Modalità di trattamento di matrici contaminate

AutoreEnrico Brugnoli - Carmine Massarelli - Vito Felice Uricchio - Giovanni Zurlini
Pagine67-82
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Generalità
Prima di trattare in maniera più specifica le tecnologie biologiche di trattamento di matri-
ci contaminate, vogliamo introdurre alcuni concetti di carattere generale relativi alle diverse
modalità d’intervento.
Ai sensi del D.Lgs. 152/2006 le possibilità d’intervento vengono distinte in due categorie:
operazioni di bonifica e operazioni di messa in sicurezza.
Chiariamo fin da subito che tra tutte le metodologie e tecnologie di risanamento non esiste la
“soluzione universalmente migliore” [1], infatti, come varie volte ribadito, ogni intervento è caratte-
rizzato da più o meno efficaci ed efficienti risultati che dipendono dai numerosi fattori presi in consi-
derazione nelle fasi di pianificazione a livello Amministrativo, di AdR, in merito al rischio per l’uomo e
per l’ecosistema, e di caratterizzazione durante l’elaborazione del modello concettuale del sito.
A grandi linee, le differenti tipologie d’intervento, ai fini della bonifica, dal punto di vista
dei processi indotti sui contaminanti, sono [2]:
– distruzione;
– mobilizzazione;
immobilizzazione e contenimento.
Le tecniche di distruzione sono le uniche che direttamente agiscono sui contaminanti ridu-
cendone l’azione tossica e nociva nelle matrici ambientali. Tali tecniche trasformano attraverso
processi biologici, chimici o biochimici i contaminanti in altri composti meno pericolosi. Tra le
tecniche che inducono una distruzione del contaminante annoveriamo quelle di risanamento
biologico e quelle di incenerimento. Le prime di basano sulle attività metaboliche dei micror-
ganismi e più in generale di organismi viventi (phytoremediation), mentre le seconde sulle
trasformazioni ossidative indotte dalle alte temperature. Altre tecniche comunque efficaci si
basano sui principi di elettrochimica grazie alla capacità del suolo, in virtù del suo contenuto
idrico, di funzionare come una pila in cui i contaminanti ionici si spostano da un elettrodo
all’altro all’interno dell’elettrolita dell’acqua; altre tecniche fanno ricorso all’ossidazione chi-
mica in situ grazie all’utilizzo di agenti fortemente ossidanti.
Le tecniche di mobilizzazione inducono, come il nome suggerisce, la mobilizzazione del
contaminante dalla matrice in cui è presente in altre. Tali tecniche provocano un trasferimen-
to dell’adsorbato o del soluto verso la matrice aria attraverso iniezione diretta di varie miscele
di gas ovvero con somministrazione di calore, in modo da facilitarne le operazioni di estrazio-
Capitolo 2
MODALITÀ DI TRATTAMENTO
DI MATRICI CONTAMINATE
Tecnologie di bonica dei siti contaminati
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ne-raccolta e decontaminazione. In questa tipologia rientrano le tecniche che operano un la-
vaggio del suolo, particolarmente utili in caso di contaminazione da metalli pesanti, poi raccolti
con il lisciviato. Si fa ricorso a tali tecniche quando risulta più vantaggioso ed agevole trattare, ai
fini della bonifica, una matrice differente da quella principalmente oggetto di contaminazione.
Le tecniche di immobilizzazione, invece, a differenza delle precedenti, mirano a ridurre
fortemente la mobilità dei contaminanti tra le matrici ambientali; esse principalmente sono
tecniche di solidificazione/stabilizzazione, di vetrificazione e di termodistruzione.
Le tecniche di contenimento servono a isolare la fonte di contaminazione dalle matrici
e dalle possibili vie di trasporto. Si basano sull’utilizzo di tutte quelle tecnologie che vanno
dalle barriere impermeabili al capping e/o isolamento operando con la massima attenzione
sulle acque di falda attraverso drenaggi, ricariche e opportuni trattamenti (pump&stock e pu-
mp&treat). Bisogna però tener presente che alcune di queste tecniche come l’incapsulamento
di un volume di suolo contaminato sono difficilmente realizzabili se il sottosuolo non possiede
un substrato impermeabile ad una profondità, dal piano campagna, non eccessivamente ele-
vata. Rientrano in questa tipologie tutte le misure di messa in sicurezza.
L’opzione di scavo e conferimento in discarica (dig&dump), seppur prevedendo la bonifica
completa dell’area interessata, raggiunta attraverso la rimozione ed il trasferimento della fonte
di pericolo, crea una perdita della risorsa ambientale, perché allontanata, ed il trasferimento
della contaminazione in un altro sito (discarica); inoltre, è fortemente sconsigliata sia per gli
elevati costi che può raggiungere e sia perché trova il suo limite più grande nel fatto che è ap-
plicabile solo alla parte corticale del suolo (Figura 1): nonostante tutto resta ancora l’intervento
più utilizzato per chi si trova ad affrontare un evento accidentale di contaminazione per rimuo-
vere la parte di suolo con inquinante in fase libera, e in quei casi in cui si vuole evitare l’insorgere
di problematiche con la Comunità che ancora mostra riluttanza nell’applicazione di tecniche di
trattamento in situ, in quanto preferisce l’idea dell’allontanamento della matrice contaminata
perché, nell’immaginario collettivo, la bonifica non costituisce ancora una risorsa.
Figura 1 – Rimozione della matrice contaminata tramite escavazione [3, modificata]

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