Il volontariato penitenziario

AutoreMaura Benincasa
Pagine205-208

Page 205

Il carcere è produttore di violenza, depersonalizzazione, infantilizzazione e subcultura e concepire la risocializzazione mediante la pena detentiva, è una contraddizione che può essere ottenuta solo con l'apertura del carcere alla comunità esterna, non solo per consentire quel processo di osmosi indispensabile a garantire la possibilità stessa di una risocializzazione del detenuto, ma anche, e soprattutto, per far sì che il carcere divenga parte integrante della società per battere la logica della separatezza e della rimozione. Se la pena deve tendere anche alla risocializzazione del deviante e se il carcere è separazione non solo materiale, ma anche culturale, come pensate che noi, una volta fuori, potremo inserirci nella società??. . .

. I detenuti di Rebibbia

  1. - Un lungo cammino, una produzione legislativa esuberante, un dibattito culturale incessante: dalla Costituzione a oggi, passando per le riforme degli anni '70, i processi di regolamentazione ed esecuzione seguenti, sino ai cambiamenti odierni. Il rinnovamento delle politiche sociali ha dato nuovo volto all'apparato dei servizi amministrativi, sanitari, assistenziali; la realizzazione dello Stato Sociale ha richiesto il contributo sinergico di diverse forze, non per ultima quella della comunità locale si fa sempre più protagonista consapevole e responsabile della salvaguardia dei propri diritti, facendosi inoltre titolare dei propri doveri. Il principio della partecipazione, previsto dall'articolo 2 della Costituzione, si fa garante di una presenza più attiva del cittadino nell'organizzazione politica, economica e sociale del Paese, favorendo un rapporto interlocutorio tra le istituzioni e i destinatari dei propri interventi.

    L'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale

    (art. 2 Cost.), diventa quindi compito di ciascuno, sostenibile con un impegno collettivo o un'iniziativa individuale.

    È in questa idea di welfare comunitario che trova spazio il volontariato, assumendosi un impegno socio-politico che sostiene la centralità della persona umana, ed offre il suo servizio quale patrimonio indispensabile al rafforzamento dell'azione istituzionale.

    Il volontariato si presenta come fenomeno complesso in continua espansione ed evoluzione: dal riconoscimento legislativo del suo «valore sociale», legge-quadro 11 agosto 1991, n. 266, a oggi, esso si è progressivamente aperto a un rapporto costante con i poteri pubblici.

    Il ruolo del volontariato rispetto alle istituzioni è inteso come di collaborazione ed integrazione delle attività dei servizi pubblici e privati, umanizzazione dell'intervento, stimolo all'applicazione delle leggi vigenti, promozione di strategie economiche di solidarietà e denuncia delle ingiustizie.

    Qual è l'apporto del volontariato al sistema degli interventi penitenziari?

    Carcere e società, un binomio che deve guidare teoricamente ed operativamente il lavoro di diversi attori sociali: l'Amministrazione carceraria, in diretta comunicazione con gli Enti Locali, i servizi pubblici, il settore del volontariato e del privato sociale, sino all'opinione pubblica.

    Coordinamento, integrazione e solidarietà, questi i principi di un nuovo metodo di lavoro, che si prefigge di unire sforzi, risorse, idee per realizzare le finalità del trattamento penitenziario.

    I recenti fatti di cronaca e la partecipazione sempre più attiva di politici e personaggi illustri in questioni inerenti il sistema penitenziario, hanno in un certo senso alimentato l'interesse di un vasto pubblico; le dispute più accese verto no su dubbi e critiche riservate a leggi ritenute troppo permissive, a benefici considerati troppo generosi, ad interventi privi di coerenza e contraddittori.

  2. - «La finalità del reinserimento sociale dei condannati e degli internati deve essere perseguita anche sollecitando ed organizzando la partecipazione dei privati e di istituzioni o associazioni pubbliche o private all'azione rieducativa».

    Il primo comma dell'art. 17 dell'Ordinamento Penitenziario riprende il contenuto dell'art. 1 della stessa legge: il trattamento rieducativo deve tendere al reinserimento sociale, avvalendosi anche di contatti con l'ambiente esterno.

    Dalla solenne affermazione della finalità rieducativa e risocializzante della sanzione ne consegue che se il soggetto è da rieducare, cioè da reinserire nella società, occorre che i tramiti tra società e carcere non vengano interrotti, ma potenziati ed occorre anche che la collettività stessa venga coinvolta nel sistema degli interventi penitenziari, rendendosi partecipe del percorso di riavvicinamento del reo ai valori sociali ed alla convivenza civile.

    Rivolgendosi a categorie di soggetti privati della libertà, il legislatore ha esteso la possibilità di interazione con la comunità esterna in tutti i tipi di istituti di prevenzione e di pena, compresi gli ospedali psichiatrici giudiziari; le modalità trattamentali e l'organizzazione di qualsiasi tipo di iniziativa sono coordinate dal regolamento interno dell'istituto, che disciplina anche i controlli cui devono sottoporsi tutti coloro che accedono all'istituto (art. 16 O.P.).

    La congiunzione "anche" sembra sottolineare il carattere di complementarietà, o meglio, di integrazione tra il trattamento rieducativo messo in atto dalla direzione dell'istituto e ad opera dei suoi diversi operatori, e quello di enti ed associazioni esterne; ma tale rapporto di collaborazione sembra non essere facoltativo, in quanto l'art. 17 con l'espressione «sollecitando ed organizzando», pone a carico dell'amministrazione penitenziaria l'onere di organizzare le attività di sua competenza e nelle sue possibilit, e di sollecitare privati e istituzioni o associazioni pubbliche o private affinché le une collaborino con le altre nell'assolvimento delle proprie funzioni e responsabilità asserite dalla legge.

    Tra le istituzioni che aderiscono a progetti ex art. 17 rientrano Comuni e Province, scuole o enti di formazione professionale, cooperative sociali; tra i privati solitamente prevalgono aziende o artigiani, tra le associazioni quelle culturali, sportive, religiose e di volontariato.

    Questo invito alla collaborazione ed...

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