Massimario di legittimitá

AutoreCasa Editrice La Tribuna
Pagine995-1026

    I testi dei documenti qui riprodotti sono desunti dagli Archivi del Centro elettronico di documentazione della Corte di cassazione. I titoli sono stati elaborati dalla redazione.


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@Aborto - Procurato aborto - Momento consumativo - Differenza con l'infanticidio

In tema di delitti contro la persona, l'elemento distintivo delle fattispecie di soppressione del prodotto del concepimento è costituito anche dal momento in cui avviene l'azione criminosa. La condotta di procurato aborto, prevista dall'art. 19 L. 22 maggio 1978, n. 194, si realizza in un momento precedente il distacco del feto dall'utero materno; la condotta prevista dall'art. 578 c.p. si realizza invece dal momento del distacco del feto dall'utero materno, durante il parto se si tratta di un feto o immediatamente dopo il parto se si tratta di un neonato. Di conseguenza, qualora la condotta diretta a sopprimere il prodotto del concepimento sia posta in essere dopo il distacco, naturale o indotto, del feto dall'utero materno, il fatto, in assenza dell'elemento specializzante delle condizioni di abbandono materiale e morale della madre, previsto dall'art. 578 c.p., configura il delitto di omicidio volontario di cui agli artt. 575 e 577 n.1 c.p.

    Cass. pen., sez. I, 2 dicembre 2004, n. 46945 (ud. 18 ottobre 2004), P.G. in proc. Spallone ed altri. (C.p., art. 575; c.p., art. 578; L. 22 maggio 1978, n. 194, art. 19; c.p., art. 577). [RV229255]


@Abusivo esercizio di una professione - Consulente del lavoro - Mancata iscrizione all'albo - Configurabilità del reato

È punibile ai sensi dell'art. 348 c.p. colui che eserciti la professione di consulente del lavoro senza essere iscritto ad alcuno degli albi professionali elencati nell'art. 1 della legge n. 12 del 1979. (La Corte ha, altresì, osservato che il delitto non si configura allorché il professionista, iscritto negli albi degli avvocati, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e periti commerciali, assuma o svolga adempimenti in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale dei lavoratori dipendenti, senza avere previamente dato la prescritta comunicazione agli ispettori del lavoro delle province nel cui ambito territoriale intende svolgere tali adempimenti, atteso che l'omissione di tale comunicazione non rileva ai fini della integrazione della fattispecie penale, ma unicamente ai fini amministrativi e disciplinari).

    Cass. pen., sez. VI, 16 luglio 2004, n. 31432 (ud. 7 maggio 2004), Gangemi. (C.p., art. 348; L. 11 gennaio 1979, n. 12, art. 1). [RV229266]


@Abusivo esercizio di una professione - Professione forense - Spendita del ruolo professionale davanti al giudice - Non necessità

L'esercizio abusivo della professione legale, ancorché riferito allo svolgimento dell'attività riservata al professionista iscritto nell'albo degli avvocati, non implica necessariamente la spendita al cospetto del giudice o di altro pubblico ufficiale della qualità indebitamente assunta, sicché il reato si perfeziona per il solo fatto che l'agente curi pratiche legali dei clienti o predisponga ricorsi anche senza comparire in udienza qualificandosi come avvocato; ne deriva che quando quest'ultima condotta si accompagna alla prima, viene leso anche il bene giuridico della fede pubblica tutelato dall'art. 495 c.p. e si configura il concorso dei detti reati.

    Cass. pen., sez. II, 22 aprile 2004, n. 18898 (ud. 6 aprile 2004), Santopaolo. (C.p., art. 348; c.p., art. 495). [RV229223]


@Abuso di autorità contro detenuti o arrestati - Elemento materiale - Misure di rigore non consentite dalla legge - Restrizione ulteriore e illecita della sfera di libertà del soggetto passivo

Integra il delitto di cui all'art. 608 c.p. (abuso di autorità contro arrestati o detenuti), la condotta del pubblico ufficiale che sottoponga la persona arrestata, di cui abbia la custodia, a misure di rigore non consentite dalla legge e vessazioni, di guisa che la sfera di libertà personale del soggetto passivo subisca un'ulteriore restrizione oltre quella legale, insita nella custodia. (In applicazione di tale principio la S.C. ha ritenuto immune da censure la valutazione del giudice di merito che ha ritenuto integrato il delitto di cui all'art. 608 c.p. nella condotta di alcuni carabinieri che avevano condotto un minore tratto in arresto nel garage della caserma, dove lo avevano costretto a stare seduto con i piedi sollevati per essere colpito ai malleoli, a subire il gioco del soldato ecc, così ponendo in essere una nuova e diversa costrizione rispetto a quella legale da cui era derivata la lesione della residua libertà del minore).

    Cass. pen., sez. V, 21 luglio 2004, n. 31715 (ud. 25 marzo 2004), Di Fant ed altro. (C.p., art. 608). [RV229320]


@Acque pubbliche e private - Inquinamento - Scarichi - Acque reflue

I rifiuti allo stato liquido sono costituiti da acque reflue di cui il detentore si disfa, senza versamento diretto, avviandoli allo smaltimento, trattamento o depurazione a mezzo di trasporto, in quanto, a differenza degli scarichi di reflui liquidi, non vengono convogliati in via diretta in corpi idrici ricettori; di conseguenza lo smaltimento di tali rifiuti deve essere autorizzato, anche se il produttore intende destinarli al recupero. (Nel caso di specie, la S.C. ha ritenuto che anche dopo l'entrata in vigore della disposizione di cui all'art. 14 legge n. 138/ 2002 sull'interpretazione autentica della nozione di rifiuto, sono da considerarsi rifiuti le acque di lavorazione di un'industria di produzione del vetro, non convogliati direttamente nelle acque superficiali, nel suolo o nel sottosuolo, mediante corpo recettore, ma fatti defluire ad altro stabilimento per essere riutilizzati in altro ciclo produttivo).

