Il Liber Belial in Europa: analisi comparativa delle citazioni giuridiche

AutoreMichele Pepe
Pagine97-133
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1 L’utilità di un’analisi comparativa
L’Encicliopedia Popolare Italiana, alla voce relativa a Jacopo
Palladino e riferendosi al Liber Belial scrive: «Il Processus Luciferi
contra Iesum, od anche Belial, o Consolatio Peccatorum (...) doveva
servire, nell’idea dell’autore, a far conoscere, sotto una forma meno
arida dell’usato, i segreti della procedura; fu perciò generalmente
modificato secondo le forme giudiziarie del paese e del tempo in
cui si stampava»1. Uguali considerazioni troviamo in un articolo
pubblicato da Gaetano Crugnola nel 1897: il Liber Belial «È un vero
trattato di procedura (...) Il pubblico di allora comprese benissimo
(il suo) scopo, e su ciò noi non possiamo conservare dubbio alcuno
poiché, in tutte le traduzioni eseguite, esso venne accomodato alla
procedura giudiziaria del paese rispettivo»2. Ancora, lo storico tera-
mano Niccola Palma, sebbene per ragioni diverse - si tratta in questo
caso di difendere l’opera dell’uomo di Chiesa, del vescovo Palladino
da possibili accuse di blasfemia ed empietà -, sospetta alterazioni
rispetto all’originale: egli ritiene di dover «scusare (...) Giacomo per
ragione della rozzezza dei tempi, dell’età giovanile, e per la proba-
bilità che quanto nell’opera di lui vi ha di ridicolo, e forse di empio,
sia stato aggiunto da qualche malignio impostore»3.
1 Cfr. Nuova Enciclopedia Popolare italiana, ovvero dizionario generale di
scienze, lettere, arti, storia, geografia, Torino, 1866, 23° vol. alla voce “Teramo”.
2 G. CRUGNOLA, Belial o Consolatio Peccatorum di Giacomo Paladini, in
«La Rivista abruzzese di scienze, lettere ed arti di Teramo», fasc. XI, a. XII (nov.
1897), pp. 499 - 501.
3 N. PALMA, Storia della città e diocesi di Teramo, rist. Teramo 1981, volume
quinto, p. 97.
CAPITOLO III
Il Liber Belial in Europa:
analisi comparativa delle citazioni giuridiche
(di Michele Pepe)
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MICHELE PEPE
È lecito dunque chiedersi se – attesa la rilevanza giuridica dell’o-
pera del prelato teramano messa in evidenza dal saggio di Stefa-
no Vinci attraverso lo “scioglimento” delle citazioni giuridiche e il
riscontro della loro pertinenza – il Liber Belial possa essere stato
manipolato da editori e traduttori che si sono succeduti in tempi e
luoghi diversi per adattarlo al loro contesto giuridico.
La risposta alla questione non poteva che arrivare da una indagi-
ne comparativa delle citazioni giuridiche operata su versioni diverse
per origine geografica e per datazione:
1) J. Da Teramo, Beliale volgare intitolato Consolatione de Pecca-
tori, quale narra la quistione in forma di lite mossa al nostro Si-
gnor Messer Giesu Christo dal Dimonio infernale circa la salute
de gl’huomeni, tutto ciò approvando, et riprovando cò detti della
Sacra scrittura, in Vinegia per Bartholomeo detto l’Imperador, et
Franceso suo genero 1544 (=BV);
2) J. de Theramo, Liber Belial de Consolatione peccatorum, Vincen-
tiae presso il tipografo Enrico Ca’ Zeno da Sant’Orso, 1506 (=
BLat);
3) J. de Theramo, Liber Belial de Consolatione peccatorum, Veneti-
is, per Giovanni Antonio Nicolini de Sabio, 1533;
4) il manoscritto J. da Teramo, Universis Christi fidelibus, Laterano,
metà del XV sec. Coll. Assisi, Biblioteca del Sacro Convento, ms
73 (= BMs);
5) J. de Teramo, Cy commence le Procès de Belial à l’encontre de
Jhésus [compilé par Jaques de Ancharano et translaté de latin en
françoys par Pierre Ferget], Lyon Mathias Huss 1482 (= BF);
6) J. de Theramo, Von der Zeit der gedonten Urteil, Bamberg Al-
brecht Pfister 1464 (= BD).
