Metafísica

• Autore: Antonio Incampo
• Pagine: 260-336

260

3.

METAFISICA

261

262

3.0. Nella Prefazione a Prolegomena zu einer jeden künftigen

Metaphysik (1783) Kant, rivolgendosi a tutti coloro che vogliono an-

córa occuparsi di metafisica, li invita a sospendere almeno provviso-

riamente il loro lavoro per porre la questione “se qualcosa come la

metafisica sia, in generale, anche soltanto possibile”. In particolare, le

domande di Kant sono: “Se la metafisica è una scienza, com’è che es-

sa non può ottenere, come le altre scienze, un consenso universale e

durevole? Se non lo è, come mai essa continua a grandeggiare sotto le

sembianze di scienza e tiene a bada l’intelletto umano con speranze

non mai spegnentesi, ma neppure mai soddisfatte?”276.

Queste domande che sembrano approdare ad un significato

negativo della metafisica hanno tutt’altro scopo. Servono a porre di

nuovo al centro la questione del metodo. Si sono dette troppe cose

sulla metafisica. Poche di queste hanno saputo affrontare la rifles-

sione su come procedere. La questione, allora, è trovare il metodo

migliore. D’altronde, la metafisica è necessaria non fosse altro che

per tenere lontani gli errori. Soltanto, infatti, una speculazione rigo-

rosa come il sapere metafisico impedisce che il lavoro del pensiero

perda la sua via. Secondo Kant, “possiamo esser certi che sempre si

farà ritorno alla metafisica, come a una donna amata che abbia rotto

con noi”277. E se non vi è stata una storia, l’impulso è irresistibile,

e fa perseverare come “el amor en los tiempos del cólera”. Così ci

racconterebbe García Márquez.

3.0.1. Che cosa significa fare metafisica? Kant definisce la me-

tafisica come scienza di principî universali e necessari. Come sono

276 Immanuel Kant, Prolegomeni ad ogni futura metafisica, traduzione ita-

liana (con qualche mia modifica) di Pantaleo Carabellese, 1979, pp. 3-4.

277 Immanuel Kant, Critica della ragion pura, traduzione italiana di Pietro

Chiodi, 1967, p. 634.