Massimario di legittimità

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I testi dei documenti qui riprodotti sono desunti dagli Archivi del Centro elettronico di documentazione della Corte di cassazione. I titoli sono stati elaborati dalla redazione.

@Abuso d'ufficio - Elemento oggettivo - Condotta in violazione di norme di legge - Norma collettiva contrattuale

--La violazione da parte del pubblico ufficiale delle norme collettive contrattuali applicabili ai rapporti di pubblico impiego non realizza uno dei presupposti necessari per la configurabilità del reato di abuso di ufficio. (Nella specie, la Corte ha annullato senza rinvio la sentenza con la quale i giudici di merito avevano condannato per abuso d'ufficio un pubblico ufficiale per non aver applicato l'art. 28 del C.C.N.L.)

    Cass. pen., sez. VI, 13 aprile 2006, n. 13511 (ud. 3 novembre 2005), De Gaetano. (C.p., art. 323; D.L.vo 30 marzo 2001, n. 165, art. 2). [RV234101]

@Abuso d'ufficio - Estremi - Incremento stipendiale in favore dei vertici delle Asl - Configurabilità

--Configura il delitto di abuso di ufficio la condotta del direttore generale di una ASL che attribuisca in suo favore l'incremento stipendiale previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 502 del 1995, sostituendosi alla Regione nella valutazione dei relativi presupposti.

    Cass. pen., sez. VI, 20 aprile 2006, n. 14043 (ud. 6 febbraio 2006), Stanziale. (C.p., art. 323; D.P.C.M. 19 luglio 1995, art. 1). [RV234106]

@Amnistia, indulto e grazia - Indulto - Applicazione - In sede di cognizione

--In sede di esecuzione, il provvedimento applicativo dell'indulto, erroneamente emesso in fase di cognizione, può essere revocato, salvo che risulti che il giudice della cognizione abbia, almeno implicitamente, preso in esame la causa di revoca e l'abbia ritenuta inoperante, pur in presenza di una causa di revoca.

    Cass. pen., sez. I, 27 febbraio 2006, n. 7261 (c.c. 31 gennaio 2006), Profilo. (C.p., art. 174; c.p., art. 672; D.P.R. 22 dicembre 1990, n. 394). [RV234071]

@Antichità e belle arti - Cose di interesse artistico e storico - Omessa bollatura e vidimazione del registro di operazioni giornaliere dei commercianti di cose antiche o usate - Depenalizzazione

--A seguito dell'introduzione dell'art. 17 bis, comma terzo TULPS, ad opera dell'art. 3 del D.L.vo n. 480 del 1994, poi modificato dalla legge n. 388 del 2000, sono state depenalizzate una serie di violazioni del medesimo testo unico tra cui quella dell'art. 128, che prevede l'obbligo per i commercianti di cose antiche od usate di tenere un registro delle operazioni che compiono giornalmente, e pertanto si è determinata la depenalizzazione della violazione dell'obbligo (accessorio e strumentale al primo) di bollatura o vidimazione di detto registro, che integra solo un illecito amministrativo, sanzionato con il pagamento di una somma indicata nell'art. 221 bis, comma secondo TULPS.

    Cass. pen., sez. III, 11 aprile 2006, n. 12646 (ud. 18 gennaio 2006), Colagiovanni. (R.D. 18 giugno 1931, n. 773, art. 17 bis; D.L.vo 13 luglio 1994, n. 480, art. 3; L. 23 dicembre 2000, n. 388). [RV234011]

@Appello penale - Cognizione del giudice di appello- Reformatio in peius - Esclusione di una aggravante

--Non viola il divieto di reformatio in peius il giudice di appello che, su gravame del solo imputato, pur escludendo l'esistenza di una circostanza aggravante, lasci inalterata la misura della pena inflitta in primo grado, qualora a quella esclusione non consegua una automatica riduzione di questa, ma la necessità di un rinnovato giudizio comparativo tra aggravanti residue e attenuanti, nella formulazione del quale il giudice di secondo grado conserva piena facoltà di conferma del precedente giudizio di valenza, il cui esercizio è insindacabile in cassazione, se congruamente motivato. (Fattispecie nella quale il giudice di appello aveva escluso l'aggravante della esposizione del bene alla pubblica fede, ma confermato quella dell'uso di violenza sulle cose, mantenendo fermo il giudizio di equivalenza con le attenuanti generiche come formulato in prime cure).

    Cass. pen., sez. V, 13 aprile 2006, n. 13252 (ud. 13 gennaio 2006), Mollicone e altro. (C.p., art. 69; c.p.p., art. 597). [RV233981]

@Appello penale - Dibattimento - Rinnovazione dell'istruzione - Assunzione di testi

--In tema di rinnovazione del dibattimento nel giudizio di appello, deve escludersi che i presupposti di cui al secondo comma dell'art. 603 c.p.p. per l'esercizio, da parte del giudice, del potere-dovere di disporre la rinnovazione dell'istruzione dibattimentale per l'assunzione di nuove prove sopravvenute o successivamente scoperte, risultino integrati solo sulla base della sopraggiunta possibilità di assumere in qualità di testimone un coimputato che sia stato assolto in primo grado; e ciò in quanto, in tale sede, sarebbe sempre stato possibile provocare, nel corso dell'esame, le sue dichiarazioni favorevoli con conseguente ingresso nel processo di un dato che, sebbene soggetto alle particolari regole valutative di cui all'art. 192, comma terzo, c.p.p., non può certo ragionevolmente ritenersi sopravvenuto o scoperto successivamente, con la conseguenza che la sua acquisizione in appello è consentita, ai sensi del primo comma dell'art. 603 c.p.p., solo ove il giudice ritenga di non essere in grado di decidere allo stato degli atti.

