Massimario di legittimità

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I testi dei documenti qui riprodotti sono desunti dagli Archivi del Centro elettronico di documentazione della Corte di cassazione. I titoli sono stati elaborati dalla redazione.

@Abitualità e professionalità nel reato - Abitualità - Rite- nuta dal giudice - Parametri di riferimento

-- In tema di dichiarazione di abitualità ritenuta dal giudice (art. 103 c.p.), qualora le condanne definitive riportate dall'imputato siano già sussistenti nel numero prescritto e per i reati previsti, qualsiasi comportamento o circostanza, che si aggiunga alle suddette condanne e riveli una precisa tendenza a delinquere (come, ad esempio, una condanna non definitiva per altri gravi reati, tanto più se di indole omogenea), può essere assunto come elemento sintomatico della qualificata pericolosità sociale del soggetto, tale da giustificare la dichiarazione di abitualità nel delitto.

    Cass. pen., sez. IV, 23 dicembre 2004, n. 49325 (ud. 6 ottobre 2004), Mastrangeli ed altro. (C.p., art. 103). [RV230401]

@Abusivo esercizio di una professione - Ambito di applicazione - Base tutelata - Individuazione

-- In tema di esercizio arbitrario di una professione, benchè il bene tutelato dall'art. 348 c.p. sia costituito dall'interesse generale a che determinate professioni, richiedenti, tra l'altro, particolari competenze tecniche, vengano esercitate soltanto da soggetti che abbiano conseguito una speciale abilitazione amministrativa, e debba quindi ritenersi che l'eventuale lesione del bene anzidetto riguardi in via diretta ed immediata la P.A., ciò non toglie che possano assumere veste di danneggiati quei soggetti che, in via mediata e di riflesso, abbiano subito un pregiudizio dalla violazione della norma penale in questione. (Nella specie, in applicazione di tale principio, la Corte ha censurato la decisione del giudice di merito che - improcedibile essendo risultato, per difetto di tempestiva querela, il reato di lesioni colpose - aveva escluso che dalla sola violazione dell'art. 348 c.p. potesse ritenersi derivato un danno di cui la costituita parte civile avesse titolo ad essere risarcita).

    Cass. pen., sez. V, 4 febbraio 2005, n. 3996 (ud. 18 novembre 2004), Gagliano ed altri. (C.p., art. 185; c.p., art. 348; c.p.p., art. 74). [RV230430]

@Abuso d'ufficio - Estremi - Dovere di astensione del sindaco e dell'assessore - Esclusione

-- In tema di abuso di ufficio, il sindaco e l'assessore all'urbanistica non hanno il dovere di astenersi dalla delibera di approvazione del piano regolatore generale, trattandosi di un atto finale di un procedimento complesso in cui vengono valutati, ponderati e composti molteplici interessi, sia individuali che pubblici, sicchè il voto espresso dagli amministratori non riguarda la destinazione della singola area o la specifica prescrizione, ma il contenuto generale del provvedimento, cioè l'assetto territoriale nel suo complesso. (In motivazione la Corte ha affermato che il dovere di astensione sussiste, con conseguente configurabilità del reato, qualora si tratti di delibere su opposizioni al piano regolatore generale che riguardino interessi personali dell'amministratore o di un suo prossimo congiunto).

    Cass. pen., sez. VI, 17 novembre 2004, n. 44620 (ud. 26 ottobre 2004), P.C. in proc. Silini ed altri. (C.p., art. 323; L. 8 giugno 1990, n. 142, art. 64; R.D. 3 marzo 1934, n. 383, art. 279). [RV230600]

@Acque pubbliche e private - Inquinamento - Scarichi -Acque reflue

-- In tema di tutela delle acque dall'inquinamento, va considerato esistente lo scarico diretto in mare di acque reflue industriali in esercizio al momento di entrata in vigore della legge 11 maggio 1999 n. 152 e regolarmente autorizzato, anche se a tale tipologia di scarichi non può applicarsi la disciplina dell'autorizzazione provvisoria tacita prevista dall'art. 15 della legge 10 maggio 1976 n. 319, come modificata dall'art. 7 della legge 17 maggio 1995 n. 172.

    Cass. pen., sez. III, 9 febbraio 2005, n. 4682 (ud. 11 gennaio 2005), Licari. (D.L.vo 11 maggio 1999, n. 152, art. 59; L. 10 maggio 1976, n. 316, art. 15; L. 17 maggio 1995, n. 172, art. 7). [RV230678]

@Antichità e belle arti - Cose di interesse artistico e sto- rico - Impossessamento di beni culturali - Reato di cui all'art. 167 del D.L.vo n. 41 del 2004

-- Il reato di cui all'art. 176 del D.L.vo 22 gennaio 2004 n. 41, impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, precedentemente previsto dall'art. 67 della legge 1 giugno 1939 n. 1089, costituisce una fattispecie autonoma rispetto alla previsione codicistica di cui all'art. 624 c.p., richiamato esclusivamente quod poenam con la conseguente sua perseguibilità anche in difetto di querela.

