DECRETO 3 marzo 1999 - Approvazione delle linee di indirizzo dell'attivita' promozionale pubblica per il 2000

IL MINISTRO DEL COMMERCIO CON L'ESTERO Visto il decreto legislativo 12 gennaio 1946, n. 12 concernente le "attribuzioni del Ministero del commercio con l'estero"; Vista la legge 16 marzo 1976, n. 71 recante "modifica delle procedure amministrative e contabili in materia di attivita' promozionale delle esportazioni italiane"; Vista la legge 14 gennaio 1994, n. 20 recante "disposizioni in materia di giurisdizione e controllo della Corte dei conti"; Vista la legge 25 marzo 1997, n. 68, recante "Riforma dell'Istituto nazionale per il commercio estero" ed, in particolare, il suo art. 7; Visto il decreto ministeriale 11 novembre 1997, n. 474, concernente "Regolamento recante approvazione dello statuto dell'Istituto nazionale per il commercio estero"; Ritenuta l'esigenza di emanare - sentito il Comitato consultivo I.C.E. - le linee di indirizzo dell'attivita' promozionale per il 2000; Decreta

Art. 1.

Sono approvate le linee di indirizzo dell'attivita' promozionale pubblica per il 2000, riportate in allegato.

Dette linee di indirizzo sono trasmesse all'I.C.E., in conformita' di quanto previsto dall'art. 7, comma 1, della legge 25 marzo 1997, n. 68, perche' sulla loro base l'Istituto elabori il piano delle attivita' promozionali da sottoporre all'approvazione della competente Direzione generale del Ministero, in conformita' a quanto stabilito dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 80.

Esse costituiscono, inoltre, atto di indirizzo e di orientamento dell'attivita' promozionale svolta all'estero dagli enti pubblici.

Art. 2.

Il presente decreto verra' inviato alla Corte dei conti per la registrazione e sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.

Roma, 3 marzo 1999 Il Ministro: Fassino Registrato alla Corte dei conti il 14 aprile 1999 Registro n. 1 Commercio estero, foglio n. 17

Allegato LINEE DI INDIRIZZO DELL'ATTIVITA' PROMOZIONALE 2000 1. Premessa.

Le "linee di indirizzo" del Ministero tendono a favorire la crescita della produzione nazionale, esposta alla concorrenza estera ed alle oscillazioni della domanda proveniente dal mercato globale.

I rischi che incombono sull'economia reale a seguito degli "effetti domino" connessi a turbolenze finanziarie dei mercati esteri e l'accresciuta competitivita' connessa ai processi di globalizzazione ed ai nuovi strumenti di scambio introdotti dalle recenti tecnologie (es. "canali del commercio elettronico, fiere virtuali, teleconferenze") impongono, da un lato, modelli di comportamento imprenditoriale piu' consapevoli e innovativi dall'altro, fanno carico ai soggetti pubblici che operano nel comparto del commercio estero di una grande responsabilita', in considerazione del peso che tale componente ha nell'economia nazionale e dei riflessi che il processo di internazionalizzazione ha sul livello di occupazione interna.

Tali responsabilita' sono condivise, oggi ancor di piu', a livello governativo con gli enti regionali e locali a seguito del decentramento delle funzioni strumentali allo sviluppo dell'internazionalizzazione del territorio.

Pertanto, in un simile contesto emerge con sempre maggiore evidenza la necessita' di ispirare l'attivita' promozionale sempre di piu' ad una logica di "Sistema-Paese", al cui interno sviluppare sinergie intese ad ottimizzare i servizi di internazionalizzazione da prestare all'utenza imprenditoriale e ad affermare la qualita' delle produzioni italiane che - con l'adozione dell'euro - sara' quotata in una valuta piu' forte, spuntando quindi prezzi meno competitivi.

  1. Quadro internazionale e posizione dell'Italia.

    2.1. Lo scenario economico internazionale tra il 2000 ed il 2002

    segnali di recupero e punti di crisi.

    La crisi iniziata nell'estate del 1997 in Asia ed estesasi alla Russia nell'agosto 1998 ha avuto effetti dirompenti sui mercati finanziari dei Paesi emergenti ed in particolare sull'America Latina.

