Massimario di legittimità

AutoreCasa Editrice La Tribuna
Pagine71-96

    I testi dei documenti qui riprodotti sono desunti dagli Archivi del Centro elettronico di documentazione della Corte di cassazione. I titoli sono stati elaborati dalla redazione.


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@Abbandono di persone minori o incapaci - Nozione - Vecchiaia - Esclusione dell'incapacità presunta

Ai fini della sussistenza del reato di cui all'art. 591 c.p. (abbandono di persone minori o incapaci) è necessario accertare in concreto, salvo che si tratti di minore di anni quattordici, l'incapacità del soggetto passivo di provvedere a sé stesso. Ne consegue che non vi è presunzione assoluta di incapacità per vecchiaia la quale non è una condizione patologica ma fisiologica che deve essere accertata concretamente quale possibile causa di inettitudine fisica o mentale all'adeguato controllo di ordinarie situazioni di pericolo per l'incolumità propria. Ne consegue, altresì, che il dovere di cura e di custodia deve essere raccordato con la capacità, ove sussista, di autodeterminazione del soggetto anziano.

    Cass. pen., sez. V, 1 giugno 1999, n. 6885 (ud. 9 aprile 1999), Santarelli S. e altro. (C.p., art. 591). [RV213801]


@Abuso d'ufficio - Elemento oggettivo - Violazione di legge - Fattispecie riguardante la materia edilizia

Integra il reato di abuso di ufficio la condotta di un assessore all'urbanistica di un Comune che rilascia a un privato, già beneficiario di una autorizzazione in precario per un manufatto sito in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, infisso saldamente al suolo e destinato oggettivamente a permanente attività di lavorazione del marmo, due provvedimenti cosiddetti di «proroga» della citata autorizzazione, in violazione sia dell'art. 28 del Regolamento edilizio, che consentiva di autorizzare precariamente la installazione di manufatti per esigenze contingenti o stagionali, destinati ad essere usati per periodi non superiori a otto mesi e facilmente asportabili sia, non ricorrendo tali presupposti, delle norme che disciplinano il rilascio di concessioni edilizie e di quelle poste a tutela delle zone vincolate paesaggisticamente.

    Cass. pen., sez. VI, 5 maggio 1999, n. 5597 (ud. 11 febbraio 1999), Chirico. (C.p., art. 323). [RV213898]


@Abuso d'ufficio - Elemento oggettivo - Violazione di norme di carattere procedurale - Esclusione del reato

Non è idonea a determinare la violazione di legge rilevante ai fini della integrazione del reato di cui all'art. 323 c.p. la violazione di norme di legge aventi carattere procedurale. (Fattispecie in cui è stata esclusa la configurabilità del reato nella condotta di un preside di un istituto scolastico che, nella ipotesi accusatoria, non si era attenuto ai criteri fissati dall'art. 3 D.P.R. n. 417 del 1974 circa le modalità per l'esercizio dei poteri attinenti alla formazione delle classi, all'assegnazione ad esse dei docenti e alla determinazione dell'orario).

    Cass. pen., sez. VI, 29 aprile 1999, n. 5488 (ud. 1 marzo 1999), Scarsi. (C.p., art. 323). [RV213918]


@Abuso d'ufficio - Elemento psicologico - Dolo - Intenzionale

In tema di abuso di ufficio, poiché, in base alla modifica introdotta dalla legge 16 luglio 1997 n. 234, l'illecito si configura come reato di evento, e poiché l'elemento soggettivo consiste nella coscienza e volontà del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio di abusare dei poteri inerenti alle sue funzioni, il danno altrui o l'ingiusto vantaggio devono essere, alternativamente o congiuntamente, presi di mira dall'agente e non semplicemente cagionati come risultato accessorio della sua condotta. A tanto consegue che la volontà colpevole può assumere solo la forma del dolo intenzionale e non anche quella del dolo eventuale.

    Cass. pen., sez. V, 11 giugno 1999, n. 7581 (ud. 5 maggio 1999), Graci A. (L. 16 luglio 1997, n. 234; c.p., art. 43). [RV213778]


@Abuso d'ufficio - Estremi - Autorizzazione di realizzazione di un manufatto su area occupata precariamente in forza di provvedimento di concessione di suolo pubblico - Contrasto di tale autorizzazione con il contenuto del provvedimento di concessione

In tema di abuso di ufficio, il provvedimento con il quale il sindaco autorizza il titolare di una concessione di suolo pubblico a installare su tale area un serbatoio, in contrasto con il contenuto della concessione (che vietava la costruzione sull'area concessa di qualsiasi manufatto), pur potendo assumere rilievo ai fini della individuazione di profili di illegittimità dell'atto amministrativo, con particolare riguardo all'eccesso di potere, non integra alcuna violazione di legge o regolamento, non essendo di per sé inibito alla pubblica amministrazione di consentire, nell'interesse pubblico, la costruzione precaria di manufatti su aree oggetto di concessione di suolo pubblico. Tale provvedimento, avendo per sua natura effetti precari, non è infatti di norma suscettibile di porsi in contrasto con le previsioni degli strumenti urbanistici, essendo l'atto concessorio revocabile in ogni momento ad nutum dell'amministrazione.