    Cass. pen., sez. III, 3 febbraio 2005, n. 3700 (ud. 3 dicembre 2004), Vania. (D.L.vo 22 gennaio 2004, n. 41, art. 176; L. 1 giugno 1939, n. 1089, art. 67; c.p., art. 624). [RV230665]

@Appello penale - Cognizione del giudice d'appello - Reformatio in peius - Ambito di applicazione

-- In tema di impugnazioni, il divieto di reformatio in pejus riguarda non solo il risultato finale, ma anche tutti gli elementi del calcolo della pena. (Fattispecie in cui la Corte ha annullato senza rinvio la sentenza di secondo grado che, pure in assenza dell' appello del P.M., aveva operato, in conseguenza del riconoscimento delle attenuanti generiche già concesse in primo grado, una diminuzione di pena pari a un sesto, inferiore rispetto a quella applicata, nella misura massima di un terzo, nel precedente grado di giudizio).

    Cass. pen., sez. I, 29 novembre 2004, n. 46271 (ud. 3 novembre 2004), Pagnozzi ed altro. (C.p.p., art. 597; c.p., art. 62 bis). [RV230320]

@Appello penale - Cognizione del giudice d'appello - Reformatio in peius - Violazione del divieto

-- Sussiste la violazione del divieto di reformatio in peius (art. 597, commi terzo e quarto c.p.p.), nel caso in cui, pur essendo l'entità della pena complessivamente irrogata pari a quella inflitta dal primo giudice, il giudice di appello affermi la responsabilità dell'imputato in ordine ad un delitto sul quale il giudice di primo grado aveva erroneamente omesso di decidere, individuando la pena base, ai fini dell'applicazione della continuazione, in quella relativa a detto reato, ritenuto di maggiore gravità; ed ometta, inoltre, il richiesto computo delle attenuanti generiche, già riconosciu- Page 90 te in prime cure ed ivi erroneamente pretermesse nel concreto calcolo della pena.

    Cass. pen., sez. I, 20 ottobre 2004, n. 41096 (ud. 21 settembre 2004), Zappalà. (C.p.p., art. 81; c.p.p., art. 597). [RV230626]

@Appello penale - Decisioni in camera di consiglio - Proscioglimento prima del dibattimento - Esclusione

-- Nel giudizio d'appello non trova applicazione il disposto di cui all'art. 469 c.p.p. (proscioglimento prima del dibattimento) per una molteplicità di considerazioni di ordine sistematico e letterale correlate all'interpretazione dell'art. 598 cod. proc. pen: a) l'art. 601 c.p.p. introduce una disciplina degli atti preliminari in ap pello autonoma rispetto al primo grado; b) l'art. 599 c.p.p., nell'enucleare i casi tassativi nei quali si può procedere a rito camerale, non richiama l'ipotesi del proscioglimento prima del dibattimento atteso che nel giudizio d'appello, contraddistinto da una fase dibattimentale di norma contratta, non sussistono le esigenze di economia processuale.

    Cass. pen., sez. II, 25 ottobre 2004, n. 41498 (c.c. 6 ottobre 2004), Morgante. (C.p.p., art. 469; c.p.p., art. 598; c.p.p., art. 599; c.p.p., art. 601). [RV230576]

@Appello penale - Decisioni in camera di consiglio - Proscioglimento prima del dibattimento - Esclusione

-- La sentenza con la quale la corte d'appello abbia dichiarato de plano l'estinzione del reato prima del dibattimento, oltre ad essere affetta da nullità assoluta di ordine generale in quanto incidente sull'intervento e assistenza dell'imputato, non è nemmeno autorizzata dall'art. 129 c.p.p., la cui prescrizione dell'obbligo del giudice di dichiarare immediatamente la sussistenza di una causa di non punibilità può operare in relazione ad un giudizio in senso tecnico e non anche nella fase predibattimentale.

    Cass. pen., sez. II, 25 ottobre 2004, n. 41498 (c.c. 6 ottobre 2004), Morgante. (C.p.p., art. 129; c.p.p., art. 178; c.p.p., art. 179; c.p.p., art. 469). [RV230577]

@Appello penale - Decisioni in camera di consiglio - Provvedimento - Impedimento dell'imputato

-- In tema di decisione di appello assunta in camera di consiglio, la richiesta di partecipazione da parte dell'imputato di cui all'art. 599, comma secondo c.p.p. può essere tratta anche da facta concludentia da cui possa desumersi la sua inequivoca manifestazione di volontà di comparire all'udienza camerale. (In applicazione di tale principio la Corte ha ritenuto sufficiente la produzione da parte del difensore di una certificazione medica attestante l'impedimento a comparire dell'imputato con espressa istanza di rinvio).

    Cass. pen., sez. VI, 4 novembre 2004, n. 43201 (ud. 11 ottobre 2004), Viti. (C.p.p., art. 127; c.p.p., art. 599). [RV230381]

@Appello penale - Dibattimento - Rinnovazione dell'istruzione - Assunzione di testi

-- Non dà luogo ad alcuna nullità la mancata assunzione di prova testimoniale, già ammessa in sede di rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale in appello, qualora il giudice ritenga, all'esito dell'acquisizione documentale, pure disposta con la predetta rinnovazione, sufficientemente istruito il processo.

    Cass. pen., sez. VI, 22 dicembre 2004, n. 49047 (ud. 20 settembre 2004), Bilardello. (C.p.p., art. 190; c.p.p., art. 603). [RV230615]

@Appello penale - Effetto devolutivo - Impugnazione della sentenza in punto di responsabilità - Asserita implicita devoluzione della doglianza sul trattamento sanzionatorio

-- In base al principio devolutivo che caratterizza il giudizio di appello ed in base alle norme relative alle formalità dell'impugnazione, che richiedono...

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