Federalismo fiscale e perequazione
Autore | Giovanni Pitruzzella |
Occupazione dell'autore | Ordinario di Diritto Costituzionale - Università di Palermo. Presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. |
Pagine | 213-218 |
FEDERALISMO FISCALE E PEREQUAZIONE
G PITRUZZELLA*
Il vocabolo “federalismo” è uno dei più ambigui del lessico politico. William
Stewart ha dedicato un libro alle sole denizioni di federalismo. In esso ne ha iden-
ticato addirittura 497. Ancora più carica di ambiguità è l’espressione “federalismo
scale”. Quando nel 1994, agli albori del dibattito italiano sul federalismo, Tremon-
ti e Vitaletti pubblicarono un libro dedicato al federalismo scale, ne riassumevano
così l’essenza: “i comuni non dovrebbero vivere, come nora hanno vissuto di tra-
sferimenti statali, fatti per coprire a “a piè di lista” le spese comunali, ma soprattutto
di tributi locali, che a loro volta si pagano per nanziare le spese locali (e non quelle
nazionali). Ad esempio, le tasse pagate a Milano nanziano i parcheggi di Milano
e non quelli di Roma. E viceversa”. Insomma, c’è l’idea secondo cui le risorse ten-
denzialmente restano nei territori dove sono state prodotte e attraverso il prelievo
scale, gestito da enti territoriali, nanziano la spesa locale, sicché si crea una sorta
di autosufcienza nanziaria di ciascun livello territoriale di governo.
Eppure, alle sue origini, l’espressione “federalismo scale” voleva indicare qual-
cosa di diverso, mettendo l’accento sui compiti dello Stato federale che doveva
reagire agli eccessi del localismo colmando, con il suo intervento, l’eccesso di diffe-
renze tra enti locali e tra Stati esistenti in uno Stato federale. Affermava, cioè, un’e-
sigenza di uniformità e di centralizzazione rispetto all’eccesso di differenziazione e
di decentramento che storicamente caratterizzava determinate società. Quest’ultimo
signicato dell’espressione sembra che sia apparso per la prima volta, nel 1959, nel-
la Theory of Public Finance del professor Musgrave. Quest’ultimo voleva affermare
la necessità di un intervento attivo del governo federale che interferisse nelle attività
degli altri governi territoriali. Non a caso l’espressione si sviluppa negli Stati Uniti
in occasione del dibattito diretto al superamento del segregazionismo razziale. In
tale dibattito si affermava l’esigenza di trasferimenti del governo federale agli Stati
o alle municipalità anche per realizzare obiettivi di politica economica e sociale che
questi ultimi non potevano o non volevano realizzare.
Questa accezione del federalismo scale che supera l’autosufcienza nanziaria
degli enti territoriali e giustica un intervento del centro per esigenze di solidarietà,
riemerge oggi nel dibattito che riguarda la governance economica dell’Unione Eu-
ropea. Dove di fronte alla crisi nanziaria di alcuni Stati ed alle tensioni dei mercati
* Ordinario di Diritto Costituzionale - Università di Palermo. Presidente dell’Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato.
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