Codice etico e modelli organizzativo-sanzionatori nel d. lgs. n. 231/01: legittimità ed efficacia

AutoreSerenella Luchena
Pagine1909-1923
Serenella Luchena
Codice etico e modelli organizzativo-sanzionatori
nel d. lgs. n. 231/01: legittimità ed ecacia
S: 1. Premessa. – 2. Impulsi normativi all’adozione dei codici etici. – 3. Contenuto dei codici di
comportamento. – 4. Legittimità degli impegni etici. – 5. Ecacia delle norme etiche: contempera-
mento degli interessi in gioco. – 6. (Segue): sistemi di incentivo, monitoraggio e sanzionatori.
1. Nella seconda metà del secolo scorso inizia a mutare la percezione pubblica
del ruolo dell’impresa nel contesto sociale e del suo contributo per lo sviluppo della
società medesima1. “L’osservazione degli eetti collaterali, non sempre virtuosi e bene-
ci, che l’attività d’impresa orientata al protto è in grado di procurare conduce alla
consapevolezza che l’iniziativa imprenditoriale, se apporta utilità e benessere alla so-
cietà in quanto motore del progresso e dello sviluppo economico, ciò non di meno è
in grado di esporre a rischio e danno beni fondamentali degli individui e della comu-
nità (salute, ambiente, sicurezza e dignità umana) mentre il suo potere economico può
indurla a comportamenti opportunistici, di sfruttamento delle controparti e dei terzi
in genere”2.
Si aerma così, sul piano ideologico, “la convinzione che l’impresa possa avere cit-
tadinanza nel sistema sociale solo ove assuma un impegno di cura, protezione e precau-
zione per il bene della società in cui opera. In questa dimensione il comportamento
etico che si chiede all’impresa non rimanda tanto al rispetto di vincoli morali astratti,
1 S. R, Luci ed ombre dei codici etici d’impresa, in Riv. dir. soc., 2008, p. 23 e ss.
2 Il tema dell’etica d’impresa è molto vasto; su di esso la letteratura economica, quella economico-azienda-
listica ed anche quella sociologica è amplissima. Si veda: Amartya Sen premio Nobel per l’economia nel
1998, On Ethics and Economics, Oxford, 1987 (trad. it. Etica ed Economia, Roma-Bari, 1988). Si veda: L.
S, Etica degli aari, Milano, 1991; E. D’O, L’etica degli aari in Italia: dalla riessione teorica
agli sviluppi recenti nella istituzionalizzazione dell’etica nelle imprese, in Politeia, LXVI, 2002, p. 112; F. C-
, L’etica nel governo dell’impresa, Milano, 2002; G. R, Il conitto epidemico, Milano, 2003; V. B-
, Etica degli aari e impresa etica, in Giur. comm., 2004, II, p. 181 il quale evidenzia come “l’inizio del
terzo millennio è stato caratterizzato dal succedersi di eclatanti scandali nel mondo dell’impresa e della -
nanza: iniziati nel 2000 negli Stati Uniti con il caso Enron, passando nei due anni successivi attraverso gli
scandali WordlCom, Vivendi, Ahol, si è arrivati ai clamorosi eventi italiani della Cirio e della Parmalat. Già
gli scandali di oltre oceano avevano provocato anche in Europa contraccolpi di un certo rilievo innescando
reazioni dell’azionariato di grandi società nei confronti di amministratori troppo avidi”. Tutti gli scandali,
anche se diversi tra loro, attengono, tuttavia, pur sempre alla questione di come si debba organizzare un’eco-
nomia capitalistica rispettosa dei criteri di trasparenza, correttezza, lealtà nei rapporti tra i vari soggetti in
campo. In eetti, forse per ogni cittadino, ma sicuramente per chi fa l’imprenditore la dimensione etica non
può né esaurirsi nel rispetto delle leggi né restare un fatto privato circoscritto alla sfera personale. “Non
basta l’osservanza delle leggi, perché la dinamica stessa dell’economia dia luogo a situazioni che non sono
state ancora tradotte in fattispecie giuridiche e non basta la morale privata in quanto le scelte di un’impresa,
sebbene non discendano da un mandato pubblico, tuttavia ricadono anche sulla collettività e quindi presen-
tano proli di interesse generale e comportano responsabilità di carattere sociale”.

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