La pubblicità ed il vizio della gola

AutoreLuigi Carlo Ubertazzi
Pagine187-194
Luigi Carlo Ubertazzi
La pubblicità ed il vizio della gola*
S: 1. Il vizio della gola. – 2. la sua ragurazione in pubblicità. – 3. e la sua valutazione in diritto.
– 4. L’ingordigia dei pubblicitari.
1. Il tema è molto ampio, con mille possibili sfaccettature. Mi è stato chiesto di
scriverne. Io lo faccio da giurista che ha alimentato nel tempo una vocazione agli schemi
ed alle linee più che alle sfumature ed ai colori, alla semplicità del romanico più che
all’ammirevole barocco del Gadda. E ne scrivo in quattro tempi: per ricordare via via
l’etica della gola, la rappresentazione del vizio della gola nella pubblicità italiana e la sua
valutazione in diritto, e per dedicare inne un cenno all’ingordigia dei pubblicitari.
L’uomo ha bisogno di alimentarsi. È dotato di sensi che rendono piacevoli cibi e
bevande: e specialmente il gusto dei sapori, ma anche l’olfatto e la sperimentazione degli
aromi dei cibi, la vista dei loro colori (ad esempio della tonalità dei vini e degli spicchi
di arancia), il tatto di alcuni alimenti (come la pelle vellutata della pesca). E si interroga
ab immemorabili sui modi e sui limiti dell’alimentazione e dei relativi piaceri.
La storia dell’uomo ha elaborato su questi temi anche riessioni e regole etiche di
livello. (i) Alcune regole vietano determinati cibi (la carne di porco agli ebrei, il vino ai
musulmani, la carne al venerdì non quaresimale del cattolicesimo anteriore al Concilio
Vaticano II); o prescrivono modi di preparazione del cibo (ad esempio kosher per gli
ebrei; o prevedono momenti rituali di digiuno (il venerdì santo dei cattolici, il ramadan
dei musulmani); o organizzano una liturgia dell’alimentazione (e così ad esempio le
preghiere prima e dopo il pranzo). Queste prime regole mi sembrano sostanzialmente
minori: in quanto mi pare abbiano motivazioni di volta in volta diverse, ma che pre-
scindono tutte da una valutazione di necessità etica del comportamento in sé conside-
rato. E qui mi limito invece a considerare principalmente le altre regole etiche, che ri-
guardano la Einstellung, l’approccio dell’uomo al suo rapporto etico col cibo. (ii) Le
regole morali qui considerate variano forse in qualche misura secondo i tempi, i luoghi,
la concezione laica o religiosa del mondo, le diverse religioni, lo “stato” dell’individuo.
Forse vi è tuttavia una larga convergenza tra le etiche laiche dell’occidente (a comincia-
re da quella nicomachea) e quelle delle religioni abramitiche monoteiste, anche per
quanto riguarda specicamente il nostro campo della gola. Ma per parte mia assumerò
qui come punto di osservazione soltanto la morale cattolica: non solo e non tanto per-
ché è quella ai cui valori sono stato istruito; ma anche perché mi pare quella almeno
ucialmente propria della maggioranza dei cittadini italiani, e comunque di una solida
minoranza di cittadini impegnati, e come tale vedremo più avanti costituisce un punto
di osservazione molto rilevante nel diritto della pubblicità; senza dire che anche le eti-
* Questo lavoro è destinato a P. T-F. U, La pubblicità, tra vecchi e nuovi vizi capitali, che uscirà a
suo tempo nella collana Diritto e rovescio di Giurè.

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