La crisi e l'avvenire della comunità internazionale

AutoreAldo Moro
Pagine216-223
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La crisi e l’avvenire della comunità internazionale
Dopo quello che si è avuto occasione di dire a proposito delle
fonti del diritto internazionale, non abbiamo bisogno di troppo dilun-
garci, per indicare in che consista l’accennata crisi della comunità
degli Stati e quale sia il problema che così si propone. Essa, di cui nel
presente momento storico appare tutta la portata, è una crisi di fiducia,
la quale non fonda soltanto la posizione teorica di cui ora si diceva,
ma pure l’amara esperienza storica, che dolorosamente la conferma
quotidianamente dinanzi a noi. Crisi di fiducia nella capacità che lo
Stato abbia di assolvere con anima veramente universale il compito di
suprema responsabilità che nell’assetto attuale della comunità interna-
zionale gli è conferito, di farsi cioè esso stesso promotore della soli-
darietà, di dare opera spontaneamente ad affermare una giustizia del
rapporto, nella quale gli altri membri della comunità possono consen-
tire; crisi di fiducia nella determinazione di giustizia che lo Stato
ponga, che si tratti di affermarla in vista di una situazione da regolare,
o di riaffermarla, dinanzi ad una situazione in cui fu smarrita, e quindi
nell’effettivo convergere intorno ad essa delle volizioni dell’universale
dei soggetti componenti la comunità degli Stati, visto che si possa
assumere, in effetti, sussistente quella solidarietà di tutti nella norma
da dare alla situazione, che costituisca la riprova della reale universa-
lità di quella determinazione di giustizia. Troppe volte non ci si sa
infatti sottrarre all’impressione che essa sia rumorosamente conclama-
ta, per corroborare con un ipocrita apparenza tale determinazione, che
corrisponde invece ad una dura e grossolana prepotenza di fatto. Là
dove di una verità, che sia espressione di solidarietà effettiva si sente
più vivo ed urgente il bisogno, essa appunto sembra dolorosamente
sfuggirci ogni istante. Di fronte alla caratteristica certezza del diritto
proprio dell’ordinamento interno, di fronte alla, vorremmo dire, natu-
rale presunzione di reale universalità che in quello sembra accompa-

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