Giurisprudenza di merito

AutoreCasa Editrice La Tribuna
Pagine1187-1194

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@TRIBUNALE PENALE DI FERMO 28 gennaio 2006, n. 883. Est. Dicuonzo - Imp. Sparapano.

Strade - Autostrade - Tutela e manutenzione - Omessa installazionedi guard-rail ed ammodernamento di quelli esistenti - Evento mortale verificatosi in tratto autostradale in parte privo di guard-rail - Responsabilità colposa del legale responsabile per la sicurezza del tratto autostradale per le omissioni predette - Esclusione.

In tema di responsabilità colposa per fatti lesivi o mortali derivanti dalla circolazione stradale, non è configurabile in capo al legale responsabile per la sicurezza della società concessionaria del servizio autostradale di un determinato tratto di autostrada una condotta colposa per avere omesso di dotare di guard-rail parte di tale tratto e per non avere adottato dispositivi che garantissero una maggiore adeguatezza del guard-rail esistente contro il quale si è verificato l'incidente mortale. (C.p., art. 40; c.p., art. 589).

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO E MOTIVI DELLA DECISIONE. - Con decreto del Gup presso il Tribunale di Fermo in data 17 marzo 2005, Sparapano Savino, nella qualità indicata nell'imputazione, veniva rinviato a giudizio per rispondere dell'incriminazione specificata in rubrica.

All'udienza del 21 giugno 2005, presenti l'imputato e le parti civili già costituitesi all'udienza preliminare, venivano assunte prove testimoniali e l'imputato rendeva spontanee dichiarazioni; veniva inoltre acquisita la documentazione prodotta dalle Parti e, ai sensi dell'art. 507 c.p.p., il tribunale disponeva l'acquisizione dell'organigramma relativo alla Direzione del 7º Tronco di Pescara e l'Istruzione di servizio n. 1/ 2001. Dopo un rinvio della causa - disposto per impedimento del difensore dell'imputato -, all'odierna udienza, ultimata l'istruttoria mercè l'assunzione delle spontanee dichiarazioni dello Sparapano e l'acquisizione di ulteriore documentazione, i rappresentanti del P.M., delle parti civili e della difesa, espletata la discussione, hanno rassegnato le rispettive conclusioni nei termini riportati a verbale.

Osserva il tribunale che le deposizioni testimoniali dell'ispettore della P.S. Giuseppe Marabini e di Creonti Gianluigi e Savadori Tonino, correlate alle risultanze del fascicolo dei rilievi tecnici, forniscono utili indicazioni ai fini della ricostruzione della dinamica del sinistro stradale verificatosi il 15 marzo 2002 e rivelatosi mortale per Ezio Siepi e Nicola Tesauro.

