Elaboratori elettronici e pubblica amministrazione in Giappone

AutoreMario G. Losano
CaricaProfessore di Teoria generale del diritto nell'Università statale di Milano
Pagine415-431

    [N.d.r.] Nel corso della stagione culturale 1975-76 della Federazione delle associazioni scientifiche e tecniche (iFAST) di Milano è previsto un convegno» i cui atti saranno pubblicati nei prossimi fascicoli di questa rivista, che avrà come oggetto: « Stato e automazione: confronto fri il caso giapponese e la realtà italiana ». È prevista la partecipazione dell'Istituto per la documentazione giuridica, del Consiglio nazionale delle ricerche e dei Governo giapponese, che invierà un suo rappresentante. Questo oonfironto tra Giappone e Italia è stato di recente affrontato in una conferenza, in cui Mario G. Lo sano ha aggiornato alcuni dati esposti nel suo libro Stato e automazione : infatti, dal momento della pubblicazione del libro ad oggi è sopravvenuta la orisi energetica, che ha notevolmente mutato il quadro economico generale. Il testo della conferenza, già pubblicato in «Nuovo Giappone», III (1975), 1, è qui riprodotto con lievi modifiche.


Page 415

@1. L'origine dell'industria degli elaboratori elettronici

Il tema dell'automazione in Giappone può essere considerato da due punti di vista differenti e complementari» Da un lato vi è l'automazione dell'apparato statale e dall'altro vi sono gli Incentivi statali all'automazione. Sono due aspetti che, a prima vista, possono-sembrare distinti, In quanto - nell'automazione dell'apparato statale - l'apparato statale è oggetto di una razionalizzazione, mentre - nel caso degli Incentivi statali all'automazione - in generale lo Stato da oggetto diviene soggetto e, In prima persona, assume una posizione di guida nella gestione economica. Eppure tra questi 'due aspetti vi è una connessione di primaria importanza, in quanto l'incentivazione statale, il più delle volte, consiste nel riservare l'amministrazione dello Stato all'Industria nazionale. In questo modo la razionalizzazione dell'amministrazione pubblica e l'Espansione dell'Industria nazionale vanno di pari passo, in un processo circolare In cui Industria e Stato si condizionano e si sviluppano.

Quanto vorrei esporre è fecalizzato su due argomenti centrali. La prima parte dell'esposizione affronterà la storia dell'Industria elettronica giappo-Page 416nese e la sua situazione attuale: nel corso di questo panorama sarà abbastanza facile esaminare quale politica di incentivazione è stata adottata dallo Stato giapponese per giungere a creare la seconda industria mondiale di elaboratori elettronici, La seconda parte dell'esposizione si riferirà ad alcuni esempi di automazione introdotta nella pubblica amministrazione giapponese e si concluderà con le previsioni per l'anno 2000. Queste previsioni hanno appassionato molto i giapponesi e, ultimamente, hanno subito un rude scossone a causa della crisi energetica; vedremo tuttavia che, probabilmente, lo scossone è meno rude di quanto potesse sembrare all'inizio.

Limiterò al massimo l'esposizione dell'automazione di specifici settori dell'amministrazione pubblica.

Affrontare la storia dell'industria elettronica, e in particolare dell'industria dei calcolatori in Giappone, è particolarmente importante in Italia. L'Italia e il Giappone hanno alcuni tratti in comune dal punto dì vista economico e geografico: somiglianzà di clima e di superficie, mancanza di materie prime, popolazione numerosa, grande tradizione culturale. Questo parallelismo non si estende però al settore dell'elettronica: il Giappone ha la seconda industria mondiale degli elaboratori elettronici, mentre l'Italia ha poco più dei minicomputers presentati recentemente. È naturale chiedersi perché questo sia avvenuto. Effettivamente, in Italia si era cominciato a costruire un calcolatore, ma successivamente l'Olivetti aveva ceduto questo settore alla Generale Electric e di calcolatori italiani non si era più parlato. Una situazione analoga, alle origini, si era verificata in Francia, dove la società francese era stata essa pure ceduta alla Generale Electric suscitando le ire del generale De Gaulle. Infatti, l'elaboratore elettronico è la condizione per lo sviluppo dell'industria aeromissilistica e nucleare, sulla quale si fondavano molte delle speranze gaulliste di grandeur. Quindi, mentre la Francia con il Pian Calcul gettò le fondamenta per una società nazionale produttrice di elaboratori elettronici l'Italia scoprì una vocazione per la libera iniziativa - strana in un Paese in circa la metà dell'industria è statale - e l'industria degli elaboratori venne lasciata deperire. Il risultato è che oggi nella società, europea di calcolatori UNIDATA, la Francia è uno dei tre Paesi costituenti, mentre l'Italia non è presente.

