Oggi come: ieri Scettici, scribi e la fine delie riviste sraridiebe

AutoreBernard Hibbitt
Pagine77-119

Page 77

@Premessa

Questo articolo risponde ad udi sene di ccinmeira ad un mio articolo laviate su posta elettronica nel 1996 Lds»; Wntest Re-£$se$sing the Law Re-viete; in the Àge of Cybenpace (ristampale nella Riviste Giuridica dell'Università di New York, (1996) e presente in Special Issue di Akron Law Re-view (Volume 30, numero2, inverno 1996). In bre,e, Lnsi Writes? sostiene che li continuo sviluppo della tecnologia di Interne: permette e dovrebbe Incoraggiare gli studiosi di diritto ad abbandonare h t:ad:zienale forma di pubblicazione della rivista giuridica - eoa rozze k sue ben note problematiche - per un sistema di autopubblicazione mediante il quale è possibile in sostanza archiviare gli articoli inviati elettronicamente, ptr pel usuarie per una relativa rivista da consultare liberemerte

[a.1] Questo articolo inizia sottolineando la somiglianza tra le argo-mentazioni degli studiosi contemporanei scettici sulla validitá del sistema elettronico di autopubblicazione della materia légale e gli argomenti degli studiosi del XV e XVI secólo i quali dubitavano della stampa commerciale. In questo articolo vengono quindi esaminati uno per uno gli argomenti degli scettici nelle loro peculiaritá. Esso invece dimostra come il sistema elet-Page 78 tronico di autopubblicazione comporta, per gli studiosi di diritto, molti be-nefici evidenti, compresa la capacita di stimolare il dialogo tra gli studiosi tramite Paccelerazione del processo di pubblicazione e l'assunzione deíle proprie responsabilitá da parte degli stessi. Esso dimostra come invece di peggiorare le cose ai docenti di legge e ad altri autori di diritto, ín quanto comprometterebbe la qualitá e sacrificherebbe il "valore apportato" dalle nviste giundiche, il sistema elettronico di autopubblicazione promette di migliorare la qualitá ed in realtá valorizza di per sé. Esso dimostra come il sistema elettronico di autopubblicazione al posto di imporre numerosi co-sti professionali e/o pedagogici ai docenti di legge, agli awocati ed agli stu-denti di legge, esso ne comporta pochissimi, e sotto alcuni aspetti, nessuno. Invece di essere qualcosa di irrealizzabile, il sistema elettronico di autopubblicazione é tecnológicamente fattibile in ámbito accademico. Infine, esso dimostra come il sistema elettronico di autopubblicazione lungi dal minacciare troppo alia base un cambiamento, é Túnica riforma radicale ab-bastanza da incontrare pienamente le principali sfide strutturali e intellet-tuali poste attualmente alia dottrina giuridica nell'etá del ciberspazio. Per tutti questi motivi, gli studiosi di legge dovrebbero accogliere con entusiasmo il sistema elettronico di autopubblicazione.

@I. Déjá Vu

Lo sconsigliavano. La nuova tecnologia apportava una riforma radicale nel sistema di divulgazione da cui non si poteva trarre nessun beneficio. Poiché chiunque con un proprio computer avrebbe potuto divulgare dottrina, i testi avrebbero quindi perso il pregio che acquistavano con il cor-rente sistema di comunicazione degli studiosi. Senza la tradizionale super-visione del processo di pubblicazione ad opera degli esperti, i molti errori, compresi quelli di ortografía, avrebbero deturpato i testi accademici. Senza Pusuale preventiva revisione ad opera di supervisori della produzione degli studiosi non ci sarebbe stato piú alcun contrallo sulla qualitá sostanziale. I lettori sarebbero stati travolti da una massa impensabile e senza prece-denti di dubbia informazione. L'abbandono delle forme tradizionali di comunicazione cultúrale, avrebbe privato gli autori di un mezzo critico per ottenere prestigio personale. Tenere i neofiti fuori dalla struttura di pubblicazione, li avrebbe privati di una espenenza cultúrale cruciale. La perorata riforma era comunque una perdita di tempo: le radicate élites accade-miche avrebbero bloccato qualsiasi cambiamento sostanziale apportato al "Modus Operandi" della dottrina soprattutto finché i benefici del progresso Page 79 non sarebbero stati assicurati ed i suoi costi evitati tramite il semplice affidamento della nuova tecnologia agli editori tradizionali.

[1.1] I lettori dell'attuale raccolta di commenti in questo Special Issue della Àkron Law Review riconosceranno questi punti. Sono tutte critiche al sistema elettronico di auto-pubblicazione da me proposto nell'articolo Lasi Writesi Ke~a$$e$$img the Law Reviem in the Àge of Cyberspace pubblicato sul Web. Ma queste critiche possono essere riscontrate in un altro contesto. Cinquecento anni fa, ciascuna di queste fu scagliata contro gli studiosi sostenitori della stampa commerciale.