    Sebbene il pericolo di una recessione globale sembri superato, lo scenario internazionale rimane carico di incertezze: nelle previsioni elaborate dai principali organismi nazionali ed internazionali non vi e' ancora convergenza sulle possibili ripercussioni di queste turbolenze.

    La crescita dell'economia mondiale dovrebbe rallentare ulteriormente nel 1999, principalmente a causa del peggioramento delle aspettative di profitto da parte delle imprese, che agira' da freno sugli investimenti.

    Tuttavia, a fronte di questo scenario, si prevedono incoraggianti segnali di ripresa dell'economia mondiale nel periodo 2000-2002. Il superamento della crisi da parte della maggioranza dei Paesi del Sudest asiatico ed il rinnovato slancio delle economie industrializzate e dei Paesi in transizione - ad eccezione della Russia e degli altri Paesi della Comunita' di Stati Indipendenti (CSI) ad essa legati da rapporti commerciali e finanziari - si dovrebbero riflettere in un rilancio del commercio mondiale, il cui tasso di crescita dovrebbe passare dal 4,6%, stimato per il 1998, al 6,1% previsto per il 2000.

    Per quanto riguarda l'Unione europea, nel triennio 2000-2002 si prevede un tasso di crescita medio del PIL pari al 2,6%. All'interno di quest'area, il Paese piu' dinamico dovrebbe essere l'Irlanda, con una crescita media nel triennio del 4,5%, seguita da Spagna e Grecia (entrambe 3,1%). Tra i principali Paesi europei, le economie di Regno Unito, Italia e Germania dovrebbero espandersi a ritmi sostenuti, mentre per il prodotto interno lordo francese si prevede un incremento inferiore a quello medio dell'Unione europea.

    Il Nord-America dovrebbe crescere ad un tasso medio del 2,3%. In particolare, rispetto al triennio 1997-1999, si prevede un'accelerazione della dinamica del PIL canadese ed un rallentamento di quella statunitense. Gli Stati Uniti dovrebbero comunque confermarsi come una delle principali forze trainanti del commercio mondiale sebbene l'espansione delle loro importazioni sia prevista rallentare sensibilmente.

    Anche i Paesi dell'Europa centroorientale dovrebbero continuare a far registrare ritmi di sviluppo considerevoli. La ripresa della crescita economica nell'Unione europea dovrebbe riflettersi in un'accelerazione delle loro esportazioni.

    Nei cinque Paesi in lista per entrare nell'Unione europea - Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Polonia e Slovenia - la crescita dovrebbe essere sostenuta anche da un forte afflusso di investimenti diretti esteri, attratti dalle prospettive dell'integrazione e favoriti da decisioni politiche sempre piu' orientate ad armonizzare gli standard economici, finanziari ed istituzionali a quelli europei.

    In Medio Oriente ed in Africa settentrionale, una volta svaniti gli effetti della crisi asiatica, si prevede che il tasso medio di crescita passi dal 2,6% degli anni 1988-97 al 3,4% del 1998-2007. Il miglioramento dovrebbe essere particolarmente significativo in Egitto, Giordania, Libano, Marocco, Siria e Tunisia, la cui crescita dovrebbe risultare in media del 4,4% circa nel prossimo decennio.

    Tuttavia, cio' dipendera' molto dall'attuazione di riforme economiche che favoriscano una riduzione del ruolo dello Stato nell'economia e che permettano alle imprese nazionali di essere piu' competitive, in modo da sfruttare al meglio le opportunita' offerte dall'iniziativa euromediterranea Inoltre, le possibilita' di crescita dell'intera area sarebbero certamente favorite dal raggiungimento di una maggiore stabilita' politica.

    Nell'Africa subsahariana, il tasso di crescita del PIL dovrebbe registrare una decisa accelerazione, passando dal 2,3% del 1988-97 al 3,8% del 1998-2007. In particolare e' prevista una ripresa della crescita anche in Sud Africa che, insieme alla Nigeria, e' la principale economia dell'area.

    Le previsioni per l'America Latina sono caratterizzate da un elevato grado di incertezza, a causa della crisi che ha investito recentemente il Brasile. In particolare, nel breve periodo, si possono prospettare due...

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