Questa premessa illustra chiaramente come il Giappone, partendo da premesse analoghe a quelle ' italiane (e in certa misura peggiori in quanto le distruzioni belliche furono senza dubbio maggiori in Giappone che in Italia), riuscì a giungere a risultati senza debbio stupefacenti in un breve periodo di tempo.

La nascita dell'industria elettronica in Giappone avviene grazie al -precedente sviluppo dell'industria elettrotecnica. Tanto in Europa quanto in Giappone l'industria elettrotecnica è la base da cui nascono le prime calcolatrici elettroniche. Infatti le valvole, su cui si fondavano le prime mac-Page 417chine, erano in costruzione circa dal 1920, cioè da un'epoca in cui i rapporti di scambio culturale e di interdipendenza economica fra Giappone e Germania erano già strettissimi. Di conseguenza, lo sviluppo dell'elettronica tedesca e giapponese era, per molti versi, andato di pari passo. Dal 1920 in poi, anche in Giappone si producevano questi componenti di base dei calcolatori della prima generazione.

Esiste uno sfasamento tra la produzione degli elementi costitutivi ed i primi calcolatori, perché mentre dal 1920 sono in produzione le valvole, la loro utilizzazione sui calcolatori avviene verso il 1950. I transistor sono del 1955 e vengono utilizzati nei calcolatori nel 1960; i circuiti integrati vengono posti in produzione nel 1965 e, nello stesso anno, entrano già a far parte degli elaboratori della, terza generazione. Questo significa che v'è stato un prodigioso adeguamento dell'industria dell'elaborazione elettronica allo sviluppo tecnico e, viceversa, che lo sviluppo tecnico è stato fortemente condizionato dalle esigenze della costruzione di elaboratori elettronici.

Il Giappone si è trovato dunque ad. avere un Industria elettrotecnica con una tradizione più che cinquantenaria e con una più- che cinquantenaria accumulazione di capitali. Questo gli consentiva di finanziare le ricerche 'necessarie per iniziare la costruzione autonoma degli elaboratori elettronici Non dimentichiamo che, anche se esisteva tutta una serie di scambi di licenze con gli Stati Uniti, il Giappone è stato in grado di produrre un elemento logico che poteva sostituire i transistors: il parametron del prof. Eichi Goto. Progettato indipendentemente dai transistors, esso è stato sostituito da questi ultimi unicamente perché meno economico. Però ancora oggi, per costruzioni che richiedono una particolare affidabilità, si fa ricorso al parametron del prof. Goto. In conclusione, in Giappone esistevano capacità finanziarie, organizzative ed intellettuali che sono state messe a frutto da un'accortissima politica governativa.

Da questa base sono nate sei società di calcolatori. In realtà, le sei società producono vari beni, tra cui anche calcolatori elettronici, in omaggio alla loro origine di industrie elettromeccaniche.

È stato compito del governo guidare gli accordi tra queste industrie giapponesi e quelle americane» in modo da ottenere un flusso di brevetti dagli Stati Uniti al Giappone. Successivamente è stato compito del governo favorire la fusione di società giapponesi omogenee, in modo che quanto ciascuna' aveva imparato risultasse complementare a quanto era stato appreso dalla società con cui veniva fusa. Quindi, le grandi Hitachi e Fujitsu sono destinate a fondersi, ma senza alcun, partner americano. La NEC sì fonderà con la Toshiba (e dietro di loro ci sono i brevetti della Honeywell). La Oki e la Mitsubishi sono anch'esse destinate alla fusione (e dietro di esse si trova la UNIVAC). In una posizione particolarissima, in Giappone come in tutto il inondo, si trova la IBM, che è l'unica società ad avere su terri-Page 418torio giapponese una propria industria di elaboratori con capitale americano al cento per cento, L'altra, la UNIVAC, è riuscita a creare una società mista con 49 e 51% di capitali rispettivamente in mani americane e giapponesi.

Uno dei problemi di tutte le società che producono calcolatori elettronici è costituito dalle gravissime spese di ricerca. Inoltre l'elaboratore, in genere, non viene venduto» ma soltanto affittato. Di conseguenza, vi è un grosso problema finanziario, in quanto un lungo periodo di tempo intercorre tra il momento in cui iniziano le spese di ricerca per una determinata macchinale il momento in cui sono stati collocati sul mercato' tanti elaboratori, quanti bastano...

Per continuare a leggere

RICHIEDI UNA PROVA

VLEX uses login cookies to provide you with a better browsing experience. If you click on 'Accept' or continue browsing this site we consider that you accept our cookie policy. ACCEPT