Diritto ecclesiastico "sanitario ed enti ecclesiastici ospedalieri (considerazioni introduttive)

AutoreGaetano Dammacco
Pagine11-39

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@1. La cura delle malattie e i rimedi dell'anima: la dimensione spirituale della sofferenza

II diffuso convincimento che i malanni del corpo in qual-che modo abbiano un légame con la condizione dello spirito, data la stretta connessione della dimensione corpórea con quella dell'anima, appartiene al plurisecolare patrimonio cultúrale dell'uomo. Conseguentemente, costituisce un elemento indelebile dello stesso patrimonio cultúrale il fatto che la cura delle malattie fisiche possa trovare un rimedio anche nella cura dello spirito. Nel corso dei secoli l'uomo ha saputo e voluto conservare, come elemento diffusamente rilevante nelle differenti culture, il dato che la cura del malessere del corpo non poteva essere disgiunta dall'assistenza spirituale, in modo che cure e consigli, andando di pari passo, risultavano efficaci e portavano un benessere físico. Non si tratta di mera super-stizione o di mera sottomissione al potere dell'incógnito, ma Page 12 di un dato ontologico e cultúrale dell'esistenza, di cui si ha trácela giá nelle culture precristiane. Ad esempio nel III secólo a.C. nell'isola greca di Cos, si ha notizia di una sorta di rico-vero (un luogo di cura per le malattie) annesso al santuario del dio della medicina, Asclepio.

L'endiadi luogo di cura e luogo di devozione divenne un'idea alimentata nel mondo delle religioni dalla fede delle persone e dai differenti patrimoni teologici. Nel mondo cristiano essa trova una fonte nella teología della chantas, che motivava la cura per gli infermi e per tutte le infermitá, sia quelle spirituali sia quelle corporali, come ricerca della Veritá. Si trattava, dunque, di un modo per vivere la dimensione religiosa e supportare il cammino di ogni credente verso la per-fezione dell'essere, che aveva nel Cristo risorto il suo prototipo e poteva essere raggiunta meglio e piú fácilmente nei luo-ghi frequentati dal Cristo stesso o in quelli nei quali era percepibile la Sua presenza. Di qui lo sviluppo dei pellegrinaggi e il consequenziale accostamento tra ospitalitá, assistenza, soccor-so, carita cose tutte che potevano essere esercitate anche come manifestazioni della pietas cristiana in uno stesso edificio.

All'inizio deH'esperienza cristiana, verosímilmente, non esisteva la consapevolezza dell'esistenza di uno spazio e di un luogo destinati in modo permanente al ricovero e all'assisten-za dei malati, cosa che caratterizza l'ospedale moderno, ma certamente esisteva la inequivocabile percezione che l'assi-stenza e la cura dei bisognosi, sia dal punto di vista físico sia da quello spirituale, fossero un atto di carita cristiana e alio stesso tempo dovessero essere un atto della comunitá cristiana. Infatti, ad esempio, proprio come diretta applicazione della legge evangélica della carita, il concilio di Nicea, nel 325, impose ai vescovi di costruire luoghi per l'accoglienza dei poveri bisognosi e dei pellegrini, trovandosi un modello nel-l'ospizio costruito da Basilio di Cesárea qualche anno dopo. Nel quattrocento e nel cinquecento si moltiplicarono queste esperienze, per cosi diré, "assistenziali" sia per iniziativa degli Page 13 ordini monastici sia per impulso di laici, avendo cura di asso-ciare rattivitá di aiuto ad una esperienza religiosa.

L'urgenza e la forte percezione di aderire a una consegna religiosa fu sempre alia base degli interventi a favore dei bisognosi e diede vita nel mondo cristiano medioevale agli ordini ospedalieri, i quali, a cominciare dagli antoniani, crearono istituzioni connesse ai conventi, mentre si organizzavano i primi luoghi per ricoveri di malati contagiosi (come i lebbro-sari) o abbandonati.

@2. Le religioni e le confessioni religiose come senso e significato della sofferenza

Questa peculiare esperienza, del resto, non appartiene solo alia religione cristiana. Infatti, anche altre religioni hanno una propria "lettura" della sofferenza física dell'uomo, inse-rendo questo specifico problema nella concezione dualistica del conflitto tra bene e male, presente nella materiale concre-tezza deH'esperienza dell'uomo, il quale vi partecipa con il proprio corpo e con la propria anima.

La medicina tradizionale ciñese, ad esempio, ha alia base una concezione filosófica della vita e dell'uomo distinta in due aspetti polari della realtá (lo Yin, come coscienza interiore e lo Yang come manifestazione agli altri), che concorrono a costruire l'unitá dell'essere umano. Questa visione costituisce il punto di partenza per qualunque tipo di diagnosi e di terapia. La malattia, che puó essere considérala come interruzione dell'unitá, viene curata ricostruendo 1'insieme, composto da coscienza interiore e manifestazione esteriore. Poiché un elemento non puó esiste-re senza l'altro, in caso di patologie, che interrompono il légame unitario tra la staticitá dello yin e la mobilitá dello yan, occorre restaurare l'insieme dell'energía data dai due elementi.

