Le mafie nella capitale e nel lazio, il 'processo di narcotizzazione' in atto: un serio pericolo per tutto il paese

AutorePiero Innocenti
Pagine23-24
665
dott
Rivista penale 7-8/2018
DOTTRINA
LE MAFIE NELLA CAPITALE
E NEL LAZIO, IL "PROCESSO
DI NARCOTIZZAZIONE"
IN ATTO: UN SERIO PERICOLO
PER TUTTO IL PAESE
di Piero Innocenti
"Sconf‌iggere le maf‌ie è un dovere della Repubblica" ha
detto il presidente Mattarella, in occasione dell’anniver-
sario (30 aprile scorso) degli omicidi di Pio La Torre e di
Rosario Di Salvo. Avrei completato la frase aggiungendo
che sarebbe (stato) un dovere impedire che continuino
(continuassero) ad aggiungersi altre maf‌ie nel già dram-
matico panorama criminale del nostro Paese, diventato
quello preferito dai delinquenti stranieri. Avrei anche sot-
tolineato il dovere di dare le necessarie risorse umane e
materiali alle forze di polizia e alla magistratura per ten-
tare di arginare almeno le maf‌ie, vecchie e nuove, neutra-
lizzando i politici corrotti, assicurando lavoro a chi vive in
territori trascurati da decenni, dove boss e capetti si sono
spartiti il controllo di città e di intere regioni. Il Lazio e la
Capitale inclusi.
Bisogna leggere il meticoloso terzo rapporto sulle "Ma-
f‌ie nel Lazio" (curato dall’ Osservatorio Tecnico-Scientif‌ico
per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio) presen-
tato il 23 aprile scorso a Roma, con cui si dà conto della
situazione straordinariamente drammatica sulla presenza
dei clan maf‌iosi nella Capitale e in provincia. Intanto ci
si chiede come sia stato possibile lasciar marcire le tante
situazioni di illegalità e di crescita di criminalità emerse
solo negli ultimi anni, dopo pazienti e coordinate indagini
svolte da alcuni settori della polizia giudiziaria e coordi-
nate dai magistrati della Procura Distrettuale. Si può, ra-
gionevolmente, pensare a distrazioni, sottovalutazioni, im-
preparazioni di responsabili e subordinati di alcuni dei vari
uff‌ici e comandi territoriali delle forze di polizia? Per quale
motivo, per troppo tempo, anche in sede giudiziaria, la pre-
senza delle maf‌ie ad Ostia è stata negata? (sul punto anche
Rosy Bindi, ex presidente della Commissione parlamentare
Antimaf‌ia dopo la missione ad Ostia nel corso del 2017).
Come è stata possibile l’espansione, nella Capitale e
lungo il litorale, dei vari clan? È stato il diffuso clima di
intimidazione e di omertà tra i cittadini a impedire qual-
siasi tentativo di scoprire questa palude criminale che
stava soffocando la città? Chi e cosa hanno reso possibi-
le la nascita e lo sviluppo di quel complesso e stratif‌icato
sistema criminale emerso nelle indagini del "Mondo di
Mezzo"? Come è stato possibile per quella banda di cri-
minali imperversare impunemente per anni "senza trova-
re resistenza ed alcun baluardo di legalità"? Il rapporto
sulle Maf‌ie nel Lazio, con il consueto rigoroso approccio
già manifestato nelle passate edizioni, senza ricorrere a
contorsionismi verbali e a valutazioni soggettive o analisi
sociologiche, offre la chiave di lettura per capire qualcosa
di più sulle mostruosità criminali romane e avere risposte
a queste domande. Lo fa citando sentenze, provvedimen-
ti giudiziari, in molti casi def‌initivi, fatti storici accertati.
Anche per questo sarebbe importante, a mio avviso, legge-
re e commentare (con la presenza di esperti) il rapporto
nelle scuole secondarie, per rendere consapevoli i giovani.
Il controllo del narcotraff‌ico, in generale, continua a
rappresentare il movente principale nella lotta tra bande
e clan ed il rapporto vi dedica un’apposita sezione di una
ventina di pagine ("Narcotraff‌ico internazionale e piaz-
ze di spaccio"). Dunque, sono diversi i "narcoquartieri"
romani dove si spacciano stupefacenti in ogni ora della
giornata. Zone controllate da "..una galassia di gruppi cri-
minali che, in rapporti anche con importanti famiglie di
camorra e ‘ndrangheta, si sono divise, in una logica pura-
mente maf‌iosa vie e piazze di spaccio". Tra i fatti sbalor-
ditivi segnalati nel rapporto quello del clan che controlla
gran parte delle attività illecite a Tor Bella Monaca, il cui
volto è ben impresso sul muro di un immobile di proprietà
comunale nel quartiere. Un murales che sta lì da molto
tempo e che non è stato mai rimosso, come ha sottolineato
Michele Prestipino, procuratore aggiunto di Roma e che
rappresenta "motivo di grandissimo prestigio criminale"
in un quartiere dove si imporrebbero interventi straordi-
nari, non solo di polizia, per riaffermare l’autorità statale.
Situazioni parimenti allarmanti anche a Montespaccato,
a Pigneto, a Primavalle, solo per citare alcune zone della
Capitale, dove girano, quotidianamente, "parecchi chili di
cocaina" (già oltre 2,5 ton di stupefacenti sequestrati a
Roma e provincia nei primi quattro mesi del 2018).
Con il narcotraff‌ico, poi, questi gruppi criminali hanno
assimilato il metodo maf‌ioso dai contatti avuti con i clan
più strutturati, ampliando il giro di affari per praticare
recupero crediti, usura, estorsioni. Il traff‌ico/spaccio di
stupefacenti resta, tuttavia il grande business per la crimi-
nalità come si evince dalle attività di contrasto svolte sul
territorio dalle forze di polizia e dalle dogane. Come ogni
anno, anche nel corrente, sapremo come sono andate esat-
tamente le cose in questo ambito solo a metà del 2018 con
la pubblicazione della relazione annuale della Direzione
Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) del Dipartimento
della Pubblica Sicurezza anche se sono già noti, grazie ai
rapporti mensili redatti dalla stessa DCSA sul sito della Po-
lizia di Stato i dati, sia pure provvisori, sui sequestri di stu-
pefacenti, le denunce all’a.g. per i delitti collegati al nar-
cotraff‌ico e la loro distribuzione nelle varie province. Per i
sequestri, il dato nazionale del 2017 si attesta sulle cento
tonnellate e rappresenta il record dopo quello assoluto del
2014, che registrò oltre 154ton di sequestri complessivi di
stupefacenti (va anche ricordato che, f‌ino al 2012, la me-
dia annuale dei sequestri era stata di circa 36ton).

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