Spese inutili dei comuni, 13 mila «microzone» da rifare
Autore | Corrado Sforza Fogliani |
Pagine | 822 |
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L'Associazione dei Comuni italiani ha fatto sapere (e pubblicare) su un quotidiano economico che l'83 per cento dei comuni ha (già) provveduto alla delimitazione delle microzone catastali. Senza avvedersi, peraltro, che - in questo modo - essa ha dato conto di un altro (ancora) monumento allo spreco eretto dai comuni italiani, sempre - comunque - pronti a lamentarsi della carenza di fondi oltre che ad alzare le aliquote Ici (come hanno incessantemente fatto, dal '93 ad oggi).
A proposito del dato riferito, possono infatti essere svolte (almeno) due osservazioni.
La prima. I 6887 Comuni che hanno provveduto, risultano aver individuato 12.894 microzone in tutto: praticamente, una media (salvo qualche regione) di 2 microzone per comune. È proprio questo che si chiedeva? I comuni, hanno - allora - «debuttato» bene, nella materia catastale?
La seconda. Il D.P.R. 23 marzo 1998 n. 138 ha disposto la revisione delle tariffe d'estimo, da effettuarsi «sulla base dei canoni annui ordinariamente ritraibili, con riferimento ai dati di mercato delle locazioni» nonché «dei valori di mercato degli immobili». Lo stesso provvedimento disponeva poi l'articolazione del territorio comunale in microzone, sulla base di «ambiti territoriali di mercato omogeneo sul piano dei redditi e dei valori» (il riferimento al criterio delle tarife d'estimo è di tutta evidenza). Ancora il D.P.R. n. 138/98 stabiliva che i consigli comunali avrebbero dovuto individuare - con propria delibera - tali microzone «entro nove mesi alla data di entrata in vigore» del regolamento (cioè, entro fine febbraio 1999). In difetto, avrebbe dovuto provvedere l'Ute entro i tre mesi successivi (cioè, entro maggio dell'anno scorso).
La legge 13 maggio 1999 n. 133 aveva peraltro modificato radicalmente (sia pure non condivisibilmente) le cose. Tale ultima normativa prevedeva in pratica - al suo art. 18, la cui delega è in corso di rinnovo in sede di collegato fiscale
- il superamento del «reddito catastale» e la sua sostituzione con il cosiddetto «valore d'estimo delle unità immobiliari»: disposizione che era (e sarà, dopo il rinnovo della delega) incompatibile con la riforma del catasto così come prevista dai precedenti provvedimenti - fra cui il D.P.R. n. 138/98 - i quali fanno evidente riferimento ad...
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