Massimario di legittimitá

AutoreCasa Editrice La Tribuna
Pagine1109-1117

    I testi dei documenti qui riprodotti sono desunti dagli Archivi del Centro elettronico di documentazione della Corte di cassazione. I titoli sono stati elaborati dalla redazione.


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@Abuso d'ufficio - Estremi - Eccesso di potere - Fattispecie

Non è configurabile il reato di abuso di ufficio in presenza di un mero addebito di «eccesso di potere». (In applicazione del principio, la Corte ha ritenuto insussistente l'ipotesi delittuosa a carico del capo di un ente pubblico economico il quale, non potendo stipulare contratti di lavoro a tempo indeterminato, si era avvalso dei rinnovi di contratti di lavoro a tempo determinato, condotta sintomatica, sotto il profilo amministrativistico, del vizio di «eccesso di potere»).

    Cass. pen., sez. VI, 16 gennaio 2003, n. 1761 (ud. 16 dicembre 2002), Sciannameo F. ed altro. (C.p., art. 323). [RV223590]


@Abuso d'ufficio - Estremi - Sospensione del provvedimento da parte del giudice amministrativo - Sussistenza

Sussiste il reato di abuso di ufficio nei casi non specificamente previsti dalla legge nel comportamento di amministratori comunali che dopo l'intervento di un provvedimento cautelare di sospensione dell'autorizzazione rilasciata ai sensi dell'art. 68 Tuls, per lo svolgimento dell'attività ricreativa e di intrattenimento con automobiline, per eludere intenzionalmente l'ordinanza cautelare del giudice amministrativo rilasciavano un certificato di iscrizione nel registro mestieri ambulanti ai sensi dell'art. 121 Tuls.

    Cass. pen., sez. VI, 23 gennaio 2003, n. 3392 (ud. 12 dicembre 2002), Notarelli. (C.p., art. 323; T.U. 18 giugno 1931, n. 773, art. 68; T.U. 18 giugno 1931, n. 773, art. 121). [RV223651]


@Anitichità e belle arti - Cose di interesse artistico e storico - Possesso - Reato di cui all'art. 67 legge n. 1089 del 1939

Il possesso di oggetti di interesse artistico, storico o archeologico, che deve ritenersi illegittimo in quanto tali beni appartengono al patrimonio indisponibile dello Stato fin dalla loro scoperta, integra il reato di cui all'art. 67 della legge n. 1089 del 1939 in relazione all'art. 624 c.p.

    Cass. pen., sez. III, 30 gennaio 2003, n. 4266 (ud. 22 novembre 2002), Di Marco. (L. 1 giugno 1939, n. 1089, art. 67; c.p., art. 624). [RV223554]


@Appello penale - Dibattimento - Rinnovazione dell'istruzione - Casi

In tema di rinnovazione dell'istruzione dibattimentale, l'art. 603 c.p.p. disciplina due distinte ipotesi, prevedendo, nel comma 1, che il giudice disponga la rinnovazione del dibattimento ove ritenga di non essere in grado di decidere allo stato degli atti e attribuendogli, nel comma 2, nel caso di prove nuove sopravvenute o scoperte dopo il giudizio di primo grado, il potere di disporre il rinnovo dell'istruzione dibattimentale nei limiti previsti dall'art. 495 comma 1 c.p.p., norma che a sua volta richiama gli artt. 190 comma 1 e 190 bis c.p.p. relativi rispettivamente, al diritto alla prova ed ai requisiti della prova nei procedimenti per taluno dei delitti indicati nell'art. 51 comma 3 bis c.p.p. In conseguenza di tale doppio richiamo, deve ritenersi che - nel caso previsto nell'art. 603 comma 2 c.p.p. - il giudice, in presenza di istanza di parte e dei presupposti richiesti dalla norma, è tenuto a disporre la rinnovazione del dibattimento, con il solo limite costituito dalle ipotesi di richieste concernenti prove vietate dalla legge o manifestamente superflue o irrilevanti, in sostanza escludendo le prove del tutto incongruenti rispetto al thema decidendum e quelle che mirano a provare un fatto del tutto pacifico ed incontrovertibile; mentre, nei procedimenti relativi a taluno dei delitti menzionati nel comma 3 bis dell'art. 51 c.p.p., ove sia richiesto l'esame di testimoni o di persone indicate nell'art. 210 (imputati in procedimento connesso o collegato), che abbiano già reso dichiarazioni nel corso di incidente probatorio ovvero dichiarazioni i cui verbali siano stati già acquisiti (a norma dell'art. 238), l'esame è ammesso ove ritenuto necessario sulla base di specifiche esigenze, giustificandosi tale maggiore possibilità di riascoltare le persone già indicate, in relazione alla notevole gravità dei fatti da giudicare, alla difficoltà di accertare la verità in simili processi e, infine, alla minore attendibilità di tali categorie di persone.

    Cass. pen., sez. V, 20 dicembre 2002, n. 43464 (ud. 9 maggio 2002), P.M. in proc. Pinto ed altri. (C.p.p., art. 603; c.p.p., art. 495; c.p.p., art. 190; c.p.p., art. 190 bis). [RV223541]


@Applicazione della pena su richiesta delle parti - Costituzione di parte civile - Potere del giudice di valutare se l'interesse ad agire della parte civile sia venuto meno - Insussistenza

In sede di applicazione pena su richiesta delle parti il giudice, mentre ha l'obbligo di pronunciarsi sulla liquidazione delle spese di costituzione di parte civile, previa verifica generica delle condizioni di legittimazione della costituzione e di ammissibilità della domanda, non può compiere alcuna valutazione sull'atto di transazione prodotto in giudizio, né al fine di verificare se esso sia stato esaustivo delle obbligazioni nascenti in capo all'imputato, né al fine di verificare il venir meno dell'interesse ad agire della persona offesa, poiché la transazione sul danno non preclude il diritto a far valere eventali danni emersi successivamente alla sottoscrizione della transazione.

