Massimo nobili: scenari e trasformazioni del processo penale

AutoreGiorgio Fini
Pagine225-226

Page 225

Il Volume che MASSIMO NOBILI ha di recente dato alle stampe rappresenta un eccellente contributo al dibattito sul processo penale che in questi ultimi anni ha caratterizzato (ed anima tuttora) non solo il mondo scientifico, ma anche la pubblica opinione.

Occorre però, in primo luogo, rendere edotto il futuro lettore che non si troverà di fronte ad un testo «usuale». L'AUTORE infatti non prospetta la solita generica serie di lamentele, più o meno risapute e scontate, connesse al cattivo funzionamento del processo penale in Italia, né si avventura in tecnicismi esegetici da manuale di procedura. MASSIMO NOBILI, da par suo, traccia invece - attraverso i quattordici saggi che formano il Volume e che, a loro volta, sono i testi di interventi e relazioni tenuti dall'illustre AUTORE negli ultimi dieci anni - un'analisi colta, raffinata ed approfondita di quella che rappresenta un'occasione perduta per il nostro ordinamento giuridico: l'indiscutibile fallimento del modello processuale elaborato nel 1988. Contrariamente a quanto potrebbe pensarsi, la natura antologica dell'Opera ed il fatto che i singoli saggi sono stati scritti in epoche differenti non sminuiscono il valore successivo del lavoro. Anzi, ciò che più rende pregevole l'Opera è che attraverso la stessa emerge in maniera evidente quello che è il leit-motiv di NOBILI: l'attuale processo penale ha creato un nuovo rito, quello «accusatorio non garantito» (III - Dal garantismo inquisitorio all'accusatorio non garantito?), che però non costituisce il punto di arrivo della involuzione di un modello accusatorio puro, bensì rappresenta il frutto di un modello storicamente radicato nella nostra cultura giuridico-processuale. È questo uno degli snodi che fanno del lavoro di NOBILI uno studio qualificato: fin dal 1989, allorché la nuova disciplina processuale ancora non era entrata in vigore (verrebbe da dire, con espressione curiale, «in epoca non sospetta»), NOBILI aveva già individuato i rischi che celava il nuovo processo, soprattutto con riferimento alla eccessiva costrizione dei diritti della difesa ed al potere, spesso incontrollato, del pubblico ministero. E ciò che deve essere ascritto al merito dell'AUTORE è che la posizione critica viene assunta a dispetto di quella sorta di «parola d'ordine» che nei primi tempi di applicazione del nuovo rito processuale proveniva da ambienti qualificati: «il codice andrebbe comunque difeso qual è, globalmente, trattandosi di un grande passo...

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