    Cass. pen., sez. III, 4 maggio 2004, n. 20679 (c.c. 11 marzo 2004), Sangelli. (D.L.vo 5 febbraio 1997, n. 22, art. 6; D.L.vo 5 febbraio 1997, n. 22; D.L. 8 luglio 2002, n. 138, art. 14). [RV229291]


@Acque pubbliche e private - Inquinamento - Scarichi - Da frantoio

Lo scarico senza autorizzazione delle acque di vegetazione residuate dalla lavorazione delle olive configura il re-Page 996ato di cui all'art. 59 del D.L.vo 11 maggio 1999, n. 152, atteso che i frantoi oleari costituiscono installazioni nelle quali si svolgono attività di produzione di beni, con la sola eccezione della possibile assimilazione delle acque di scarico a quelle domestiche in presenza delle condizioni di cui all'art. 28, comma settimo, del citato decreto n. 152.

    Cass. pen., sez. III, 3 settembre 2004, n. 35843 (ud. 23 giugno 2004), Rizzo. (D.L.vo 11 maggio 1999, n. 152, art. 59; D.L.vo 11 maggio 1999, n. 152, art. 28). [RV229134]


@Acque pubbliche e private - Inquinamento - Scarichi - Nelle acque marine

In tema di tutela delle acque dall'inquinamento, allo scarico diretto nelle acque del mare non è applicabile la disciplina sulla autorizzazione provvisoria tacita di cui all'art. 15 della legge 10 maggio 1976, n. 319, stante la previsione di una disciplina autorizzatoria autonoma per gli scarichi in mare contenuta nell'art. 11 della stessa legge n. 319 e l'assenza del mare tra i corpi recettori individuati dal citato articolo 15. (In applicazione di tale principio la Corte ha ritenuto integrato il reato di cui all'art. 59 del D.L.vo 11 maggio 1999, n. 152 nei confronti del legale rappresentante di un centrale termoelettrica per gli scarichi delle acque reflue effettuati, successivamente all'entrata in vigore del citato D.L.vo n. 152, in difetto di autorizzazione espressa).

    Cass. pen., sez. III, 2 settembre 2004, n. 35803 (ud. 22 giugno 2004), Tringali. (L. 10 maggio 1976, n. 319, art. 11; L. 10 maggio 1976, n. 319, art. 15; L. 17 maggio 1995, n. 172, art. 7; D.L.vo 11 maggio 1999, n. 152, art. 59). [RV229133]


@Acque pubbliche e private - Inquinamento - Scarichi - Stoccaggio di residui liquidi in vasche non a tenuta stagna

Anche in seguito alla disciplina introdotta dal D.L.vo n. 152 del 1999, che non punisce più lo scarico di reflui cosiddetto indiretto, configura un illegale scarico di acque reflue industriali ai sensi dell'art. 59, lo stoccaggio dei residui liquidi di un insediamento in vasche a tenuta non stagna, con spargimento sia pure parziale al suolo o tracimazione dal contenitore stesso. (Nella fattispecie è stata ritenuta inclusa nella nozione di acqua reflua industriale l'acqua di lavaggio di sabbia e ghiaia estratti da un fiume, fatta defluire in vasche e poi drenata dal terreno ghiaioso al suolo circostante).

    Cass. pen., sez. III, 5 maggio 2004, n. 21045 (ud. 6 aprile 2004), Pozzali. (D.L.vo 19 maggio 1999, n. 152, art. 59). [RV229296]


@Appello penale - Cognizione del giudice di appello - Circostanze - Concessione ex officio

È legittima la concessione in appello delle attenuanti generiche anche se l'imputato non abbia proposto censure sul punto nei motivi principali di impugnazione e le abbia formulato tardivamente nei motivi nuovi, in quanto l'inammissibilità di questi ultimi non preclude al giudice di secondo grado l'esercizio del potere di applicarle di ufficio, eccezionalmente riconosciuto dall'art. 597, comma quinto, c.p.p., con l'unico limite del dovere di giustificare, sotto il profilo logico e giuridico, tale concessione.

    Cass. pen., sez. VI, 22 marzo 2004, n. 13911 (ud. 6 febbraio 2004), P.G. in proc. Addala. (C.p.p., art. 597). [RV229214]


@Appello penale - Decisioni in camera di consiglio - Concordato sui motivi di appello - Obblighi del giudice

In tema di patteggiamento in appello (art. 599, comma quarto, c.p.p.), il giudice, nell'accogliere la richiesta delle parti, non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento per taluna delle cause previste dall'art. 129 c.p.p., in quanto, in virtù dell'effetto devolutivo, una volta che lo stesso imputato abbia rinunciato ai motivi di impugnazione, la cognizione è limitata esclusivamente ai motivi non rinunciati, riguardanti proprio il regime sanzionatorio; tuttavia, il giudice deve rilevare...

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