    Cass. pen., sez. IV, 11 febbraio 2003, n. 6521 (c.c. 4 dicembre 2002), Marrone. (C.p.p., art. 444; c.p.p., art. 74). [RV223653]


@Applicazione della pena su richiesta delle parti - Richiesta - Rigetto della richiesta di patteggiamento - Incensurabilità per cassazione

Non è censurabile in sede di legittimità la decisione del giudice che rigetti la richiesta di patteggiamento dell'imputato - ritenendo implicitamente giustificato il dissenso, a suo tempo espresso dal P.M. che aveva particolarmente sottolineato l'oggettiva gravità del fatto (art. 570 c.p.) e l'intensità del dolo che aveva connotato la condotta dell'imputato - e provveda a quantificare la pena in misura superiore rispetto a quella proposta e a rigettare la richiesta di applicazione della pena sostitutiva, in quanto trattasi di valutazioni di merito - nelle quali sono impliciti i giudizi sulla incongruità della pena proposta dall'imputato e sulla ragionevolezza dell'opposizione del P.M. - che, in quanto tali, sono sottratte al sindacato di legittimità.

    Cass. pen., sez. VI, 23 gennaio 2003, n. 3383 (ud. 22 ottobre 2002), Felletti. (C.p.p., art. 444; c.p.p., art. 448). [RV223553]


@Azione penale - Querela - Effetto estensivo - Reati colposi

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Ai fini dell'applicabilità dell'effetto estensivo della querela nel caso di delitti colposi, occorre distinguere l'ipotesi della cooperazione prevista dall'art. 113 c.p. da quella del concorso di azioni od omissioni colpose costituenti cause indipendenti dall'evento, con la conseguenza che nella prima ipotesi, la querela è estensibile ai concorrenti a norma dell'art. 123 c.p., mentre nella seconda, essa ha efficacia soltanto nei riguardi di colui o di coloro che sono indicati nella stessa come autori dei singoli fatti colposi.

    Cass. pen., sez. IV, 5 dicembre 2002, n. 40906 (ud. 9 luglio 2002), Moretti. (C.p., art. 123; c.p., art. 113). [RV223583]


@Cassazione penale - Motivi di ricorso - Omessa motivazione - Richiesta implicita della attenuante

L'attenuante di costituzione dell'evaso dagli arresti domiciliati può essere applicata dal giudice d'appello anche se non sia dedotta con uno specifico motivo, qualora nelle conclusioni il difensore abbia richiesto il minimo della pena, sempre che vi sia adeguata motivazione.

    Cass. pen., sez. VI, 23 gennaio 2003, n. 3391 (ud. 12 dicembre 2002), Ottaviano. (C.p.p., art. 606; c.p., art. 385). [RV223650]


@Cassazione penale - Ricorso - Per saltum - Conversione in appello

Il ricorso per cassazione, proposto dall'imputato, che contenga tra i motivi anche la censura di cui all'art. 606, comma 1, lett. e), relativa a carente motivazione in ordine all'elemento soggettivo del reato, non può essere presentato per saltum ma deve essere convertito in appello, ai sensi dell'art. 569, comma 3, del codice di rito.

    Cass. pen., sez. VI, 23 gennaio 2003, n. 3405 (ud. 10 gennaio 2003), P.G. in proc. Avato. (C.p.p., art. 569; c.p.p., art. 606). [RV223561]


@Circolazione stradale - Guida in stato di ebrezza - Accertamento - Modalità

Ai fini della configurabilità del reato di guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope è necessario che lo stato di alterazione del conducente dell'auto venga accertato nei modi previsti dall'art. 187 comma 2 codice della strada. Deve escludersi pertanto la possibilità che lo stato di alterazione possa essere desunto da elementi sintomatici esterni, come invece è ammesso per l'ipotesi di guida in stato di ebbrezza, in quanto l'accertamento richiede conoscenze tecniche specialistiche in relazione alla individuazione ed alla quantificazione delle sostanze. (Nell'occasione la Corte ha precisato che la presenza di comportamenti sintomatici dà all'organo accertatore la facoltà di accompagnare il conducente presso le strutture sanitarie previste dallo stesso articolo del codice della strada).

    Cass. pen., sez. IV, 14 febbraio 2003, n. 7339 (ud. 15 gennaio 2003), Casali. (C.s., art. 187). [RV223660]


@Circolazione stradale - Guida in stato di ebrezza - Rifiuto del conducente dell'auto di sottoporsi all'accertamento clinico - Accompagnamento presso uffici di polizia giudiziaria per il prelievo di liquidi organici

Ai fini della configurabilità del reato di rifiuto all'accertamento clinico sulla presenza nei liquidi organici di sostanze stupefacenti, trattandosi di accertamento diagnostico obbligatorio non coattivo, è necessario il rispetto delle modalità previste dall'art. 187 comma 5 codice della strada che prevede l'accompagnamento presso strutture pubbliche e pertanto non sussiste il...

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