Un uomo di campagna 'davanti alla legge'. Josef K. incontra le leggi e l'amministrazione: una lettura della qualità dei testi normativi e degli atti amministrativi, della burocrazia e dei suoi princìpi, tra diritto e letteratura

AutoreNicola Pettinari
CaricaTitolare di assegno di ricerca presso la Facoltà di Scienze politiche, Dipartimento Istituzioni e società, dell'Università degli studi di Perugia e associato presso l'Istituto di Teoria e Tecniche dell'Informazione Giuridica del CNR
Pagine149-217
Un uomo di campagna ‘davanti alla legge’.
Josef K. incontra le leggi e l’amministrazione:
una lettura della qualità dei testi normativi e degli atti
amministrativi, della burocrazia e dei suoi princìpi,
tra diritto e letteratura
NICO LA PET TIN ARI
Qualunque impressione faccia su di noi,
egli è un servo della legge,
quindi appartiene alla legge
e sfugge al giudizio umano1
Franz Kafka
SOMM ARI O:1. Introduzione – 2. Il guardiano e il contadino. “Legge”, autori-
tà e legittimità verso una nuova amministrazione condivisa – 3. I princìpi della
buona qualità della “Legge” (atti normativi e amministrativi) tra “better regula-
tion” comunitaria e princìpi statali dell’attività amministrativa e del procedimento
– 3.1. Necessità della “Legge” – 3.2. Proporzionalità e sussidiarietà – 3.3. Trasparen-
za – 3.4. Accountability – 3.5. Simplicity – 3.6. Imparzialità – 4. Conclusioni –
5. Appendice
1. INT RODU ZIO NE
Davanti alla Legge, «uno dei più grandi enigmi della letteratura occidenta-
le»2, è un racconto che si colloca in perfetta specularità simbolica e narrativa
con l’opera che lo contiene: Il processo3. Il termine “racconto” solleva già
L’Autore è titolare di assegno di ricerca presso la Facoltà di Scienze politiche, Diparti-
mento Istituzioni e società, dell’Università degli studi di Perugia e associato presso l’Istituto
di Teoria e Tecniche dell’Informazione Giuridica del CNR.
1Citazione di chiusura del f‌ilm “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”,
Elio Petri, 1970.
2B. MAJ,Franz Kafka. Davanti alla Legge, Bologna, Clueb, 2008, p. 1.
3Pubblicato postumo nel 1925, Der Prozess fu scritto da Kafka presumibilmente fra l’ago-
sto del 1914 e il gennaio dell’anno successivo (ma rimaneggiamenti successivi avvennerof‌ino
al 1917). Nonostante il romanzo sia incompiuto, si presenta comunque completo del pri-
mo capitolo iniziale e di quello f‌inale (e anche l’impostazione dell’ordine dei capitoli sembra
essere quella delineata dallo scrittore ceco). Considerato dall’amico, biografo ed esecutore
150 Informatica e diritto /Relazioni e interventi nel Seminario “Entrare nella legge” ...
rif‌lessioni che anticipano la complessità ermeneutica di questo testo (secon-
do Purdy ispirato ad una storia talmudica4), che è stato variamente def‌inito
con un’ampia gamma di sostantivi caratterizzati dalla pretesa di def‌inirne il
genere e la valenza, tra i quali possiamo annoverare quello di “parabola”5,
“anti-parabola” o di “anti-f‌iaba” (antimärchen)6.
Indiscutibilmente il concetto di “antif‌iaba”, nell’accezione di qualcosa di
esattamente ribaltato e cupamente simmetrico rispetto alla dimensione pre-
scrittiva, ottimista e didascalica della f‌iaba7(da sempre deposito dei valori
religiosi ed istituzionali di una determinata cultura8), sembra idoneo ad ap-
procciare questo breve racconto scandito (in piena corrispondenza col testo
che lo contiene) da un costante rovesciamento della dimensione prescritti-
va del diritto: Kafka mostra in Vor dem Gesetz l’esatto contrario di ciò che
il diritto (la “Legge”) deve essere. Anzi, si potrebbe affermare che l’aspetto
testamentario Max Brod la «più grande opera» di Kafka, tale lavoro è giunto sino a noi solo
grazie alla decisione di quest’ultimo di non dare seguito alle disposizioni di Kafka, che ne
aveva raccomandato la distruzione.
4Cfr. S.B. PURDY ,A Talmudic Analogy to Kafka’s ParableVor dem Gesetz, in “Papers on
Language and Literature”, Vol. 4, 1968, n. 4, pp. 420-427.
5B. MAJ,op. cit., p. 7.
6J.H.W. ROSTEUT SCH ER,Kafkas Parabel “Vor dem Gesetz” als Antimärchen, in Gaier
U., VolkeW., “Festschrift für Friedrich Beissner“, Rotsch, Bebenhausen, 1974, pp. 359-363.