    Cass. pen., sez. III, 7 febbraio 2006, n. 4850 (ud. 13 gennaio 2006), Ehiuwa Ogbeba. (C.p.p., art. 192; c.p.p., art. 197; c.p.p., art. 603). [RV234052]

@Appello penale - Incidentale - Effetto estensivo alle statuizioni civili - Limiti

--È inammissibile l'appello incidentale che abbia ad oggetto non solo capi ma anche soltanto punti della decisio- Page 320 ne impugnata, diversi da quelli investiti dall'appello principale. Ne consegue che, poiché, in base alla previsione di cui all'art. 574, comma quarto, c.p.p., l'impugnazione avanzata dall'imputato contro la pronuncia di condanna penale estende oggettivamente i suoi effetti devolutivi alla pronuncia di condanna al risarcimento dei danni, se dipendente dal capo o punto impugnato, e poiché tale effetto estensivo non si produce in relazione alle autonome statuizioni concernenti le modalità e i criteri di liquidazione del risarcimento del danno, non è ammesso l'appello incidentale della parte civile su tali punti, quando l'appello principale dell'imputato abbia l'oggetto sopra indicato.

    Cass. pen., sez. V, 14 aprile 2006, n. 13660 (ud. 22 febbraio 2006), Furfaro. (C.p.p., art. 574; c.p.p., art. 595; c.p., art. 185). [RV233982]

@Armi e munizioni - Custodia - Omessa custodia - Fattispecie

--Integra il delitto di cui all'art. 20, comma primo, prima parte, e comma secondo, L. 18 aprile 1975 n. 110 (omissioni di cautele necessarie per la custodia di armi ed esplosivi) la condotta di colui che lascia un fucile da caccia all'interno di un'autovettura parcheggiata in una zona dove è possibile l'esercizio di attività venatoria, sussistendo la concreta possibilità che estranei entrino agevolmente in possesso dell'arma lasciata alla loro portata.

    Cass. pen., sez. I, 12 aprile 2006, n. 13006 (ud. 30 marzo 2006), P.M. in proc. Scarabicchi. (L. 18 aprile 1975, n. 110, art. 20). [RV234075]

@Associazione per delinquere - Associazione di tipo mafioso - Organismo centrale con poteri decisionali sui delitti più gravi - Responsabilità concorsuale dei componenti in caso di mancata opposizione all'esecuzione di uno di tali delitti

--Qualora un'associazione di tipo mafioso sia caratterizzata dall'esistenza di un organismo di vertice, ogni deliberazione di azioni delittuose di natura strategica è di regola ascrivibile a coloro che ne fanno parte, a meno che non siano acquisiti elementi per ritenere che il soggetto non sia stato consultato o abbia espresso il suo dissenso. (La Corte ha annullato con rinvio la sentenza di assoluzione fondata su presunzioni in relazione alla possibile espressione di un dissenso).

    Cass. pen., sez. I, 6 aprile 2006, n. 12393 (ud. 6 dicembre 2005), P.G. in proc. Geraci. (C.p., art. 110; c.p., art. 416). [RV234080]

@Associazione per delinquere - Continuazione - Ammissibilità - Condizioni

--È ipotizzabile la sussistenza della continuazione tra reato associativo e reati fine a condizione che questi ultimi siano già stati programmati al momento della costituzione della associazione. (Fattispecie nella quale la richiesta di applicazione della disciplina del reato continuato è stata ritenuta infondata perché basata unicamente sul rilievo che l'acquisto di sostanze stupefacenti era avvenuto mentre era in vita la associazione criminale e con il concorso degli aderenti alla associazione stessa).

    Cass. pen., sez. I, 10 aprile 2006, n. 12639 (c.c. 28 marzo 2006), Adamo. (C.p., art. 81; c.p., art. 416). [RV234100]

@Atti e provvedimenti del giudice penale - Atti abnormi - Decreto di citazione conseguente ad opposizione a decreto penale di condanna - Esclusione

--Non è abnorme il provvedimento con il quale il giudice del dibattimento, nel giudizio di opposizione a decreto penale di condanna, rimetta gli atti al pubblico ministero dichiarando la nullità del decreto di citazione per la genericità del fatto criminoso, quando egli non utilizzi al di là del ragionevole limite il potere conferitogli dall'ordinamento ed individui l'elemento della contestazione che deve essere specificato, al fine di rendere adeguata la descrizione del fatto contestato, in modo che il pubblico ministero possa modificare agevolmente la contestazione con tale elemento.

    Cass. pen., sez. III, 7 aprile 2006, n. 12443 (c.c. 22 febbraio 2006), P.M. in proc. Sabato. (C.p.p., art. 181; c.p.p., art. 460; c.p.p., art. 491; c.p.p., art. 606). [RV234013]

@Atti e provvedimenti del giudice penale - Correzione di errori materiali - Procedura de plano - Illegittimità

--È abnorme il provvedimento con cui il G.u.p. corregge con procedura de plano il decreto che dispone il giudizio, modificando l'organo giudicante davanti al...

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