La libertà di manifestazione del pensiero e I suoi strumenti

AutoreGiovanni Vaglio
Pagine197-203

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@1. Lo scenario nel 2006: la televisione e gli altri strumenti per la manifestazione del pensiero

Sono passati solo pochi anni dalle ultime considerazioni svolte sull'argomento nella precedente edizione di questo volume.

In quello scritto la riflessione si era soffermata prevalentemente sull'assetto normativo del sistema radiotelevisivo da poco riformato con l'introduzione della legge 3 maggio 2004, n. 112, c.d. legge Gasparri, dal nome dell'allora ministro proponente.

La prima lettura del testo aveva sollevato non poche perplessità sull'effettività delle soluzioni immaginate dal legislatore rispetto ai problemi classici dell'emittenza radiotelevisiva: la garanzia della disponibilità del mezzo radiotelevisivo come strumento di realizzazione della libertà di manifestazione del pensiero, l'iniziativa economica privata. Il dibattito sul progetto di legge e quello che ha seguito la sua approvazione ed entrata in vigore hanno chiaramente confermato che il problema reale è, sin dall'introduzione dell'emittenza privata in Italia, quello di un bilanciamento equo fra questi due valori.

In altre parole pluralismo delle idee e dei soggetti, come garanzia ed affermazione del sistema democratico, da un lato e tutela dalle concentrazioni monopolistiche o oligopolistiche, come garanzia ed affermazione delle regole del mercato e dell'iniziativa economica, dall'altro. Queste due situazioni le ultime due che si sono pienamente e patologicamente realizzate in Italia. Dapprima con il monopolio pubblico radiotelevisivo sino agli anni settanta del secolo scorso e successivamente, sino ad oggi, con un sostanziale duopolio nel quale il sistema/mercato televisivo e caratterizzato dal soggetto pubblico con tre reti mentre quello privato in ambito nazionale è caratterizzato dalla presenza di un gestore anch'esso titolare di tre reti e con una forte capacità di controllo del mercato pubblicitario e dei prodotti televisivi.

La situazione che caratterizza il sistema televisivo rende chiara la circostanza che in questo settore laddove si ricerchi un equilibrio fra le forze in campo quest'equilibrio deve essere ricercato non solo con riferimento al mercato radiotelevisivo ma anche di quello pubblicitario che costituisce l'effettivo punto di forza di una visione (costituzionalmente impossibile) esclusivamente imprenditoriale del settore.

Sulla base di questi presupposti gli istituti contenuti nella legge 3 maggio 2004, n. 112, attualmente in vigore, quali il SIC (Sistema integrato della Comunicazione) e il ritorno ad un forte controllo della maggioranza parlamentare e del governo del sistema pubblico insieme con la sostanziale mancata attuazione della giurisprudenza della Corte costituzionale si presentano come un potenziale indebolimento delle garanzie alle quali si è accennato. Page 198

Anche per queste ragioni due anni dopo la tormentata entrata in vigore della legge Gasparri (segnata anche da un rinvio alle camere da parte del Presidente della repubblica e da una nuova approvazione con alcune modifiche rispetto al testo originario, nonché da una campagna promozionale governativa finalizzata alla diffusione gratuita del digitale terrestre) e dopo una tornata elettorale che ha determinato il cambio della maggioranza politica si torna a parlare di riforma del sistema radiotelevisivo.

Il nuovo progetto Gentiloni (dal nome del Ministro proponente) non ha ancora iniziato il prevedibile lungo iter parlamentare ma è già stato oggetto di dure critiche da parte dell'attuale opposizione alla quale si deve la paternità dell'attuale sistema normativo.

L'animato dibattito scaturito dal progetto ha riportato l'attenzione sulla centralità del sistema radiotelevisivo questa volta non solo come attività di impresa ma come strumento di ausilio alla formazione dell'opinione, mezzo della libertà di manifestazione del pensiero, strumento talmente potente dal punto di vista della capacità di persuasione (di induzione del consenso e del bisogno) che in talune occasioni deve essere necessariamente regolamentato per consentire a tutti i soggetti una parità di accesso. È il caso delle trasmissioni svolte durante le competizioni elettorali che sono disciplinate da appositi regolamenti predisposti per il servizio pubblico dalla Commissione bicamerale di vigilanza e dalla legge che ha introdotto il metodo della par condicio, sistema anche questo criticato dai sostenitori di quelle che potrebbe essere definito come una sorta di liberalismo elettorale che tende equiparare il voto ad una mera attività di marketing e non ad momento fondamentale per il funzionamento del sistema democratico.

Alle ipotesi di innovazione del sistema introdotte dal progetto Gentiloni sarà dedicato il paragrafo successivo, in questa sede è opportuno completare la riflessione sull'evoluzione degli strumenti per l'attuazione della libertà di manifestazione del pensiero facendo qualche breve cenno agli strumenti attualmente utilizzati o utilizzabili.

Questo perché, sebbene la cosa non sia ancora del...

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