7Pur ciò non signif‌icando assolutamente che essa non riproduca di per sé immagini, situa-
zioni o personaggi sociologicamente devianti e/o deviati, ma anzi, «al contrario vi troviamo
l’industriale crudele, il pope ingordo, l’uff‌iciale arrogante (“il maggiore borioso”), il latifon-
dista asservitore, il soldato fuggiasco, il contadino povero, alcolizzato e rovinato»,V. PROPP ,
Le radici storiche dei racconti di magia, Roma,Newton & Compton Editori, 2003, p. 142.
8Innegabile come nelle f‌iabe, nelle quali viene riprodotto, più o meno velatamente, un
rito, si rinvengano chiare rappresentazioni di ciò che potremmodef‌inire “ordinamento”: lo
stesso Propp mise in luce come, per coglierne l’essenza, «dobbiamo individuare le manife-
stazioni concrete di questo ordinamento», V. PROPP,op. cit., p. 144. Signif‌icativamente il
f‌ilologo prosegue asserendo che «alcune di queste manifestazioni dell’ordinamento sono le
istituzioni», Ibidem.Istituzioni, dunque, che manifestano se stesse mediante un rito, quello
che sotto il punto di vista giuridico si sostanzia come “procedimento”, sia esso legislativo,
giurisdizionale (il processo, non a caso, viene anche identif‌icato nel linguaggio tecnico e co-
mune come “rito” in espressioni quali “rito abbreviato”)o amminis trativo,e che, esattamente
come il rito religioso, è regolato da rigidi canoni (formali e sostanziali) plasmati dal senso e
dalla funzione antropologica del rito stesso. Canoni stravolti e presentati nella loro veste più
assurda e surreale (illegittima, irregolare e ingiusta, potremmo aggiungere) nelle narrazioni
kafkiane che andremo ad analizzare, caratterizzate da una vera e propria «inversionedel rito»,
sulla base della quale non sarà diff‌icile rinvenire in esse «la conservazione di tutte le forme di
un rito al quale è stato però attribuito nella f‌iaba il senso o il signif‌icato contrario; il rito cioè
è stato usato all’inverso», Ivi, p. 147.
N. Pettinari /Un uomo di campagna ‘davanti alla legge’. Josef K. incontra le leggi ... 151
inquietante non stia tanto nel rovesciamento operato verso i singoli conte-
nuti conoscibili della “Legge” (in questo senso da intendere come “ordina-
mento”), ma che il rovesciamentopiù inquietante sia proprio quello operato
su una delle caratteristiche fondanti e più intrinsecamente legittimanti della
“Legge”: la sua pubblicità, ossia la possibilità di conoscerla da parte di co-
loro che ad essa sono sottoposti. Rovesciando questo aspetto di certezza si
apre la strada all’horror vacui scaturito da un’incolpevole, quanto angoscian-
te, ignorantia legis. “Incolpevole” in quanto “caduta”, al di fuori della loro
volontà, sui destinatari delle norme o delle decisioni dell’autorità pubblica
in virtù del suo potere; ed “angosciante” per il senso di spiazzamento che
da tale incertezza deriva per coloro che, coerciti da leggi che non conosco-
no, si sentono privati della possibilità di comprendere cosa sia conforme alle
norme e cosa non lo sia, con la conseguente impossibilità di una serena e ra-
zionale pianif‌icazione delle proprie azioni. Ignorantia legis che in ogni caso
non excusat, ma che anzi si guarda bene dal farlo: Josef K., il protagonista di
Der Prozess, verrà giustiziato con una crudeltà vivida e allucinante da incari-
cati di un tribunale del quale nulla si sa circa la legittimità del suo esistere,
ed il contadino protagonista di Davanti alla Legge (in un certo qual modo
alter ego di Josef K.), sentirà la verità sulla “Legge”, che ha umiliantemente
atteso in stato di prostrazione f‌ino alla f‌ine dei suoi giorni, solo poco prima
di spirare. Decisamente esplicativo un veloce scambio di battute, lapidario
ed emblematico, tra K. ed i loschi f‌iguri che lo hanno in custodia, le guardie:
Guardia: «[...]Questa è la legge. Dove sarebbe l’errore?»
Josef K.: «Non conosco questa legge»
Guardia: «Tanto peggio per lei»
Josef K.: «È una legge che esiste solo nelle loro teste»
Guardia: «Se ne accorgerà».
A rendere ancora più cupo il dialogo è l’intromissione di un’altra guardia,
Franz, che soggiunge versoil collega «Vedi Willem, ammette di non conosce-
re la legge e, al tempo stesso, afferma di essere innocente»; criptica e terribile
la risposta dell’amico, Willem per l’appunto: «Hai proprio ragione, ma non
gli si può far capire niente»9, rimarcando la caratteristica principale di K. e
della sua vulnerabilità: il suo non sapere/non capire.
Questo pervasivo senso del male di non conoscere, che quasi sembra una
versione – calata in ambiente giuridico-burocratico – moderna e spiazzante
9F. KAFKA ,Il Processo (Introduzione a cura di Giulio Raio), Roma,Newton, 1996, p. 21.

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