Izwe lethu': l'istanza d'esproprio senza indennizzo della terra, tra aspettative di giustizia sociale e contenimento sindemico Focus su Cape Town
Autore | Cristiana Fiamingo |
Carica | Docente di Storia e Istituzioni dell'Africa e di History and Politics of Sub-Saharan Africa dell'Università degli Studi di Milano |
Pagine | 108-140 |
ISSN: 2612-6672
2 • 2 • 2020
C. Fiamingo
“Izwe lethu”: l’istanza d’esproprio senza
indennizzo della terra, tra aspettative di
giustizia sociale e contenimento sindemico.
Focus su Cape Town
https://riviste.unimi.it/index.php/NAD/index
“Izwe lethu”: l’istanza d’esproprio
senza indennizzo della terra, tra aspettative di giustizia
sociale e contenimento sindemico
Focus su Cape Town
Cristiana Fiamingo
Abstract
After the South African National Assembly approval of the motion by the Economic
Freedom Fighters to allow the State to expropriate land without awarding compensation
(LEWC), the access of landless black people to a new redistribution seemed on the verge
of being resolved once and forever. Even the public auditions to approve the amendment
of the property clause in section 25 of the Constitution, seen as an obstacle to
expropriation procedures, have been completed. But high expectations are now going to
be dramatically deluded. Especially those of shack dwellers, who in informal settlements
in the urban outskirts, struggle against the perpetuation of apartheid, and claim the right
to move into estates closer to the city centers and the economic opportunities they offer.
Due to the spread of Covid-19, evictions to de-densify the informal settlements and
transfers of thousands of families in new “ghettos” are under way. Hence, heavy
investments to build new quarters in the suburbs are diverting funds from improving
LEWC and are likely to fuel a further institutional crisis, within the syndemic one South
Africa will be suffering in months to come. The essay starts and concludes with a
perspective from the suburbs of Cape Town.
Keywords: Sudafrica – giustizia sociale – riforma fondiaria – riforma costituzionale –
COVID-19.
SOMMARIO: 1. “Izwe lethu”, ovvero l’insoluta questione dei diritti d’accesso
alla terra in Sudafrica: la voce di Cape Town. 2. Verso la soluzione
“Expropriation without compensation”. 2.1 Criticità della riforma fondiaria post-
apartheid. 2.2 La revisione dell’articolo 25 della Costituzione: strategia di
diversione? 3.Terra, ANC e COVID-19: la prospettiva dai suburbi di Cape Town.
APPENDICE: L’articolo della Costituzione da emendare.
Docente di Storia e I stituzioni de ll’Africa e di History and Politics of Sub-Saharan Africa
dell’Università degli Studi di Milano. Il testo è stato sottoposto a doppio re feraggio cieco . L’A.
ringrazia i reviewer per i preziosi suggerimenti.
Nuovi Autoritarismi e Democrazie:
Diritto, Istituzioni, Società
n. 2/ 2020 ISSN 2612-6672 | 110
1. “Izwe lethu”, ovvero l’insoluta questione dei diritti d’accesso alla terra in
Sudafrica
La “Giornata dei Diritti Umani”, il 21 marzo, viene celebrata ormai alla
neoliberal-way anche in Sudafrica, proprio come festeggiamo noi il 1° maggio, a
negozi aperti e lavoratori oberati, ma ad istituzioni civiche chiuse per dar modo di
partecipare a manifestazioni pubbliche e gesti simbolici da parte
dell’establishment. Ultimamente, in modo ricorrente, non pochi hanno avversata
la scelta ˗ che, pure, sembrava la migliore allorché fu presa ˗, di far coincidere
quella giornata con le celebrazioni del massacro di Sharpeville. Il 21 marzo 1960,
in quella township africana, nel bacino industriale-estrattivo del Witwatersrand, a
sud di Johannesburg, fu inscenata una protesta pacifica contro il regime
dell’apartheid, soffocata nel sangue da polizia ed esercito sudafricano,
provocando 69 morti e 180 feriti. Il timore, ora, è che le ragioni (globalizzate) di
una celebrazione offuschino le ragioni e i martiri (locali) dell’altra ricorrenza
1
, ma
proprio in virtù di tale coincidenza, dal 21 marzo 2018, le manifestazioni hanno
assunto quel quid in più.
Nel 2018, la manifestazione nazionale ufficiale si è tenuta proprio nella ex-
township di Sharpeville. I media han “fatto memoria”, allora: nel corso dell’intera
giornata dei diritti umani, con intento più o meno esplicito, si sono accostate le
proteste del ʼ60 contro il Group Areas Act – la legge che imponeva ai civili
africani l’esibizione dei pass per muoversi da un quartiere razzializzato delle città
ad un altro –, alle recenti, fattive istanze di ridistribuzione terriera. Le interviste ai
manifestanti anziani, che avevano vissuto la tragedia di Sharpeville sulla propria
pelle, ricordavano infatti come, nel corso delle proteste di allora, si scandissero
slogan come Izwe lethu, ovvero, ‘la terra è nostra’, in xhosa.
Allo stesso modo, a Cape Town, dove mi trovavo per un soggiorno di ricerca,
la gente nelle strade intonava i canti dei movimenti di liberazione e richiamava gli
slogan del passato, brandendo cartelloni che invocavano «Decent housing for all»,
«Provincial land for housing» e ricordavano «Dispossessions: 1652, 1913, 1950»
2
.
Infatti, il frangente, a Cape Town, è stato occasione per ricordare come fossero
passati 105 anni da quando era stato approvato il Native Land Act 1913 che, col
Group Areas Act (che diede il via al cosiddetto apartheid legalizzato negli anni
ʼ50 del ʼ900), aveva espropriato i popoli neri della loro terra nelle campagne e
delle loro abitazioni in città. La segregazione, consolidata in Africa dai regimi
1
L. C hutel, South Africa’s Human Rights celebrations ignore the man who fought for it,
Quartzafrica, 21 marzo 2019, in https://qz.com/africa/1577487/human-rights-day-sharpeville-
commemorations-ignore-robert-sobukwe/ [NdR. ogni sito qui citato è stato verificato il 10
dicembre 2020].
2
Rispettivamente, anno dell’arrivo delle navi della Compagnia o landese delle Indie orientali, nella
Baia del Capo di Buona Speranza; anno della legge che relegava gli africani nel 7% del t erritorio
dell’Unione Sudafricana e del Group Areas Act.
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