Giustizia e informatica

AutoreVittorio Frosini
Pagine90-100

    Questo articolo riproduce il testo della relazione svolta alla «Giornata informatica giuridica» tenuta a Firenze il 3 dicembre 1976 sotto gli auspici dell'Istituto per la documentazione giuridica del Consiglio nazionale delle ricerche.

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@1. Lo stato della giustizia in Italia e l'avvento dell'informatica

La relazione al Parlamento sullo «stato della giustizia», presentata nel 1976 dal Consiglio superiore della magistratura, e pubblicata in volume col titolo L'adeguamento dell'ordinamento giudiziario ai princìpi costituzionali e alle esigenze della società, si conclude con un allegato di trenta pagine (541-571) su «l'utilizzazione degli elaboratori elettronici e nuova organizzazione del lavoro nella amministrazione della giustizia». Si tratta di un fatto assai significativo, che si può considerare addirittura emblematico per la ancor breve storia dello sviluppo dell'informatica giuridica nel nostro Paese: giacché vengono così riconosciute l'importanza e la funzionalità del nostro settore di studi, di esperimenti e di ricerche, ai fini di una riforma giudiziaria, che sia concretamente operativa per l'attuazione della giustizia. Nel nostro tempo, l'informatica giuridica serve, anzi si è resa ormai necessaria, per il funzionamento della macchina della giustizia.

Queste parole non faranno scandalo fra i miei cortesi ascoltatori, e nessuno di essi si turerà, almeno metaforicamente, le orecchie. Parlare della giustizia come di una macchina invece che come di una dea; come di una serie di rapporti e di eventi, collegati fra loro con certe strutture pratiche, invece che come di unPage 91 ideale, da realizzare con i buoni sentimenti; come di un metodo di analisi, di controllo e di correzione di dati informativi, invece che come di un rito composto di formule solenni ed esoteriche, non è più considerato un discorso di genere provocatorio. Esso tuttavia lo era ancora una diecina di anni or sono nella cultura giuridica italiana, quando venne avanzata l'esigenza di inserire il problema della giustizia nel quadro complessivo della civiltà tecnologica, in cui ci troviamo a vivere dopo la fine del secondo conflitto mondiale1, e che è caratterizzata con un tratto fisionomico deciso dalla rivoluzione scientifica designata col nome di cibernetica. Oggi, parlare di calcolatori elettronici e di linguaggi automatici di programmazione a proposito del diritto non produce più l'effetto che faceva una volta su un pubblico di giuristi, quando si poteva constatare su certi visi prima l'attenzione estatica e poi l'attonimento, che passarono sul volto di Renzo Tramaglino quando si sentì leggere dal dottor Azzeccagarbugli la «grida» del 15 d'ottobre 1627, con il bel commento: «è dell'anno passato; grida fresca; son quelle che fanno più paura»2.

Nella prima relazione sullo stato della giustizia in Italia, apparsa nel 1970, non si faceva parola del possibile ricorso all'informatica giuridica per un ammodernamento dell'apparato giudiziario, e così nemmeno nella seconda relazione, quella del 1971. Eppure già nel 1969 era stato pubblicato un volume, che presentava il Sistema di ricerca elettronica della giurisprudenza studiato e realizzato da un gruppo di magistrati addetti all'UfficioPage 92 del Massimario della Corte suprema di cassazione3. Quel volume costituiva una chiara presa di coscienza della novità e fecondità del metodo adottato, e in esso si riferiva l'esperimento eseguito il 21 marzo 1969 - era stata scelta la data simbolica dell'inizio di primavera, non so quanto intenzionalmente - come il primo avvenuto in Europa, in cui il calcolatore elettronico fosse stato usato per ricercare e stampare precedenti giurisprudenziali elaborati attraverso un ciclo di automazione integrale.

Bisognò però attendere il 1972 per avvertire una concentrazione di interesse nell'ambiente giudiziario sull'argomento dei rapporti fra informatica e diritto. A questo tema venne dedicato infatti, nel settembre di quell'anno a Pavia, un «colloquio internazionale» tenuto per iniziativa del Centro nazionale di prevenzione e difesa sociale; venne svolto allora un fruttuoso e stimolante dibattito, che richiamò anche una larga attenzione per opera degli organi di stampa, e nel quale il problema della «giustizia elettronica», per definirlo con una espressione certo imperfetta ma concisa, che era prima ristretto alla ricerca giurisprudenziale, venne esteso agli altri campi di applicazione giuridica dell'informatica4. Si è verificato dunque un processo diffusivo, che si può considerare giunto oggi ad uno stadio avanzato, tale da consentire l'impostazione del problema dei rapporti fra giustizia e informatica. Esso meriterebbe un più ampio svolgimento, come è avvenuto a proposito dei rapporti fra giustizia e informazione, fatti oggetto di un convegno della Associazione NazionalePage 93 Magistrati nel 19735. In tale convegno vennero discussi i problemi relativi alla stampa, alla radio e alla televisione; anche l'informatica va considerata però come parte, e cioè come strumento, del sistema contemporaneo della informazione, ed essa appare destinata ad assumere una parte sempre più...

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