Massimario di legittimitá

AutoreCasa Editrice La Tribuna
Pagine609-645

    I testi dei documenti qui riprodotti sono desunti dagli Archivi del Centro elettronico di documentazione della Corte di cassazione. I titoli sono stati elaborati dalla redazione.


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@Abbandono di persone minori o incapaci - Elemento oggettivo - Conducente di uno scuolabus che lascia un minore a terra in condizioni di pericolo - Sussistenza del reato

Integra il reato di abbandono di minore (art. 591 c.p.) la condotta del conducente dell'autobus di una scuola che lascia un piccolo alunno a terra con l'effetto di causarne il viaggio di ritorno a casa in una condizione di pericolo rappresentato dalle condizioni di luogo e di tempo (pioggia battente in atto e strada a scorrimento veloce e fuori dal centro urbano).

    Cass. pen., sez. V, 27 febbraio 2004, n. 08833 (ud. 19 gennaio 2004), Simone. (C.p., art. 591). [RV228748]


@Abuso d'ufficio - Elemento oggettivo - Condotta in violazione di norme di legge - Norme igienicosanitarie in tema di refezione nelle scuole comunali

La violazione di norme igienico-sanitarie da parte di ditta aggiudicataria della gara di appalto per la refezione nelle scuole comunali non realizza uno dei presupposti necessari per la configurabilità del reato di abuso di ufficio in capo al Sindaco del Comune firmatario dell'appalto, trattandosi di norme non riferite alla condotta del pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, bensì a quella dell'esercente un'attività che impone determinate prescrizioni sanitarie e potendo rilevare la circostanza che il Sindaco avesse avallato illecitamente l'aggiudicazione alla ditta solo ai fini di un suo eventuale concorso morale nella predetta violazione.

    Cass. pen., sez. VI, 5 maggio 2004, n. 21110 (ud. 12 marzo 2004), Cavallo e altro. (C.p., art. 323; L. 30 aprile 1962, n. 283, art. 2). [RV228815]


@Abuso d'ufficio - Elemento psicologico - Dolo - Dolo intenzionale

Ai fini della sussistenza dell'elemento soggettivo nel delitto di abuso di ufficio di cui all'art. 323 c.p., non è sufficiente nè il dolo eventuale - e cioè l'accettazione del rischio del verificarsi dell'evento nè quello diretto - e cioè la rappresentazione dell'evento come realizzabile con elevato grado di probabilità o addirittura con certezza, senza essere un obiettivo perseguito -, ma è richiesto il dolo intenzionale, e cioè la rappresentazione e la volizione dell'evento di danno altrui o di vantaggio patrimoniale, proprio o altrui, come conseguenza diretta e immediata della condotta dell'agente e obiettivo primario da costui perseguito. Ne consegue che se l'evento tipico è una semplice conseguenza accessoria dell'operato dell'agente, diretto a perseguire, in via primaria, l'obiettivo di un interesse pubblico di preminente rilievo, riconosciuto dall'ordinamento e idoneo ad oscurare il concomitante favoritismo o danno per il privato, non è configurabile il dolo intenzionale e pertanto il reato non sussiste. (Nella specie, la Corte ha escluso la configurabilità del reato nella condotta di alcuni componenti di una giunta municipale che avevano approvato una delibera di sospensione di erogazioni in danaro a una fondazione gestita dal Comune dopo l'intervenuto pignoramento della relativa somma ad istanza dell'unico dipendente di essa per crediti di lavoro, al fine di evitare un appesantimento della posizione debitoria della fondazione e così un danno ulteriore alla posizione del creditore pignorante).

    Cass. pen., sez. VI, 5 maggio 2004, n. 21091 (ud. 24 febbraio 2004), P.C. in proc. Percoco e altri. (C.p., art. 43; c.p., art. 323). [RV228811]


@Abuso d'ufficio - Estremi - Fatto ideologico in atto pubblico - Carattere sussidiario del reato di abuso d'ufficio

Atteso il carattere sussidiario e residuale del reato di abuso d'ufficio, quale desumibile dalla esplicita riserva, contenuta nell'art. 323 c.p., che «il fatto non costituisca più grave reato» deve ritenersi che qualora la condotta addebitata si esaurisca nella commissione di un fatto qualificabile come falso ideologico in atto pubblico, solo di tale reato l'agente debba rispondere, e non anche dell'abuso d'ufficio, da considerare assorbito nell'altro, nulla rilevando in contrario la diversità dei beni giuridici protetti dalle due norme incriminatrici.

    Cass. pen., sez. V, 21 giugno 2004, n. 27778 (ud. 19 maggio 2004), Piccirillo. (C.p., art. 479; c.p., art. 323). [RV228681]


@Acque pubbliche e private - Inquinamento - Scarichi - Superamento dei limiti tabellari

In tema di acque reflue industriali, ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 59, comma quinto, del D.L.vo 11 maggio 1999 n. 152 occorre la ricorrenza simultanea di due condizioni: l'una che siano superati i valori limite fissati nella Tabella 3 o, nel caso di scarico sul suolo, nella Tabella 4 dell'Allegato 5 e l'altra, che si tratti di una delle sostanze individuate nella Tabella 5 dello stesso allegato.

