Formazione giuridica e innovazione informatica

AutoreGiancarlo Taddei Elmi
CaricaDirigente di ricerca presso l'ITTIG del CNR e docente di Informatica giuridica nella facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Firenze.
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@1. La Collana Per L'osservatorio Sulla Formazione Giuridica

Colgo 1 l'occasione offerta da questo numero speciale in memoria della cara e compianta Isabella D'Elia per commentare i risultati di una recente e vasta opera di ricerca in tema di formazione giuridica e per sottolineare il particolare nesso che ormai lega da anni la tecnologia informatica al diritto in generale e segnatamente alla didattica giuridica.

Come traccia seguirò lo snodarsi dei tredici volumi di una Collana, diretta da Vincenzo Cerulli Irelli e Orlando Roselli, pubblicati dalla ESI dal 2005 al 2007 che raccoglie, in dodici di essi, gli esiti del lavoro svolto dall'Osservatorio sulla formazione giuridica, una grande e meritoria ricerca promossa e coordinata da Roselli e finanziata dal MIUR, a cui hanno collaborato docenti, studiosi, esperti, professionisti, funzionari pubblici, facoltà universitarie, enti e centri di ricerca2. Page 544

@2. La Riforma Degli Studi Giuridici

Nel 1999 un decreto ministeriale delinea una prima ampia riforma degli studi universitari cui seguiranno riforme e "riforme delle riforme" a un ritmo tale da mettere a dura prova Facoltà, docenti, personale amministrativo e studenti.

Orlando Roselli, professore di diritto costituzionale nell'Ateneo fiorentino, ha la prontezza di ideare e la tenacia di portare avanti un progetto per un Osservatorio e un Annuario sulla formazione giuridica che dessero conto del mutamento in corso nel mondo universitario. Particolare attenzione viene dedicata alle facoltà dove si insegna il diritto ossia Giurisprudenza, Scienze politiche ed Economia

Una prima preliminare presentazione del progetto avviene in occasione di un convegno tenutosi a Firenze nel febbraio del 2003 sul tema "La riforma degli studi giuridici". I contributi pubblicati nel 2005 a cura di Vincenzo Cerulli Irelli e Orlando Roselli si articolano in due sessioni che nel loro insieme indicano il percorso scientifico da seguire: promuovere una riflessione sulle grandi trasformazioni che attraversano gli ordinamenti giuridici contemporanei (sessione I); valutarne la ricaduta negli studi giuridici e trasferire questa riflessione scientifica nella costruzione di adeguati articolati modelli di formazione giuridica (sessione II)3. Il volume che contiene gli atti inaugura la Collana per l'Osservatorio sulla formazione giuridica costituendone il primo numero. Dalle relazioni di base emergono alcune linee guida: oggi più che mai il diritto esprime la società prima ancora che lo Stato, è ordinamento oltre che comando, è interpretazione più che esegesi, prassi più che norma e infine è principio e valore prima che forma e procedura (Paolo Grossi); va ripensato lo stesso insegnamento del diritto costituzionale (Paolo Caretti); si deve fare i conti con quel fenomeno chiamato "globalizzazione", che iniziato con una dimensione economica ora pervade tutti gli aspetti della società planetaria (Maria Rosaria Ferrarese); sotto la spinta dell'economia e della tecnologia si sviluppano nuovi ambiti di ricerca come il diritto delle telecomu- Page 545 nicazioni, il diritto dell'economia, il biodiritto, il diritto delle nuove tecnologie e l'informatica giuridica (Giancarlo Taddei Elmi).

Si pone l'esigenza di verificare la scientificità e l'utilità didattica di queste nuove discipline in particolare dell'informatica giuridica che pare uno strumento ormai ineludibile per gli operatori del diritto.

@@2.1. L'informatica giuridica come disciplina e come insegnamento

L'informatica giuridica rappresenta l'ultimo momento di una relazione trascienze esatte e scienze giuridiche che ha accompagnato tutta la storia del pensiero giuridico. Da sempre si è assistito a una oscillazione tra concezioni formalistiche e concezioni storicistiche del diritto. La possibilità di utilizzare i metodi delle scienze esatte nel campo giuridico ha spesso suscitato interesse presso i giuristi4.

Il manifesto che segna l'atto di nascita dell'informatica giuridica è un articolo di Lee Loevinger del 1949 che delinea tre ambiti applicativi di una disciplina, allora chiamata "giurimetria": l'ambito informativo, l'ambito logicodecisionale e l'ambito beavioristico o statistico previsionale. Da qui si diparte un lungo itinerario che si articola in tre periodi.

Possiamo qualificare il primo periodo (dalle origini alla fine degli anni '70) come il passaggio dal disordine all'ordine, dove l'informatica si pone come strumento di organizzazione e razionalizzazione dell'informazione giuridica troppo vasta, caotica e dispersa. Nascono le grandi banche dati, quali Italgiure della Corte di Cassazione e il sistema della Camera dei deputati in Italia, e sistemi informativi analoghi si sviluppano in Europa e negli Stati Uniti.

