Della professione di avvocato

AutoreVincenzio Moreno
Pagine5-22

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@Titolo I. Degli avvocati - Necessità del loro uffizio

Non è civil società[9] senza leggi positive, come non è società senza bisogni; chè le leggi altri disse, sono l’espressione dei bisogni sociali. La legge è un astrattezza come astrattezza è la giustizia: ambedue consistono nel volere; dunque di per sè stesse stanno in idea, non già in atto.

[10] Dovunque son leggi sono di necessità certi ordini di persone, che riducendo al concreto quelle formole astratte, assolvono o condannano le azioni degli uomini, de’ quali il corpo sociale è composto; e nell’assolvere, e nel condannare danno ad ognuno quel che è suo; cioè a dire compiono le regole della giustizia universale. Come non è società senza legge qualechessiesi, scritta, o non scritta, mutevole o costante, così non è alcuna società senza ordini di magistrati.Page 6 Non hanno leggi certe gli abitanti dell’isola di Nukahiwa una delle Marchesi nell’Oceanica: nondimeno decide secondo le usanze il lor Katanuah, e la sua pronunziazione è solenne5. L’idolatria, e le altre superstizioni dei regnicoli del Benni non possono fare che ei non abbiano un ordine di magistrati, fiadros, che amministrino giustizia6.

Ed anco ai tempi dei giudizj di Dio era la pugna una pruova, ma dava il magistrato la sentenza.

Or di questi ordini, là dove la civiltà non è affatto fanciulla, altri hanno publica, altri privata autorità: chè gli uni partecipano della potestà dei governanti, e gli altri della [11] potestà dei padri di famiglia. La giurisdizione dei primi, che diconsi magistrati, è necessaria; e volontaria quella dei secondi, che diconsi giureconsulti. Il magistrato comanda, ed il giureconsulto consiglia.

Ma ci ha un altro ordine posto tramezzo a questi due, che intende pure a ridurre al concreto quelle formole astratte; che veglia, e sostiene le private ragioni; ed interpetrando la legge ne chiede l’applicazione; l’opera del quale siegue al consiglio del giureconsulto, ed apparecchia il comando del magistrato. Questo così fatto è l’ordine degli avvocati.

L’interpetrazione del giureconsulto è interpetrazione dommatica, o vuoi dir dottrinale, o scientifica; è dettata dall’interesse universale; da quel pubblico interesse che, secondo il dire d’un moderno scrittore, è regola delle leggi, come le leggi son regola dell’interesse privato.

L’interpetrazione del magistrato è interpetrazione autentica; è dettata dall’equità. Parecchi scrittori affermano essere anche dottrinale l’interpetrazione del magistrato, autentica esser quella del legislatore: molti hanno tenuto la sentenza contraria; nè questo è luogo oppor-Page 7tuno a tanta disputazione. Dicendo autentica l’interpetrazione del magistrato, intendo io dire che ella sia efficace [12], necessaria; che sia per essa recata ad atto la potenza della legge.

L’interpetrazione dell’avvocato toglie l’una, e l’altra sembianza; è dettata dal privato interesse.

Or altri chiederà qual sia il bisogno d’interpetrazione là dove sono leggi certe e costanti, non discordanti fra sè, scritte nel linguaggio volgare, non cumulate soverchiamente, compilate con diligenza? Al che si vuol rispondere che questa interpetrazíone, di cui qui parlo, non tocca la qualità, ma l’applicazione della legge. La quale, non potendo guardare a tutti i casi particolari, dee di necessità stabilire taluni canoni generali, che quindi son da accomodarsi alle varie fattispecie. Nobilissimo è questo ed importante e malagevole ufizio dell’interpetre; non già ricercare l’intendimento d’un motto, o d’una frase, o d’un modo di dire d’un precetto legislativo; il che potrebbe essere inutile per avventura, e di leggieri evitarsi; ma in quella vece riferire il caso controverso al canone generale di diritto, e mostrarne le più intime attinenze. Pare a me che questo secondo sia il proprio ufizio dell’avvocato; il primo del giureconsulto.

Non tenere le parole, ma lo spirito delle leggi, diceva Celso; e Beccaria: non voler [13] consultare lo spirito della legge, la lettera; ed obbediscila. E sia di ciò checchessivoglia.

Ma le liti forsi che non sorgono a cagione di dubbiezza ed oscurità della legge nella sua applicazione? Il diritto più certo diviene dubbio, allorchè si tratta d’applicarlo ai casi particolari. Le varie condizioni dei fatti, sui quali cadono le sue disposizioni, ne fanno necessaria la interpetrazione. Fra tutte le regole dell’antico diritto ce ne ha più chiara e più aperta dì quella che ti annunzia; nel tutto si contiene la parte? Ed a quante interpetrazioni non soggiacque fin qui quella regola sì piana, e sì facile? Ancor quando per la perversità dell’animo un Sempronio muova ingiusta lite a Cajo ei fonda il suo diritto sull’apparente dubbiezza della legge: laonde chiamò Bacone dubitationes particulares le incertezze dei litiganti.

