Introduzione

AutoreSlawomir Kursa
Pagine9-14
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INTRODUZIONE
Nella millenaria storia del diritto romano è interessante seguire le
differenti discipline dell’eredità, le quali hanno riflesso i cambiamenti
del fenomeno successorio nel corso dell’esperienza giuridica di un va-
sto arco temporale, che va dall’8° sec. a.C. al 6° sec. d.C.
Malgrado le diversità di approcci e di visioni, si può, tuttavia,
evidanziare una costante: quella della prevalenza del testamento
rispetto alla successione legittima. Infatti, l’espressione di ultima
volontà, da parte del testatore, dopo una prima fase relativa all’età
arcaica, fu ritenuta quasi ‘sacra’, come, lapidariamente, recitavano
le XII tabulae:
Tab. 5,3: Uti legassit super pecunia tutelave suae rei, ita
ius esto.
Ne conseguì che l’eredità legittima aveva luogo soltanto quan-
do il de cuius non avesse fatto testamento, oppure qualora il testa-
mento fosse stato invalido, inefficace oppure fosse stato annullato1.
Sempre il fenomeno successorio appare collegato con i rapporti
parentali all’interno del gruppo di appartenenza, che all’origine era
la gens e, nell’età storica (già nel V secolo), era la familia. Questi
legami, poi, si basavano sul vincolo di adgnatio (agnazione). Tut-
tavia, l’intervento correttivo del praetor fece emergere il legame tra
successione e cognatio (cognazione), che, alla fine, anche per la spin-
ta del pensiero stoico e, poi, del cristianesimo, finì per prevalere. Qui
va detto che, a causa dell’impatto del cristianesimo, gli imperatori
romani (soprattutto da Costantino in poi) hanno affermata la preva-
lenza dei ‘vincoli di sangue’, così come, rivoluzionando il prece-
dente ius, hanno progressivamente fatto spazio alle donne, in pre-
cedenza escluse totalmente dalla successione ereditaria.
1 Cfr., sul punto, G. PUGLIESE, Istituzioni di diritto romano, Padova 1986,
pag. 186.

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