Giurisprudenza di merito

AutoreCasa Editrice La Tribuna
Pagine755-778

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@CORTE DI APPELLO DI CATANIA Sez. III, 26 maggio 2003, n. 467. Pres. Grosso - Est. Gari - Imp. Nicolosi ed altro.

Antichità e belle arti - Cose di interesse artistico e storico - Conservazione e tutela - Destinatari dell'obbligo - Individuazione.

L'amministrazione pubblica è titolare di un interesse pubblico alla conservazione dei beni storici ed artistici, per il cui perseguimento si avvale di potestà ispettive, come quella di cui all'art. 9 L. 1089/39, e di potestà di intervento, come quelle previste dagli artt. 14 e 16, nei casi in cui ricorra una condizione di pericolo per l'integrità e la sicurezza della cosa. Tale quadro normativo determina l'obbligo giuridico, per il dirigente tecnico presso la soprintendenza, dell'individuazione dei singoli beni artistici che necessitano di interventi volti a garantirne la conservazione, al fine di impedire ogni evento da cui derivi un danno al bene protetto, ai sensi dell'art. 40, comma 2, del codice penale. (C.p., art. 40; L. 1 giugno 1939, n. 1089, art. 9; L. 1 giugno 1939, n. 1089, art. 14) (1).

    (1) La responsabilità di carattere penale che deriva dalle funzioni riconosciute alla soprintendenza per le belle arti, viene implicitamente ammessa, tra le altre, da Cass. pen., sez. III, 19 gennaio 1994, Fanciulli, in questa Rivista 1994, 271, secondo cui rientra nei poteri della soprintendenza vietare in modo assoluto l'utilizzazione di un bene archeologico, ove qualsiasi uso sia considerato non compatibile con la natura del monumento oppure sia ritenuto tale da pregiudicare la conservazione o integrità, in quanto le ragioni della proprietà devono considerarsi subordinate alle esigenze pubbliche di tutela. Tra gli usi non compatibili la soprintendenza può legittimamente comprendere anche quello abitativo da parte del proprietario, quali che siano el cautele adottate.


SVOLGIMENTO DEL PROCESSO E MOTIVI DELLA DECISIONE. I. - Il giorno 13 marzo 1996, alle ore 22,10, crollò la Chiesa Madre San Nicolò, Cattedrale di Noto. Il collasso coinvolse in particolare le strutture di copertura della navata centrale, della navata laterale destra e del transetto destro, il muro di sopraelevazione destro, tutti i pilastri del lato destro fino alla cupola e circa tre quarti della cupola stessa (cfr. relazione del Comandante dei vigili del fuoco di Siracusa del 19 marzo 1996).

Dagli atti del procedimento è emerso che la Cattedrale, nel corso degli anni, è stata oggetto di numerosi interventi strutturali; vanno in particolare evidenziati l'apertura di un vano (a circa m. 1,30 dal pavimento) nel quarto pilastro della navata di destra, per condurre al pulpito ligneo collocato sul lato prospiciente la navata centrale, e la sostituzione della copertura della navata medesima - prima realizzata in legno - con un solaio orizzontale formato da travi in cemento armato prefabbricate e laterizio, collegato con due cordoli in cemento armato alle murature di sopraelevazione della navata centrale.

A partire dagli anni '80, il monumento è stato oggetto di una serie di studi, in occasione di indagini e di interventi di consolidamento eseguiti per conto delle Soprintendenze ai beni culturali e ambientali di Catania e Siracusa che avevano evidenziato una situazione di sofferenza strutturale dell'edificio.

In particolare, nella relazione del 24 luglio 1986 eseguita dal dott. Rosario Viola su incarico della Soprintendenza di Catania, avente ad oggetto lo studio geologico e geognostico del sedime di fondazione della chiesa, venivano evidenziati i segni di dissesto della Cattedrale, principalmente nel prospetto architettonico e nella zona del transetto, e ne venivano individuate le cause, tra cui una di ordine strutturale, cioè «la fragilità e la sensibilità, in altre parole il basso margine di tolleranza delle strutture in esame». Con nota del 18 ottobre 1996 inviata alla suddetta soprintendenza, il professor Manfredi Romano suggeriva l'esecuzione di diversi interventi anche di carattere preventivo, quali l'opposizione di distanziometri ottici per controllare gli spostamenti delle strutture e la messa in opera di ponteggi esterni ed interni per consentire un'ispezione periodica ed accurata delle murature.

Nella relazione allegata al capitolato speciale d'appalto dei lavori di consolidamento e restauro della Cattedrale di Noto del 4 dicembre 1986 (che costituisce l'allegato n. 63 alla Relazione dell'11 luglio 1996 concernente la delega alle indagini rilasciata il 18 marzo 1996 dal sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Siracusa) il soprintendente di Catania arch. Paolo Paolini metteva in luce che l'intervento di consolidamento previsto avrebbe migliorato le condizioni delle interconnessioni strutturali, incrementando «le soglie funzionali di resistenza delle colonne, di per sè precarie, onde evitare il verificarsi di effetti incontrollabili di collasso locale».