In modo ancor piú evidente altre grandi religioni che pur si discostano fortemente dai concetti e dai criteri fondamentali Page 14 delle religioni monoteiste, come l'induismo (considerabile alia stregua di un insieme complesso di religioni di verse), conce-piscono essenziale 1' unitá dell'umanitá e dell'uomo, l'unitá tra la ricerca della veritá e 11 comportamento dell'uomo, tra spiritualitá dell'esistenza e corporeitá. Secondo queste conce-zioni, la sofferenza, il non essere, il dolore umano sonó tutte condizioni che bisogna superare con il desiderio e la ricerca della liberazione, cercando di conseguiré la forma suprema della conoscenza. Le opere buone e l'impegno sociale verso il prossimo sonó azioni che conducono alia liberazione. In que-st'ottica, bisogna uscire dalla malattia, che puó essere considérala come la condizione del non essere, per avviarsi verso la condizione dell'essere.

Un'altra grande religione oriéntale, il buddismo (forse la prima religione universale che indica una via per la redenzione dell'uomo), concepisce l'uomo come un Non-sé, fugace ed egocéntrico, condizionato dal dolore. Attraverso la fine del-l'ignoranza (sparizione senza sosta) scompaiono le forze, la coscienza, il dolore, la sofferenza, l'infelicitá. La malattia, quin-di, come espressione del dolore e dell'infelicitá, come espressio-ne della coscienza e dell'ignoranza scompare, attraverso la fine dell'ignoranza, restituendo all'Io la sua vera forma.

Tra le grandi religioni monoteiste, l'ebraismo spiega l'esistenza del dolore, delle sofferenze, delle malattie come una forma di allontanamento da Dio, nel prevalere delle forze antagoniste. Quindi, la cura del corpo e delle sue patologie é strettamente connessa con la condizione interiore dell'ebreo, che partecipa nella sua esistenza materiale del conflitto tra la "sventura originaria", esercizio della liberta e assolutezza divina. La lontananza dalla comunitá, prescritta per le forme gravi di malattia specie quelle contagióse (come ad esempio la lebbra), esprime la sofferta partecipazione a questo conflitto.

Nell'Islam l'uomo esprime contestualmente la grandezza e la perfezione dell'amore divino e la debolezza e la fragilitá del suo essere. II dolore e la sofferenza sonó, quindi, espressionePage 15 della debolezza umana, che derivano dalla opposizione diabólica alia azione creatrice di Dio. L'origine del male e del dolore non risiedono nelle imperfezioni della creazione, opera divina perfetta, dalla quale puo venire felicita e bene; per vin-cere il male, il dolore (inteso ora come punizione ora come prova) occorre ritornare a Dio, all'essenza della perfezione. Per questo, ad esempio 1'Islam, nei territori dove era diffuso, accanto alie moschee e alie madrasse favori la creazione di luoghi di accoglienza che divennero rápidamente veri e propri ospedali, dotati stabilmente di medici, servizi essenziali, re-parti di cura differenziati.

L'esperienza cristiana, quindi, non risulta isolata, tutta-via, pur presentando elementi di continuitá con le altre religioni, evidenzia caratteri di diversificazione e di peculiaritá, so-prattutto legati alia forte percezione di aderire a un piú radi-cale bisogno religioso, rappresentabile nel rinnovato stretto légame esistente tra l'uomo e Dio, del quale egli é "icona". In qualche modo, la ricerca di Dio si compie con la conoscenza piena della essenza dell'uomo, che non é solo una creatura, ma il riflesso stesso di Dio. Ne deriva che l'intervento a favore dei bisognosi e dei malati non risponde ad un impulso filantrópico, ma alia ricerca della unitá smarrita. II contenuto teológico dell'unitá tra corpo e anima induce al soccorso caritate volé dei malati, per i quali l'organizzazione di spazi di cura appositi esprime, nel corso del tempo, non la mera esigenza di migliorare l'organizzazione assistenziale, ma la risposta mi-gliore alio stato di sofferenza che immette il malato in un percorso di vita lungo la strada del recupero della sua imma-gine divina. Migliorare il servizio assistenziale significa ren-dere piú vera la sua esperienza del mistero, che é spiegata dal nesso inscindibile tra teología e antropología.

La secolarizzazione delle strutture ecclesiastiche (che, travolte nel corso del tempo dalla emergenza sanitaria determínala dall'affacciarsi di nuove malattie e dall'affievolirsi dello spirito originario, finirono per essere male amministrate) Page 16 avvenne con la Riforma protestante e plú tardi con l'occupa-zlone di questo spazio da parte dello Stato, 11 quale prendeva via via coscienza dei suoi obblighi e della sua funzione sociale. La Controriforma cattolica, anche nel tentativo di recuperare roriginarietá dell'esperienza religiosa, puntó su una maggiore efficacia degli enti ecclesiastici e caritativi il cui ruólo complesso, non sempre límpido rispetto alia purezza del messaggio teológico e sovente ambiguo, rimase essenziale fino a tutto il XIX secólo.

In Italia la legge n. 6972 del 1890, che conteneva norme suUe Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, attribui 11 carattere di "pubbliche opere di assistenza"...

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