Il closing

AutoreArrigo Roveda
Pagine153-156
153
rivista di diritto privato Problemi delle professioni
1/2012
Il closing*
di Arrigo Roveda**1
Avete notato che, ultimamente, quando telefonate a quei notai un po’ spocchio-
si che vengono da quella città d’Italia dove fanno di tutto per attirarsi le antipatie dei
colleghi (che colgono senza esitazioni la palla al balzo), le loro centraliniste (mani
curate e minigonna, senza panino alla frittata nel cassetto) non rispondono più “il
notaio sta stipulando”, ma “il notaio è impegnato in un closing”?
Che cosa sarà mai ‘sto misterioso closing? Cosa avrà mai di diverso da una nor-
male stipula, da consentire alla centralinista di farsi ancor più bella usando un’e-
spressione inglese?
Perché una stipula sia denita “Closing” è necessario che siano soddisfatti con-
temporaneamente alcuni requisiti.
1) Devono essere coinvolte una pluralità di gure professionali e soprattutto non
meno di una decina di avvocati che avranno cura di designare il notaio comuni-
candogli una data ormai prossima e non modicabile. Che il notaio abbia ssato
altri appuntamenti è variabile non considerabile.
2) Deve essere garantito ai professionisti coinvolti (ma anche, anzi soprattutto, alle
banche) il pagamento di fees (non ci si azzardi a chiamarle parcelle o commissioni)
per un importo totale che si avvicina al PIL di uno stato africano. Quanto al nota-
io, al massimo ci si sorprenderà, perché chiede che siano in breve tempo rimborsa-
te quelle migliaia di euro che è costretto ad anticipare all’Agenzia delle Entrate.
3) Deve avere elementi di internazionalità conclamata o indotta. Per non svilire il
Closing, quando nessuno dei soggetti coinvolto ha sede fuori dalla cerchia dei
navigli, si cerca perlomeno di stipulare il nanziamento a Lugano o di fare in
modo che intervenga un soggetto cui sono stati conferiti poteri con procura bi-
lingue (anche se rilasciata da società italiana con atto di notaio italiano). Si narra
in città di un preclosing (cioè di un appuntamento in cui si controlla che tutte le
carte siano a posto) in cui dopo un’ora di conversazione in inglese un temerario
osò chiedere se fosse presente alla riunione qualcuno non italiano, ricevendo ri-
sposta negativa. È comunque indispensabile che le e-mail (circolarizzate ad alme-
no una ventina di persone) siano scritte in inglese.
4) Deve essere utilizzato un linguaggio iniziatico che i neoti, per essere ammessi al
“deal”, devono ngere di capire pena pesanti sanzioni sociali. I nanziamenti (sorry
* Già pubblicato online.
** Notaio in Milano.

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