    Cass. pen., sez. III, 9 giugno 2004, n. 25752 (ud. 28 aprile 2004), Anselmi. (D.L.vo 11 maggio 1999, n. 152, art. 59; D.L.vo 18 agosto 2000, n. 258, art. 23). [RV228680]


@Acque pubbliche e private - Inquinamento - Scarichi - Superamento dei valori limite

In tema di scarichi di acque reflue industriali, affinchè sia configurabile il reato di cui all'art. 59, comma quinto, del D.L.vo 11 maggio 1999 n. 152 occorre la simultanea presenza di due condizioni: il superamento dei valori limite fissati nella tabella 3, o nel caso di scarichi sul suolo nella tabella 4, dell'Allegato 5, e che si tratti di una delle sostanze indicate nella tabella 5 dello stesso Allegato 5.

    Cass. pen., sez. III, 27 aprile 2004, n. 19522 (ud. 18 marzo 2004), Troiso. (D.L.vo 18 agosto 2000, n. 258, art. 23; D.L.vo 11 maggio 1999, n. 152, art. 59). [RV228679]


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@Antichità e belle arti - Cose di interesse artistico e storico - Contraffazione di opere d'arte - Opera di autore vivente o la cui esecuzione risalga a meno di cinquant'anni

La contraffazione delle opere d'arte prevista dall'art. 127 del D.L.vo 29 ottobre 1999, n. 490 si applica anche alle opere di autori viventi o la cui esecuzione risalga a meno di cinquant'anni, dovendosi ritenere che la clausola di esclusione di cui all'art. 2, comma sesto, dello stesso D.L.vo si riferisca solo ai beni culturali di interesse pubblico, già soggetti alla legge n. 1089/1939, e non anche alla disciplina della contraffazione delle opere d'arte contemporanea, per la cui repressione penale in conformità con la legge delega - il D.L.vo n. 490/1999 sostanzialmente riproduce le disposizioni già previste dalla legge 20 novembre 1971, n. 1062.

    Cass. pen., sez. II, 19 aprile 2004, n. 18041 (ud. 7 aprile 2004), Cardinale. (D.L.vo 29 ottobre 1999, n. 490, art. 127; L. 20 novembre 1971, n. 1062). [RV228639]


@Appello penale - Cognizione del giudice d'appello - Reformatio in peius - Reato tentato

Il giudice d'appello, qualora ravvisi la sussistenza del tentativo, non deve necessariamente attestarsi sulla pena base stabilita dal primo giudice per l'ipotesi consumata, ma deve valutare autonomamente la fattispecie tentata, ferma restando l'impossibilità di applicare una pena più grave se l'appello è stato proposto dal solo imputato, secondo il principio generale stabilito dall'art. 597, comma terzo, c.p.p.

    Cass. pen., sez. II, 4 dicembre 2003, n. 46830 (ud. 21 novembre 2003), Laurent. (C.p.p., art. 597). [RV228673]


@Appello penale - Decisioni in camera di consiglio - Patteggiamento in appello - Conseguenze

La procedura della definizione concordata della pena, di cui all'art. 599, comma quarto, c.p.p. presuppone che l'imputato, nel concordare con il pubblico ministero la misura della pena, rinunzi contestualmente a tutti gli altri eventuali motivi di appello sulle questioni di merito, ad eccezione di quello relativo alla pena, «patteggiata» fra le parti e conformemente applicata dal giudice di appello. Sicchè deve intendersi preclusa la riproposizione e il riesame, in sede di legittimità, di ogni questione relativa ai motivi oggetto della rinuncia e alla misura della pena inflitta, fatte salve quelle relative all'applicabilità dell'art. 129 c.p.p. o rilevabili in ogni stato e grado del giudizio, ovvero riguardanti invalidità afferenti il medesimo procedimento camerale di appello: con la conseguenza che, in ipotesi di riproposizione di una delle questioni di merito già investite con il motivo di appello oggetto di rinuncia, la relativa impugnazione deve essere dichiarata inammissibile a norma dell'art. 606, comma terzo, ult. parte, c.p.p.

    Cass. pen., sez. IV, 26 maggio 2004, n. 24077 (ud. 14 aprile 2004), Nwagwu ed altro. (C.p.p., art. 599). [RV228589]


@Appello penale - Decisioni in camera di consiglio - Pena - C.d. patteggiamento della pena in appello

Anche in sede di c.d. patteggiamento in appello, il giudice deve controllare l'inesistenza di una delle situazioni indicate nell'art. 129 c.p.p. e deve quindi, enunciare, con motivazione anche implicita, che è stata compiuta la verifica richiesta dalla legge, che non ricorrono le condizioni per la pronuncia di proscioglimento di cui alla citata norma, analogamente per quanto stabilito per l'ipotesi di applicazione della pena sull'accordo delle parti a norma dell'art. 444 stesso codice.

    Cass. pen., sez. II, 23 marzo 2004, n. 14023 (ud. 3 febbraio 2004), Tiscione. (C.p.p., art. 129; c.p.p., art. 444; c.p.p., art. 599). [RV228718]


@Applicazione della pena su richiesta delle parti - Ambito di applicazione - Reato punito con pena alternativa - Esclusione

L'applicazione concordata della pena cumulativa dell'arresto e dell'ammenda, con riferimento ad una norma incriminatrice che prevede invece la loro irrogazione alternativa, non rientra nella disponibilità delle parti e il patto che la prevede - seppure con sostituzione della pena detentiva individua un trattamento sanzionatorio non previsto dalle legge, che non può essere ratificato dal giudice, sicchè la sentenza di patteggiamento va annullata senza rinvio.

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