Escusso all'udienza del 21 giugno 2005, il primo teste, Comandante della Sottosezione della Polizia Stradale di Porto San Giorgio, nell'illustrare l'attività compiuta in occasione dell'incidente e riportandosi al fascicolo dei rilievi planimetrici e fotografici eseguito in loco nell'immediatezza del sinistro, ha riferito che: quest'ultimo si era verificato intorno alle h. 14.05 del 15 marzo 2002 nei pressi del km. 283+101, ricadente nel Comune di Fermo, ed aveva interessato la carreggiata nord della A14; nel sinistro era rimasta coinvolta un'autovettura Lancia K, con a bordo due persone; sulla corsia di marcia era stata rinvenuta dagli operanti una cinghia di plastica, verosimilmente del tipo di quelle utilizzate per l'ancoraggio delle merci trasportate dai mezzi pesanti; a distanza di 24 metri dal punto di rinvenimento della cinghia era stata rilevata una marcata traccia gommosa, con ogni probabilità impressa dalla ruota della autovettura sulla quale viaggiavano le vittime; al momento del fatto, le condizioni della strada erano ottime; l'incidente era avvenuto in un tratto rettilineo e pianeggiante, servito dalla corsia di emergenza sulla destra e delimitato sulla sinistra da una barriera new jersey; a ridosso della corsia di emergenza era stata rilevata l'esistenza di una breve scarpata dal modesto dislivello, nonché di una banchina erbosa posta sullo stesso livello del piano stradale, di un cavalcavia con annessa piazzola di sosta ed infine del guard-rail. Il teste ha in particolare rappresentato che, in base alle indagini espletate, si era accertato che: il Siepi, conducente dell'autovettura, avvistata la presenza sulla sede stradale dell'ostacolo costituito dalla predetta cinghia, aveva cercato di schivarlo spostandosi sulla sinistra, effettuando una sterzata ed una controsterzata, ma, a causa della velocità tenuta, aveva perso il controllo del mezzo, cominciando a «scarrocciare»; dopo avere deviato verso destra, aveva urtato il guard-rail proprio nella sua parte iniziale, tanto da divellarne i paletti di appoggio e provocarne la contorsione e la deformazione; il manufatto presentava la cuspide arrotondata, caratteristica che ne aveva inibito l'intromissione nell'abitacolo del veicolo; l'autovettura era stata rinvenuta al termine della scarpata e precisamente in un canale di raccolta delle acque, in posizione reclinata sulla fiancata sinistra e con la parte anteriore rivolta verso sud; il Siepi era stato sbalzato fuori dall'abitacolo, dove invece era stato rinvenuto il Tesauro; constatatone il decesso, erano stati poi eseguiti i rilievi planimetrici e fotografici e sentite le due persone che avevano assistito al fatto ed avevano chiesto l'intervento dei soccorsi; la scarpata rilevata non era in parte recintata dal guard-rail; le vittime non indossavano i dispositivi di ritenzione; all'esito delle successive indagini, era stata appurata la mancanza delPage 1188 guard-rail della piastrina di fissaggio del bullone ubicato nel foro di innesto delle lame; infine, sul tratto di strada in argomento non si erano verificati episodi analoghi a quello in esame; nessuna segnalazione era mai stata inoltrata dalla Polstrada alla Società Autostrade con riferimento alla inadeguatezza delle barriere di protezione esistenti.

La ricostruzione del sinistro offerta dall'ispettore Marabini trova sostanziale riscontro nelle concordi ed oculari dichiarazioni di Creonti Gianluigi e Savadori Tonino, assunti alla medesima udienza del 21 giugno 2005, i quali, precisato di viaggiare ad una velocità costante di 130-140 km/h e di avere richiesto l'intervento dei soccorsi, hanno in particolare confermato di avere visto l'autovettura che li precedeva a circa 100 m. di distanza cambiare bruscamente e repentinamente direzione, indi posizionarsi di traverso rispetto all'asse stradale e finire la propria corsa nel fossato. I dichiaranti hanno altresì ricordato di essersi accorti solo dopo l'arrivo della P.S. ed in occasione dei primi rilievi, la presenza sulla sede stradale di un cavo attorcigliato.

A sua volta, Cellini Luca, titolare della ditta incaricata di recuperare l'auto del Siepi, oltre ad illustrare la situazione riscontrata al momento del suo arrivo, ha riferito di avere effettuato in una precedente occasione un simile intervento, riguardante un'autovettura finita nella stessa scarpata senza però urtare il guard-rail.

Importanti elementi fattuali e tecnici sia con riferimento alla dinamica del sinistro stradale per cui è processo sia in ordine ai profili strettamente attinenti ai profili di colpa ipotizzati dall'Organo della Pubblica Accusa si desumono dalle dichiarazioni rese dall'ing. Giulio Roselli, consulente tecnico incaricato dai familiari di Siepi Enzo. Giova sin d'ora evidenziare che le conclusioni tratte dal professionista - illustrate nell'acquisito elaborato - sono state fatte proprie dal P.M. già in sede di indagini ed utilizzate ai fini della formulazione dell'odierna imputazione e della contestazione degli specifici addebiti di colpa indicati in rubrica.

Limitandoci ad evidenziare i punti salienti della sua articolata...

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