Il metodo della cooptazione

AutoreFabio Merusi
Pagine119-126

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@1. Metodologie di nomina ed orientamenti di riforma

A giudicare dai metodi di nomina dei professori universitari susseguitisi dall’unità d’Italia ad oggi, fino a quello recentemente proposto, col disegno di legge Gelmini, viene da pensare che il problema sia insolubile. ogni metodo adottato sembra aver presentato delle controindicazioni.

La Legge Casati del 1859, poi estesa a tutto il regno d’Italia, prevedeva la nomina ministeriale. se giudicato dalla nomina di Carducci sembrerebbe un buon metodo. ma è evidente che un metodo del genere non poteva resistere a lungo. Anche il ministro più illuminato, quando non legge poesie, deve pur rivolgersi a qualche consigliere per stabilire se un determinato studioso è idoneo a ricoprire una cattedra universitaria e chi può essere il consigliere se non uno che è già professore universitario? Tranne casi anomali e marginali, come quello di Benedetto Croce o di emigranti che hanno avuto successo all’estero, l’“esperto” consigliere del ministro altro non potrebbe essere che un professore universitario, e così dicasi per organi di consulenza “istituzionalizzata” che per di più porrebbero gli stessi problemi per la loro composizione.

È così ben presto emerso che la nomina ministeriale può essere concepita come uno strumento eccezionale per non rispettare le procedure normali in casi eccezionali, non un sistema normale di reclutamento degli insegnanti universitari. La “chiara fama” può essere la clausola generale che legittima lo stato di eccezione, non la normalità. si è perciò ben presto passati alla cooptazione esplicita attraverso il doppio binario della previa abilitazione, la libera docenza, e poi del

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pubblico concorso, attraverso commissioni formate da docenti universitari. ma come nominare i membri di tali commissioni?

Trattandosi di un corpo sociale di “pari” si è inevitabilmente optato per la elezione. Elezioni non generali ovviamente, ma per materie, poi variamente allargate o ristrette nell’elettorato attivo e passivo, poi variamente allargate o ristrette a seconda dei risultati che ne derivano o che si volevano conseguire. ma l’elettorato in corpi ristretti ha un difetto subito emerso anche nel caso dei professori universitari: se il corpo elettorale è ristretto, si formano dei gruppi finalizzati a soddisfare i propri interessi attraverso lo strumento della maggioranza, direttamente o attraverso accordi con altri gruppi. se poi l’oggetto della funzione è la cooptazione, scopo dei gruppi è incrementare se stessi, una finalità che può, e quasi sempre viene, in conflitto con una valutazione oggettiva del merito dei cooptandi.

Ne possono nascere vistose ingiustizie e ingiustificabili penalizzazioni di concorrenti ictu oculi più meritevoli.

Basti citare il famoso pamphlet di Croce a proposito della “bocciatura” concorsuale di Gentile, dal titolo, già di per sé emblematico: “caso Gentile e la disonestà nella vita universitaria italiana”.

Fu lo stesso Croce, divenuto ministro della pubblica istruzione nel 1921, a indicarne il possibile rimedio, che è poi quello già sperimentato per correggere i difetti della democrazia ristretta greca e medievale: se il corpo elettorale è composto da eguali, ogni componente del corpo elettorale è...

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