[1.2] La tipografia e le notevoli opportunità di auto-pubblicazione che essa offriva agli studiosi europei dalla metà del XV secolo in poi non'venne ben accolta. In alcuni ambienti la paura, l'incapacità di vedere nel futuro e Fincomprensione stimolarono immediate reazioni contrarie alla nuova tecnologia o per lo meno ad alcune sue più avventurose applicazioni. Molti accademici credevano non si potesse trarre alcun beneficio nelFaffidare la pubblicazione della dottrina ad ordinali imprenditori come Johann Guten-berg; preferivano piuttosto fidarsi del sistema di comunicazione della dottrina proprio degli scribi che aveva permesso di mantenere in circolazione per secoli libri Importanti e che aveva di recente generato una scriptoria tipo industria di limitata produzione. Un frate dominicano della fine del XV secolo, Filippo di Stirata, persine disse: case il,, mondo è andato avanti perfettamente per 6000 anni senza la stampa5 perché cambiare adesso? Frate Filippo ed i suoi simpatizzanti temevano che gli studiosi diventando tipografi commerciali avrebbero perso i benefici della competenza editoriale degli scribi, per non parlare del loro controllo diretto e concreto su ogni singolo manoscritto: essi temevano che la stampa avrebbe comportato errori ortografici, tipografici ed altre imperfezioni tecniche che avrebbero danneggiato centinaia di copie di un singolo lavoro di dottrina. A proposito del timore di una corretta ortografia in un trattato propriamente intitolato In Fraise of Saibes, un abate tedesco, Johannes Trithemius concluse con queste parole ccl libri stampati non saranno mai uguali ai testi scrittL.sem-piicemente poiché il lavoro di copiatura manuale richiede più diligenza e laboriosità"

La stampa tipografica e h motmoli opportunità di pubblicazione che essa offriva agli studiosi Europei dalh metà del XV secolo in poi non fu ben accolta da tutti.

[1.3] i critici della stampa commerciale la consideravano una minaccia per la qualità sostanziale della dottrina pubblicata in quanto consentiva diPage 80

mettere in circolazione del materiale non autorizzato o approvato a priori dalle autoritá tradizionali (sólitamente religiose o aristocratiche). Senza li-mitazioni a priori i tipografi sdottrinati e senza scrupoli sarebbero stati au-torizzati a daré il vía ad un flusso di informazione per la maggior parte non di qualitá ed in parte pericolosa. Frate Filippo accusó i tipografi di "volga-rizzare la vita intellettuale". Egli sosteneva che la cittá-stato italiano di Ve-nezia era talmente piena di libri che era quasi impossibile camminare lungo una strada senza venirne assaiiti "come gatti in una borsa venduti per due o tre spiccioli". Questi testi erano senza dubbio non di qualitá, in quanto ad opera di "balordi ignoranti"; ed illudevano i "pazzi male istruiti" di es-sere dotti. In quanto privi di preventiva autorizzazione, i critici della stampa commerciale inoltre consideravano questi testi una minaccia al loro prestigio. Senza moka o nessuna necessitá di sponsors e patrocinaton per finan-ziare i loro lavori e offrire loro lo status professionale e sociale, come avreb-bero potuto, questi, far carriera o migliorare la loro posizione sociale? La stampa commerciale inoltre avrebbe privato il giovane moñaco o l'aspirante dottore di ció che Trithemius e altri consideravano i "notevoli" benefici istruttivi propri al sistema di copiatura di manoscritti: "il suo tempo, una cosa tra le piü preziose, viene impiegato in modo produttivo; la sua mente, mentre scrive, é illuminata; i suoi sentimenti sonó accesi in un abbandono totale; e cosi egli sará probabilmente incoronato con una ricompensa spe-ciale; e mentre sta copiando i testi autorizzati egli viene gradualmente a co-noscenza dei misten divini e miracolosamente illuminato". La stampa, se inevitabile, sarebbe stato meglio affidarla a degli scribi all'interno dei mo-nasteri con esperienza, istruiti e costituiti in scriptoria. Fintanto che l'inca-rico della pubblicazione sarebbe rimasto a questi, gli studiosi avrebbero potuto trarre vantaggio dalle capacita di produzione di stampa senza doversi assumere i nschi relativi al fatto di operare al di fuori del tradizionale sistema editoriale.

[1.4] Nel 1400-1500, professori e clerici interessati, animati da queste ed altre argomentazioni, provarono piú volte in diverse occasioni a delimitare

I confini della stampa commerciale. Cercando di imporre gli standards tradizionali alia nuova tecnología, essi fecero pressione per far approvare delle leggi che imponessero ai librai di ottenere l'autorizzazione da parte dei con-sigli universitari o ecclesiastici di recensione prima di stampare qualsiasi la-voro. Nel 1471, per esempio, un classicista italiano, Niccoló Perotti, chiese al Papa di imporre una censura antecedente la pubblicazione per assicurare che le edizioni stampate di testi classici fossero controllati per evitare qualsiasi eventuale errore. Nel 1533, la Sorbonne ando oltre chiedendo al re di Francia di ordinare esplicitamente la chiusura delle tipografie. Come sap-

Page 81 piamo. queste iniziatice alla fine tallirono tiaue} anche se alcune di essa riscontrarono un breve successo iniziale. Nei frattempo moki critici della si&Rip'à commerciale continu,rcnc zd eseguire lavori accademici nei modo tradizionale e consueto. Scrivevano maicscrirti 2 ricopiavano perpetuando li tradizione degli scribi che sopravvisse...

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