La dignità come cifra del diritto del lavoro nel pensiero di Bruno Veneziani

AutoreMario Napoli
Pagine225-228
La dignità come cifra del diritto del lavoro nel pensiero
di Bruno Veneziani*
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L’iniziativa degli amici di voler festeggiare Bruno Veneziani con un raffronto
con l’opera scientica da Lui elaborata ha trovato in me un’immediata accetta-
zione. I proli da tratteggiare sarebbero numerosi. Bruno Veneziani ha rappre-
sentato per la mia generazione la gura di un fratello maggiore, dopo la genera-
zione dei padri Luigi Mengoni, Gino Giugni, Tiziano Treu.
Il suo apporto al Diritto del lavoro è soprattutto il Diritto sindacale, colto
nella duplice dimensione: il rapporto con le Relazioni industriali e il confronto
con il diritto comparato. Il dialogo con Lui si è sviluppato nel tempo con le Sue
venute a Milano e le mie a Bari. Intensa e indimenticabile la comunanza nella
vice direzione della Rivista giuridica del lavoro con il compianto direttore Gior-
gio Ghezzi.
A lui sono legato nella visione riformista del Diritto del lavoro ereditata,
anche per me, dal magistero di Gino Giugni.
Nella produzione scientica di Bruno mi posso vantare di avergli commissio-
nato due opere altamente signicative elaborate nella piena maturità.
La prima opera fu da me richiesta per il convegno milanese su Barassi e il
Contratto di lavoro1. In quell’occasione chiesi a Bruno di studiare, all’interno
della tematica sui poteri del datore di lavoro, il tema del potere di controllo2, già
oggetto della sua monograa giovanile. Dopo l’esposizione al convegno, Bru-
no riscrisse completamente il testo, accompagnandolo con un robusto apparato
critico, esplorando con particolare approfondimento la letteratura francese sul
contratto di lavoro. Il suo pezzo, assieme a quello di Pedrazzoli, rappresenta la
più suggestiva trattazione sul contratto di lavoro, colto dal versante attivo dei po-
teri dell’imprenditore senza i quali non è possibile conoscere la subordinazione.
In quell’occasione Bruno rinvia continuamente la consegna del manoscritto,
segno dello scrupolo nell’elaborazione dei testi scientici e del travaglio interio-
re che la accompagnava. Non mi soffermo su questo saggio poiché il dialogo tra
Bruno e Barassi fa da sfondo nel mio confronto con Barassi3.
Un’altra circostanza vide il mio invito a Bruno: la relazione di apertura in un
convegno sulla dignità nel 20084. Avevo iniziato l’anno precedente a leggere i
grandi valori della Carta di Nizza indagando, innanzi tutto, la solidarietà. Allora
venne a Milano Mario Giovanni Garofalo come relatore di Apertura5.
A Bruno toccò un ben più difcile tema. Com’era tradizione il tema della
dignità è stato trattato multidisciplinarmente da autorevoli studiosi. Bruno tenne

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