Dalla democrazia industriale alla 'partecipazione' europea dei lavoratori (ovvero, di un esempio, forse misconosciuto, di potenziamento dei diritti sociali)

AutoreVincenzo Ferrante
Pagine115-119
Dalla democrazia industriale alla “partecipazione”
europea dei lavoratori (ovvero, di un esempio, forse
misconosciuto, di potenziamento dei diritti sociali)
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1. Nella seconda (e parimenti nella terza) edizione del suo volume, intitolato
“Stato ed Autonomia collettiva” (V, 1986 e 1992) – che ha costituito
sicuro punto di riferimento per i non pochi corsi di “diritto sindacale comparato”
tenuti nelle università italiane – Bruno Veneziani afferma che l’aspirazione alla
democrazia industriale nasce da “una rinnovata coscienza salariale che rivendica
una partecipazione ai consumi non disgiunta da un coinvolgimento nelle decisio-
ni della vita di impresa” (p. 177). Aggiunge che a portare avanti tali rivendica-
zioni sono spesso lavoratori che, “espulsi dal mercato, affolleranno un segmento
dello stesso non protetto né da legge né da contratti” (p. 176).
Veneziani considera l’aspirazione alla democrazia sindacale come il sintomo
di una crisi, conseguente ad una pluralità di fattori (“scarsa consapevolezza del-
la vita di impresa, insufcienza protettiva del sindacato, disaffezione al lavoro,
consapevolezza della disuguaglianza”), che “fanno sì che le fasce medio-basse
di lavoratori abbandonino le richieste di monetizzazione del disagio industriale
e indirizzino, tramite il sindacato, la loro protesta verso gli aspetti a monte (i
nanziamenti) e a valle (organizzazione del lavoro)” (p. 117).
“Ed è proprio – si aggiunge – nella zona di intersezione tra le decisioni
dell’impresa e gli effetti delle stesse sull’occupazione che in molti paesi si rinno-
va il tema della democrazia industriale” (p. 178). Tuttavia delle tre forme possi-
bili in cui si presenta la democrazia industriale – cogestione, co-determinazione,
informazione e consultazione – è solo quest’ultima quella che, in certo modo, ha
potuto realizzarsi in Italia, con l’avvertenza, scrive Veneziani, che si tratta “del
prolo più tenue dal punto di vista della istituzionalizzazione della presenza
delle parti ma non dell’efcacia dell’esito degli incontri”. Ed anzi, si precisa che
“l’allargarsi del raggio della contrattazione a «contenuti ed aspetti politici» indi-
ca la strada sulla quale preferisce muoversi il sindacalismo italiano che riuta di
essere coinvolto direttamente nella crisi delle imprese” (p. 183).
2. L’analisi appare lucida, a distanza ormai di ben più di un trentennio dall’e-
poca in cui queste parole furono scritte per la prima volta, a ragione del fatto che
Veneziani, a fronte del modicarsi del sistema capitalistico che già all’epoca si
mostrava, ipotizza una evoluzione del sindacato in senso partecipativo, non tanto
per recuperare la capacità, che appare ormai compromessa dall’internaziona-

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