2. Il Liber Belial in Italia: (BMs – BLat - BV)
La copia manoscritta è conservata presso la Biblioteca del Sa-
cro Convento di Assisi4. Essa è rilegata in un unico volume con
4 J. DA TERAMO, Universis Christi fidelibus, Laterano, metà del XV sec. Coll.
Assisi, Biblioteca del Sacro Convento, ms 73 (= BMs). Per la datazione del mano-
scritto, che citiamo con il suo incipit poiché la copia manca di titolo, cfr. Inventari
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Il Liber Belial in Europa: analisi comparativa delle citazioni giuridiche
l’opera teologico-divulgativa Scrutinium Scripturarum del rabbino
spagnolo Salomon Levi, convertitosi al cristianesimo con il nome
di Paolo di Santa Maria5. Il codice è cartaceo, con una rilegatura
in pergamena e consta di trecentoventitrè fogli in tutto. Gli ultimi
ottanta sono quelli che riportano il Belial. Essi si presentano doppia-
mente numerati: in alto a destra si trova la numerazione più antica e
manoscritta; in basso, sempre a destra, quella più recente e apposta
meccanicamente. La nuova numerazione riproduce l’errore origina-
rio per il quale le carte 257 e 258 risultano invertite. Il testo, in latino,
è disposto su due colonne ed è redatto con inchiostro nero da due
mani diverse. Meno deciso e contraddistino da caratteri più slanciati
il tratto del secondo copista. Il cambio di grafia, perfettamente evi-
dente, si registra a partire dalla carta 315 recto. Il manoscritto non
presenta alcuna suddivisione, tuttavia, di tanto in tanto, il principio
dei capoversi è evidenziato dalla presenza di grandi lettere iniziali
tracciate con inchiostro rosso o blu. Marginalmente al testo e con
maggiore frequenza nelle prime carte sono apposte delle annotazio-
ni6. Esse consistono per lo più nella semplice indicazione dell’ar-
dei manoscritti delle biblioteche d’Italia a cura di G. MAZZATINTI, Forlì 1894, vol.
IV p. 35.
5 Paolo di Santa Maria nacque ebreo, con il nome di Salomon Levi. Converti-
tosi al cristianesimo, fu creato vescovo di Burgos, in Spagna, nel 1415. È questa la
ragione per cui è citato in alcune fonti con il nome di Paulus Burgensis o Paulus de
Burgo. Scrisse lo Scrutinium Scripturarum nel 1432. L’opera è conosciuta anche
con il titolo di Dialogus Pauli et Sauli contra Judaeos. Cfr. J. A. FABRICIUS, Biblio-
theca latina mediæ et infimæ aetatis, tomo V, Firenze 1858, p. 208.
6 La concentrazione delle annotazioni nella prima parte del manoscritto ac-
comuna la copia in esame con un’altra versione manoscritta del Belial, conservata
nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. Si tratta di una copia quattrocentesca e di
origine non italiana, eseguita nella città francese di Verdun. Redatto in latino, il co-
dice è cartaceo ed ha una rilegatura - non coeva - in pelle marrone chiara su cui so-
no impressi motivi geometrici. Il volume consta di 89 carte non numerate ed è ca-
ratterizzato da una grafia molto fitta, di difficile lettura anche a causa del frequente
uso di abbreviazioni. Sulla terza carta, certamente in un momento successivo a
quello della copia, è stata apposta l’indicazione dell’autore e del titolo dell’opera:
Jacobi de Ancharano de Theramo, Archidiaconi aversani et Canonici Aprutini Li-
ber Belial de consolatione peccatorum. Immediatamente dopo quest’annotazione
si rinviene una scritta apposta frettolosamente, anch’essa difficilmente decifrabile,
i cui ultimi due termini paiono essere Vicentia 1506. L’ultima carta del volume
porta la firma del copista, accompagnata dall’indicazione del luogo, ma non della
data del suo lavoro: Girardus Bolengerii de Hatonistastro, Virdunensis diocesis

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