La salvaguardia dell'individuo e la cultura della legalità

AutoreIgnazio Augusto Santangelo
Pagine769-774

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  1. - Nella vastità tematica della «salvaguardia dell'individuo» si attenzioni la collocazione del singolo rispetto alla collettività e lo spessore della sua considerazione attraverso significanti momenti di analisi storica, sociale, economica e giuridica.

    L'affermazione della libertà individuale, come valore supremo ed epicentro della modernità, costituisce il cardine delle principali istituzioni politiche dell'Occidente e, seguendone la storia della grande idea, da Socrate a Montagne, si perviene all'affermazione dell'economia di mercato e dei diritti universali del cittadino nel confronto con la nascente società di massa.

    Il termine individuum comparve in Cicerone per tradurre il greco atomon e s'inserì nel lessico della filosofia medievale in Tommaso d'Aquino che ne indicava la sua corporeità, mentre per Duns Scoto esso esprimeva il soggetto più intellegibile dell'umanità. La filosofia dell'età moderna ha, poi, usato tale locuzione per designare l'individuo umano e, se Hengel e Schopenhauer ne negano il valore in nome di entità sovraindividuali, Kierkegaard è il sostenitore di una rivalutazione teologica dell'individuo.

    Ora, non v'ha dubbio che l'individuo, nella sua complessità spirituale e materiale, manifesti una vocazione psicologica e biologica alla socialità e che, quindi, la ricognizione della sua connotazione difensiva vada, anzitutto, proposta in relazione alle varie forme di Stato e nella successione delle tipologie statualistiche, lungo il loro filo temporale, occupa una posizione del tutto preminente - anche per contiguità al nostro momento - l'ordinamento dello Stato a forma democratica, la cui primigenia figurazione di «Stato contrattuale», quale reazione allo «Stato assoluto», già contiene gli elementi distintivi interessanti il presente discorso.

    L'esclusivo dispotismo dello «Stato assoluto» importava costanti ingerenze nel campo della religione, nell'operare delle pubbliche funzioni, nella realizzazione dell'istruzione, nell'organizzazione dell'economia, e tali effetti, piuttosto che a concorrere alla sua fortificazione, contribuivano, invece, a costituirvi i motivi di ogni effervescenza.

    Si consideri, e per un limitato esemplificante aspetto, quanto avvenne in Inghilterra alla fine del XVII secolo, allorché contro lo strapotere dei Tudor e, poi, degli Stuart - i quali tentavano rispettivamente di anglicizzare o ricattolicizzare la Chiesa - si levarono i Whigs, puritani, ed i Tories, anglicani, in comune difesa della libertà di coscienza, talché i due movimenti, simili sotto questa essenza, conducevano all'affermazione del principio della piena libertà religiosa, cioè uno dei punti maggiormente qualificanti della tutela dell'individualità. Ma altri eventi, più squisitamente politici, idealmente scaturiti dall'affermazione della Magna Charta libertatum del 1215, dovevano concludere alla formazione in Inghilterra di quello «Stato contrattuale» di cui si è cennato attraverso la legge dell'habeas corpus del 1679 e l'affermazione dell'obbligo del re Giacomo II della dichiarazione dei diritti, dati storici fondamentali per la tutela dei diritti di libertà del singolo e di imprescindibile richiamo.

    Per la completa comprensione delle funzioni del nuovo Stato nei rapporti con l'individuo - che Locke formulava in pactum subiectionis nel primo ed in pactum unionis nella società - occorre, allora, procedere dal Covenant, la sua Carta costituzionale che determinava i limiti della potestà sovrana e garantiva i diritti dei sudditi. Quivi, sebbene gli interessi individuali non fossero ancora la fonte primaria della vita pubblica, nondimeno la sovranità non rimaneva più oltre irrimediabilmente accentrata in una sola persona con intolleranza di qualsiasi diverso interesse che non fosse quello della conservazione del proprio illimitato dominio. E, tra gli elementi principali in cui si articolava il nuovo modello statale erano l'indipendenza dei giudici e la rappresentatività parlamentare in funzione di salvaguardia dei diritti singolari; anzi, a quest'ultimo riguardo, occorre aggiungere che l'attività statale veniva intesa nella funzione di perseverare a tutti gli individui il godimento dei loro diritti naturali, lasciandoli pienamente liberi in ciò che possiamo intendere per «possibilità vitali». Codesta esigenza, sotto l'aspetto strettamente economico, addirittura s'illumina guardando al principio preposto a regolare i tributi, quell'impossibilità di taxation without rapresentation per cui lo Stato poteva attuare la misura fiscale soltanto quale delegato della collettività, essendo i servizi pubblici considerati il mezzo per la realizzazione dei diritti naturali dei singoli individui componenti.

  2. - Se queste enucleano le promozioni dell'individuo nel suo aspetto civico, per cui cessava di essere pendolo tra una situazione di sogget-Page 770tività di diritti a quella di una loro oggettività, sino a caratterizzarsi come «protagonista di diritti», altre elevazioni lo attenderanno. Le stesse finalità dello «Stato contrattuale» conservano, infatti, lacune ed aporie che dovevano appalesarsi in seguito al fenomeno costituito dalla Rivoluzione industriale ed il confronto tra la tradizione liberale ed i problemi nascenti dalla società di massa, le dinamiche istituzionali e le contraddizioni della democrazia rappresentativa, tanto nelle esigenze di allargamento del suffragio quanto nei timori di una «tirannia della maggioranza», hanno ricevuto da Stuart Mill una analisi puntuale.

    Nella nuova economia postulata occorreva un diverso ordine politico il quale contemperasse quegli interessi conservatori della proprietà terriera con i nuovi interessi dell'industria e del commercio, e che avevano già determinato grandi e rapidi spostamenti di ricchezza tra le classi e tra gli individui cui appartenevano.

    Codesto novello assetto politico-sociale, per sommi capi, ha un tempo di realizzazione che intercorre dalla Rivoluzione francese alla prima guerra mondiale. È con lo «Stato democratico borghese» che si realizza, infatti, un'architettura statale identificata con il «consenso popolare», sicché la sovranità dello Stato altro non rappresenta che l'espressione delle esigenze di tutti gli individui protesi a sviluppare la propria personalità entro limiti più ampi, quali quelli dell'unità nazionale.

    Ne deriva l'emersione di una nuova forza sociale, quella della «pubblica opinione» già attenzionata da Tocqueville, basata sull'individualismo e, affinché tutti gli individui siano in grado di realizzare le proprie facoltà naturali, diviene necessario assicurare la piena libertà spirituale e difendere la libertà di confessione. La religione tende così ad individualizzarsi, mentre l'uomo, divenuto centro del mondo spirituale ed intellettuale, opera come cittadino, al di fuori di ogni credo religioso e questa libertà spirituale è, poi, la più ampia di cui l'individuo abbia goduto ed è anche diversa da quella dell'antichità e dell'epoca dello «Stato contrattuale», in...

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