Le cattive condizioni statiche dell'edificio vennero evidenziate anche dagli architetti Ermanno Cacciatore e Rosalia Pullarà, in occasione di un restauro effettuato nel dicembre del 1990 per conto della Soprintendenza di Siracusa. Nello stesso mese l'Ufficio del genio civile di Siracusa, a seguito di un sopralluogo, segnalò alla soprintendenza medesima, oltre che al Sindaco di Noto, che la cattedrale presentava crepe diffuse alle volte interne, al colonnato di destra ed al campanile di destra, consigliando il transennamento ed il puntellamento di alcune parti dell'opera (allegato 81 alla Relazione 11 luglio 1996).

Nel periodo tra la seconda metà degli anni '80 e il 1992 furono compiuti tre interventi di restauro nell'edificio, che interessarono esclusivamente la facciata della chiesa e le torri campanarie, cioè le pati che avevano dato segni di maggiore dissesto.

Le condizioni statiche delle cattedrale si aggravarono in modo rilevante nel febbraio del 1992: il parroco, Bellomia Salvatore, avendo notato dei fenomeni di distacco dell'intonaco all'interno della chiesa informò della situazione Sirugo Sebastiano, dipendente della Soprintendenza di Sira-Page 756cusa, che si recò immediatamente sul posto insieme al proprio capo ufficio, Santalucia Francesco, dirigente tecnico presso la soprintendenza.

A seguito del sopralluogo, la soprintendenza diramò il fonogramma n. 999 del 18 febbraio 1992 (allegato 83), con il quale si segnalava all'Assessorato regionale ai beni culturali ed ambientali, al Vescovo di Noto, all'Ufficio del genio civile di Siracusa ed al Sindaco di Noto l'improvviso aggravarsi della situazione statica dei pilastri della navata destra della Chiesa Madre. Il giorno seguente si svolse un nuovo sopralluogo alla presenza dei Vigili del fuoco di Siracusa, del Santalucia, del Sirugo, di Martella Tullio, ingegnere capo del genio civile di Siracusa, del Sindaco di Noto e di alcuni esponenti della Curia di Noto, al cui esito il Sindaco di Noto, con ordinanza del 21 febbraio 1992, decretò l'inagibilità provvisoria della chiesa, con conseguente chiusura al culto dell'edificio.

Intanto, in data 20 febbraio 1992, l'Ufficio del genio civile di Siracusa disponeva un pronto intervento al fine di eliminare il pericolo immediato, utilizzando la procedura di urgenza prevista dall'art. 70 R.D. n. 350/1895 (allegato 88). Intervento che come risulta dalla relazione tecnica dell'ingegnere capo del genio civile (allegato 90), consistette nella «formazione di una struttura metallica di forza per l'incravattamento delle colonne lesionate con l'utilizzo di tubolari metallici, giunti ortogonali e basette ed il collegamento delle strutture di forza intorno alle colonne tra loro» nonché al «puntellamento di forza del varco all'interno della colonna portante il pulpito e nello smontaggio ed accantonamento dello stesso».

Con fonogramma del 28 febbraio 1992, a conclusione dei lavori, l'ufficio del genio civile comunicava ai vari enti di avere provveduto «alla esecuzione delle opere strettamente necessarie per l'eliminazione delle condizioni di pericolo verificatesi nella Cattedrale di Noto». Il giorno seguente il commissario regionale nel frattempo subentrato al Sindaco di Noto revocava, previo parere favorevole di Ambrogio Carmelo, dirigente dell'ufficio tecnico comunale, la precedente ordinanza di chiusura di culto (allegati 93 e 94). Tuttavia, nel corso di un successivo sopralluogo eseguito il 18 marzo 1992 veniva constatato da parte dei presenti, tra cui il Santalucia ed il Sirugo, il distacco di intonaci, nonché la presenza di lesioni verticali sui lati sud e nord dell'edificio e di sconessioni di alcuni conci si individuava un programma di interventi e studi sulle strutture, con particolare riferimento alle lettere degli inclinometri, registrazione e commento dei risultati (allegato 168).

Con nota n. 787 del 6 febbraio 1993 Santalucia Francesco sollecitava l'Assessorato regionale BB.CC.AA. e il Comune di Noto ad autorizzare, per quanto di rispettiva competenza, un intervento dell'importo di lire 200.000, già richiesto una prima volta con fonogramma n. 999 del 1992, per opere provvisionali ed indagini preliminari alla redazione di un progetto di restauro definitivo; tale intervento avrebbe reso possibile la predisposizione di un progetto completo da finanziare ai sensi della L. n. 33/91.

Come risulta dagli allegati 110, 113 e 114, il Comune di Noto, con comunicazione dell'8 aprile 1993 a firma del capo dell'Ufficio tecnico Ambrogio, manifestava la disponibilità a concedere le autorizzazioni di sua competenza e invitava la soprintendenza ad inviare una dettagliata relazione sui lavori da eseguire. La soprintendenza, tuttavia, con nota n. 2019 del 26 maggio 1993 a firma di Santalucia Francesco, precisava che con la nota n. 787 non aveva inteso chiedere «alcuna autorizzazione preliminare alla redazione di progetti di restauro della chiesa cattedrale di Noto», e avvertiva che:

In tal senso non si vede come potrebbe essere avviata una procedura di autorizzazione così come prematura appare la richiesta di codesta...

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