    Cass. pen., sez. VI, 21 gennaio 1999, n. 786 (ud. 9 novembre 1998), Sechi. (C.p., art. 323). [RV213905]


@Acque pubbliche e private - Analisi - Inquinamento - Prelevamento di campioni

In tema di tutela delle acque dall'inquinamento, la scelta del metodo di prelievo dei campioni, medio o istantaneo, è riservata alla discrezionalità degli organi che ad esso sono preposti ed è correlata non solo al tipo di ciclo produttivo, ma anche ai tempi, ai modi, alla portata e durata dello scarico. Conseguentemente la indicazione di effettuare l'analisi su un campione medio ha carattere direttivo e non precettivo, in quanto non è contenuta nella legge 319 del 1976, bensì nelle note in calce ad essa.

    Cass. pen., sez. III, 24 maggio 1999, n. 6416 (ud. 12 aprile 1999), Barbuti C. (L. 10 maggio 1976, n. 319, art. 21). [RV213754]


@Acque pubbliche e private - Inquinamento - Analisi - Prelevamento di campioni

In tema di tutela delle acque dall'inquinamento, l'inosservanza, da parte dell'autorità procedente, delle modalità e metodiche di prelievo dei campioni non produce né la nullità, né la inutilizzabilità delle operazioni compiute e degli atti che ne attestino o certifichino l'esito, dato che tale nullità non è prevista dalla legge.

    Cass. pen., sez. III, 24 maggio 1999, n. 6416 (ud. 12 aprile 1999), Barbuti C. (L. 10 maggio 1976, n. 319, art. 21). [RV213755]


@Acque pubbliche e private - Inquinamento - Consegna del refluo a terzo previo stoccaggio - Obbligo del terzo per lo smaltimento

In tema di tutela delle acque dall'inquinamento, nel caso in cui il titolare di un insediamento produttivo, dopo l'eventuale stoccaggio del refluo, lo consegni quale rifiuto ad un terzo il quale, in base ad apposito accordo contrattuale, provvede a smaltirlo, non si può parlare di scarico, neppure indiretto, soggetto ad autorizzazione in base alla legge 319 del 1976, ma si versa in ipotesi di conferimento di rifiuti speciali, allo stato liquido, a terzi i quali si obbligano a compiere determinate fasi del loro smaltimento.

    Cass. pen., sez. III, 20 maggio 1999, n. 6369 (ud. 12 aprile 1999), Silvestri F. (L. 10 maggio 1976, n. 319, art. 21). [RV213750]


@Acque pubbliche e private - Inquinamento - Scarichi - Reato di cui all'art. 16 L. n. 979/82

In tema di tutela del mare il guasto di una valvola, che abbia dato origine alla dispersione di carburante in mare, non è ex se giuridicamente idoneo ad escludere la colpa del soggetto obbligato alla previa verifica dell'efficienza e regolare funzionamento di tutti i congegni tecnici in dotazione. (Nella specie la Corte ha sostenuto la responsabilità del primo ufficiale di coperta, in assenza del comandante).

    Cass. pen., sez. III, 16 giugno 1999, n. 7746 (ud. 30 aprile 1999), Citino C. (L. 31 dicembre 1982, n. 979, art. 16). [RV214003]


@Acque pubbliche e private - Uso - Consumo umano - Fornitura all'utente priva dei requisiti di idoneità

In tema di distribuzione di acqua destinata al consumo umano, è configurabile il reato di cui all'art. 21, D.P.R. 24 maggio 1988, n. 236 allorché l'acqua, priva dei requisiti di idoneità, entri nella disponibilità dell'utente, essendo sufficiente la semplice fornitura, a prescindere dalla concreta utilizzazione della stessa. Ne consegue che si tratta di contravvenzione avente natura di reato di pericolo essendo finalizzata a contrastare condotte anche astrattamente pregiudizievoli per la salute pubblica.


@Appello penale - Cognizione del giudice di appello - Circostanze - Giudizio di comparazione

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Il giudice di appello che, nel confermare la responsabilità dell'imputato, operi, ferma restando la identità del fatto, derubricazione del reato ritenuto in primo grado, può procedere a nuovo giudizio di prevalenza od equivalenza tra circostanze; non viene infatti violato il divieto della reformatio in peius nel caso in cui, pur in mancanza di impugnazione del P.M., detto giudice riconosca valore equivalente a quella medesima circostanza attenuante, che, dal primo giudice, era stata dichiarata prevalente (con riferimento alla più grave ipotesi criminosa ravvisata in primo grado). (Nella fattispecie la Corte ha ritenuto corretta la decisione della Corte di appello che, derubricato in lesioni volontarie aggravate il delitto di tentato omicidio, ha ritenuto equivalenti le circostanze attenuanti generiche, già giudicate prevalenti dal tribunale, con riferimento alla più grave fattispecie criminosa di tentato omicidio).

    Cass. pen., sez. V, 11 agosto 1999, n. 10069 (ud. 22 maggio 1998), Coco P. (C.p., art. 69; c.p.p., art. 597). [RV213974]


@Appello penale - Cognizione del giudice di appello - Sostituzione e modifica della motivazione del provvedimento di primo grado - Possibilità

In tema di giudizio di appello, appartiene al giudice di secondo grado (ed...

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