La nascita della intelligenza artificiale spinge i legalogicisti europei e gli scientisti americani a tentare di costruire sistemi esperti in grado di elaborare informazioni e restituire decisioni. È il secondo periodo, quello dell'informatica c.d. metadocumentaria o logico decisionale. Per varie ragioni che non è possibile esporre in questa sede, tali sistemi non condurranno ai risultati sperati e lo sviluppo dell'informatica giuridica sarà prevalentemente documentario-informativo.

La rivoluzione tecnologica prodotta da Internet modifica la struttura delle vecchie banche dati e porta alla costruzione di vasti motori di ricerca che Page 546 hanno il difetto di non essere strutturati e di non garantire una ricerca pertinente; essi consentono però di reperire una grande massa di dati proveniente da tutte le postazioni del pianeta: grande richiamo, silenzio nullo, scarsa precisione e grande rumore. Siamo passati alla terza generazione dell'informatica giuridica, quella attuale della Rete.

L'informatica giuridica accanto alle applicazioni informative e decisionalivede lo sviluppo di altri ambiti quali la redazione automatica dei documenti e delle leggi (legimatica), la gestione degli uffici giuridici e la didattica.

Tutto questo proliferare di applicazioni eterogenee pone questione disciplinari e didattiche. Si tratta di una disciplina scientifica autonoma o di più discipline o addirittura di semplici ambiti di ricerca interdisciplinare? E quali sono i risvolti a livello di insegnamento?

La questione era stata affrontata, soprattutto negli anni '70, in ambiente continentale razionalista da sempre orientato a cercare i grundlagen, i fondamenti delle cose. Si voleva dare ordine alla eterogeneità. Gli sforzi sistematizzatori di Steinmùller, Reisinger, Haft, Kilian, Tschdudi in area germanica e di Losano in Italia non hanno però portato a risultati fecondi.

I tentativi sistematici sviluppati all'epoca o lasciano fuori settori applicativi o includono il diritto dell'informatica.

Ciò induce a pensare che in realtà non esista una informatica giuridica ma tante informatiche giuridiche diverse. È opportuno, in ogni caso, cercare di cogliere qualche elemento di unità almeno all'interno di gruppi di applicazioni simili.

L'informatica giuridica è costituita da almeno quattro gruppi di applicazioni che presentano al loro interno una certa omogeneità: documentario, gestionale, decisionale e didattico. Si tratta di verificare se questi ambiti possano essere considerati un'area scientifica unitaria e autonoma oppure se rappresentano quattro discipline diverse.

Sul carattere scientifico dell'informatica giuridica non vi sono dubbi. Le sue applicazioni rientrano perfettamente nei modelli scientifici transdisciplinari e/o interdisciplinari tipici delle discipline di confine.

Il problema epistemologico dunque non è dimostrare la scientificità della ricerca informatico-giuridica, che è incontrovertibile, ma dimostrarne il rango di disciplina unitaria e autonoma. Per verificare se un ambito di studi e ricerche può acquistare lo statuto di scienza autonoma si sogliono utilizzare generalmente tre criteri: l'oggetto, il metodo e il linguaggio.

Si è prescelto il criterio dell'oggetto inteso in due sensi, come dominio dell'esperienza (Erfharungsobiekt), criterio classico basato sulla divisione del mondo in classi di oggetti e come dominio della conoscenza (Erkenntnisobiekt), Page 547 criterio moderno omogeneo a una visione plurale delle scienze e anche alla convinzione che per raggiungere determinati obbiettivi è opportuno e necessario che le discipline interagiscano tra loro.

Questo criterio conduce a individuare, per l'informatica giuridica, due oggetti dell'esperienza: l'elettronica e il diritto e tanti oggetti della conoscenza quanti sono gli ambiti problematici di applicazione. Il primo ambito presenta come oggetto problematico la informatizzazione dei processi documentari e informativi. Il secondo, come oggetto unitario della conoscenza, coincide con l'informatizzazione dei processi organizzativi e gestionali degli uffici legali e giudiziari. Il terzo, quello didattico, ha come oggetto l'apprendimento e l'insegnamento del diritto. Infine il quarto, quello logico-decisionale, che presenta un oggetto della conoscenza non solo unitario, ma forse il solo autenticamente giuridico in senso stretto, riguarda l'informatizzazione dei processi intellettuali diretti alla produzione di quella che possiamo chiamare con Kelsen, la norma individuale (ossia la sentenza, il lodo, il parere).

Non sembra dunque possibile raccogliere unitariamente le applicazioni informatico-giuridiche e riconoscere una autonomia disciplinare a questo insieme di studi e ricerche. Al più possiamo concludere che esistono tante informatiche giuridiche autonome quanti sono gli oggetti di conoscenza: informatica documentaria, informatica gestionale, informatica didattica e informatica decisionale5.

Il fatto che l'informatica giuridica nel suo insieme non riesca a giustificarsi come disciplina in modo unitario e autonomo non significa che non debba esserle riconosciuto il carattere della scientificità e che non debba essere insegnata presso le Università. Ormai anche il più tradizionalista e artigianale operatore del...

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