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Or queste incertezze o son rimosse e dileguate dal giureconsulto, se i privati son docili al suo consiglio e se il consiglio è acconcio a dileguarle; o dal magistrato se non udito il consiglio e l’interpetrazione del giureconsulto, interpetrazíone dommatica, se ne chieda l’interpetrazione autentica. E poichè questa interpetrazione senza danno d’uno dei litigatori non si dà, giusto è ed utile insieme alla privata ragione che preceda quella interpetrazione [14] mista, dottrinale ed autentica, dell’avvocato.

E qua mi par luogo acconcio a dire come la più parte delle moderne legislazioni, essendo più semplici e piane ed accomodate ai bisogni presenti, il lavoro dei giureconsulti è ornai divenuto meno necessario, e men frequente. Onde a mano a mano gli avvocati, gli uomini pratici si son fatti a compiere l’ufficio di giureconsulti. Per le quali cose avvocato dicesi oggidì colui, che interpetra le leggi o per dichiararle o per applicarle accordandole agl’ interessi privati, e compone le controversie pronunziando privata sentenza; o per difenderli e sostenerli allorchè si chiede l’interpetrazione del magistrato.

L’uficio del magistrato è dunque dimandato per la sicurezza del corpo sociale: la sua interpetrazione cessa le private contese, le discordie civili. La sua voce che assolve, o che condanna è la voce stessa della legge. Egli è la legge viva, sclamava il d’Aguesseau, che supplisce al silenzio della legge morta.

Per la prosperità del corpo sociale si dimanda l’uficio dell’avvocato; chè la sua interpetrazione custodisce il diritto del privato litigatore: a sostener questo diritto egli spone i bisogni delle persone, da’ quali compongonsi i bisogni sociali: un profondo studio [15] nelle leggi gli mostra qual precetto regoli quella ragione, ch’ ei sostiene. E s’ egli è vero quello, in cui gli autori più solenni si accordano, che le leggi invecchiando al correr dei tempi, mutandosi di buone in male al tramutar di luogo in luogo, al passar di costume in costume, vogliono essere a quando a quando raccomodate ai tempi ai luoghi ai costumi: per opera di chi se non degli avvocati si mostra quando, e come, e dove si vogliano questi mutamenti? Cotanta verità fu aperta a re Federico di Prussia, il quale nel nuovo corpo del gius da lui publicato,Page 9 guardando anzi al detrimento che alla utilità che era per avventura da tornarne, vietava agli avvocati chiedere al re l’interpetrazione di una legge, ed il concedeva al magistrato. Ma ben, come ho detto, antivedeva l’evento. Di vero l’avvocato spone minutamente al magistrato i particolari dei bisogni sociali nei bisogni delle persone; e li spone nelle attinenze che essi hanno con le leggi. Per lui le leggi si eseguono; chè in lui inteso ad una sola faccenda e privata; in lui eletto dal cittadino, il quale in affare che tocca i suoi beni o la sua vita, tutti vince di sedulità, in lui rare sono la negligenza, e l’ignoranza.

I quali difetti non sono così rari nel magistrato, che a poco a poco divien quasi signore [16] della legge che ministra, ed ha l’animo volto a moltiplici cure. Onde per caso talvolta può intervenire ch’ egli sia per debolezza negligente, talvolta per non so quale fortuna ignorante o dimentico delle leggi, sovente per mobile pompa prepotente. Or se negligente è, si giova dell’interpetrazione già data dall’avvocato; se prepotente, nel cammino veloce inciampa in quei ritegni che l’avvocato colla voce franca gli addita;se ignorante, trova una face che gli dirada dinanzi le tenebre.

Nè vale opporre che veramente un ordine sì viziato non s’incontri in alcun paese civile e che però là dove cotali vizi nei magistrati non fossero l’opera degli avvocati sarebbe inutile; chè un ordine intero di magistrati liberi affatto d’uno di questi vizi forsi che non s’incontrerebbe nell’Utopia di Moro; e dove anche s’incontrasse, ne proverrebbero sempre questi acconci: 1. il magistrato diligente si gioverebbe della interpetrazione dell’avvocato, vagliandola, e scernendo più agevolmente dove il vero consista, penetrando nelle viscere delle leggi che gli sono aperte: 2. il magistrato osservante e tenero dell’impero della legge s’avvedrebbe di leggieri d’ aver travalicato il confine del suo potere: 3. il magistrato sapiente apprenderebbe meglio i più minuti particolari del caso...

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