si occupa dei parallelismi e delle convergenze
fra i criteri di accertamento del fatto in ambito fiscale ed in ambito
penale non può, ovviamente, tralasciare la spinosissima questione
dell’accertamento della “verità”. Il binomio accertamento del fat-
to-accertamento della verità, infatti, è inscindibile in quanto si trat-
ta di stabilire se l’accertamento fattuale che viene compiuto in am-
bito giuridico (non strettamente processuale, dovendosi avere ri-
guardo, almeno nella materia tributaria, anche al profilo procedi-
mentale1) sia funzionale all’accertamento della verità, e cioè, per
citare l’espressione di autorevole dottrina tributaria, se sia funzio-
nale al discoprimento di «come sono andati i fatti»2 o se, invece, lo
scopo dell’accertamento fattuale in campo giuridico non miri ad
altra e diversa (almeno parzialmente) finalità.
A parte questa considerazione di carattere generale, la necessi-
tà di approfondire il tema dell’accertamento della “verità” è gene-
rata dalle finalità specifiche del presente scritto. Difatti nel para-
grafo introduttivo del primo capitolo, allorché è stato delimitato il
campo della nostra indagine, si è detto che uno dei due filoni in cui
si dirama la stessa è proprio quello dell’accertamento del fatto “vi-
olazione fiscale”. Si è chiarito, allora, e dunque non serve ripeter-
lo, che tale filone di indagine assume decisiva rilevanza nei rap-
porti fra i criteri di accertamento del fatto fiscale e del fatto penale
1 L’aspetto “procedimentale” della prova ha particolarmente interessato la
disciplina tributaria. La struttura dell’accertamento del fatto in sede fiscale, in-
fatti, riscontra la par ticolarità di un’”istruttoria” compiuta nel procedimento di
accerta mento da parte dell’a.f., soltanto parzialmente con la “collaborazione”
del contribuente (al riguardo và puntualizzato che si parla, appunto, di “collabo-
razione” e non di “contraddittorio”; sul punto si veda a mplius infra) ed in assen-
za del giudice, il quale interviene soltanto nella successiva e, peraltro solo “e-
ventuale”, fase processuale. Ciò ha necessariamente orientato l’attenzione degli
studiosi s ugli aspetti “procedimentali” della prova. Sul tema si veda MULEO,
Contributo cit., passim., e – in par ticolare – per quanto riguarda la «fallacia
dell’equazione pr ova dei fatti giur idici = prova nel processo» (nel senso di un
evidente riferimento ad una formazione anche procedimentale della prova), si
veda CIPOLLA, La prova cit., pagg. 121 ss.
2 L ’espressione virgolettata è più volte utilizzata da CIPOLLA, La prova
cit., passim, per indicare l’oggetto del giudizio di fatto anche in ambito fiscale.
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proprio in ragione del differente grado di effettività, o di rispon-
denza al vero, che tale accertamento deve avere, in quanto si tratta
di stabilire se i criteri e i parametri utilizzati in ambito fiscale per
l’accertamento del fatto/violazione siano sufficienti per ritenere
integrato anche l’accertamento penalistico del medesimo fatto, e cioè
se la prova del fatto fiscale sia sufficiente in ambito penale o, più cor-
rettamente, se l’accertamento fiscale e l’accertamento penalistico del
medesimo fatto utilizzino gli stessi criteri e gli stessi modelli.
Si è altresì detto che una delle ragioni che supportano la risposta
negativa a tali quesiti è la diffusa convinzione che il processo penale
sia ispirato, più di ogni altro rito (ivi compreso quello fiscale),
all’accertamento della “Verità” in senso “assoluto”, ma si è anche
ridotta la portata di tale constatazione osservando che anche in ambito
penalistico il mito della “verità assoluta” è ormai entrato in crisi3.
È allora evidente la centralità che il tema dell’accertamento
della “verità” assume in questo scritto.
La questione, come è ovvio, è mirata in particolare all’analisi
dei rapporti fra “verità” e processo, dovendosi valutare se quest’ul-
timo sia un luogo istituzionalmente deputato all’accertamento del
vero o se, invece, le finalità perseguite nel rito siano altre, soltanto
parzialmente coincidenti con l’obiettivo di accertare come sono
realmente andati i fatti.
Il dibattito sui rapporti fra verità e processo, poi, non è affatto
estraneo alla materia fiscale, com’è dimostrato dalla circostanza
che tutti gli autori che si sono misurati con il problema della “pro-
va” hanno affrontato l’argomento del legame fra prova e verità4
nel processo oltre che nel procedimento, ed in ragione delle solu-
zioni prescelte hanno poi risolto l’altra, ma connessa, questione
dell’ammissibilità delle prove c.d. “atipiche”.
La questione, però, non è solo processuale, né è solo giuridica,
è – anzi – principalmente posta sul piano filosofico, ove gli inter-
rogativi sono molteplici.
3 Sul punto si richiamano i riferimenti do ttrinari già citati alla nota 13 del
primo capitolo.
4 In tal senso è necessario, ma non certo esaustivo dell’amplia bibliografia
sull’argomento, il riferimento ai seguenti contributi monografici: LUPI, Metodi
induttivi cit., pagg. 1 ss. (si vedano, in particolare, i capitoli terzo, quarto, quinto
e sesto); MULEO, Contributo cit. pagg. 28 ss., CIPOLLA, La prova cit., pagg.
27 ss., 74 ss., e 89 ss.; VERSIGLIONI, Pr ova cit., pagg. 1 ss.
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