Corte costituzionale e segreto di Stato. Il caso Abu Omar

AutoreBardusco A.
Pagine637-643
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Aldo Bardusco
CORTE COSTITUZIONALE E SEGRETO DI STATO:
IL CASO ABU OMAR
I. La vicenda (accaduta nel 2003) del rapimento e delle successive traversie di
Abu Omar (imam, cioè direttore di preghiera, della moschea di Milano) è ampiamente
conosciuta. Di essa hanno parlato giornali e televisioni di tutto il mondo. Ma innanzi-
tutto chi era Abu Omar? Il personaggio era nato il 18 marzo 1963 ad Alessandria
dEgitto; egli aveva lasciato il suo Paese allinizio degli anni 90. Le informative spioni-
stiche (americane, italiane ed egiziane) lo definivano combattente in Afghanistan ed
in Bosnia. Nel 1996 fa un soggiorno in Albania dove sposa Marcela Glina. Egli mette
al mondo un figlio. Poi va incontro a seri guai giudiziari. Infatti viene accusato di avere
collaborato ad una trama criminale per lassassinio del ministro degli esteri egiziano in
visita a Tirana. Lascia ben presto lAlbania, e dopo un breve soggiorno a Monaco di
Baviera riappare a Bari il primo maggio del 1997. Nel 1999 la Questura di Roma gli
riconosce lo status di rifugiato politico. Ottiene un permesso di soggiorno in Italia e
nellestate del 2000 si stabilisce a Milano in via Conteverde 18, e si dedica alle attività
religiose ed assistenziali della Moschea di viale Jenner.
Lappartamento di via Conteverde è una specie di foresteria dellIstituto islamico
di viale Jenner. Vi vengono ospitati i buoni fedeli mussulmani che càpitano in città
senza mezzi di sussistenza. In effetti via Conteverde non è un indirizzo anonimo. In
passato vi hanno trovato accoglienza alcuni latitanti eccellenti dele prime indagini mi-
lanesi sulle cellule di Al Qaeda in sonno. Quella casa è dunque per la Digos di Milano
un indizio di appartenenza alla rete terroristica di Al Qaeda. Il telefono di Abu Omar
così come i suoi amici, i suoi passi ed i suoi incontri finisce sotto controllo. I sospetti
non sembrano del tutto infondati. Abu Omar, infatti, comincia a darsi arie da personag-
gio di rilievo internazionale; scrive e pronuncia discorsi accesi di spirito missionario
islamico. Ai suoi correligionari Abu Omar appare quasi un impostore, un posbruffone.
Agli uomini dei Servivi di intelligence italiani sembra invece un personaggio molto so-
spetto, che merita un lavoro di ricerca. Gli viene messo alle costole un agente segreto
che saggia la sua disponibilità ad attivarsi per sostenere un nuovo network del terrore,
pronto ad assumere iniziative in Europa. Abu Omar commette lerrore di mostrarsi di-
sponibile. O forse egli crede di potersi inserire in una specie di doppio gioco. I sospetti
su di lui sembrano allora trovare conferma.
II. George Tenet, funzionario e politico americano, nel 2002 (un anno dopo
lattacco di Al Qaeda alle torri gemelle e al Pentagono del settembre 2001) era al verti-
ce della CIA, come direttore. Parlando il 17 ottobre 2002 di fronte alla Commissione
dinchiesta del Congresso sui fatti dell11 settembre 2001, George Tenet non fa mistero
del possibile destino di soggetti come legiziano Abu Omar. Egli spiega: Dopo
lattacco alle torri la CIA, con la cooperazione dellFBI, ha restituito alla giustizia
mondiale 70 ter roristi. La pratica cui allude il direttore della CIA ha nome extraor-
dinary rendition(consegna straordinaria). È un metodo che non si cura della sovranità
degli Stati in cui i c.d. pacchi “ (in realtà persone) da consegnare vanno prelevati. Né
si preoccupa della loro sorte una volta giunti a destinazione. George Tenet: rivela senza
complessi che la CIA e lFBI hanno perseguito allestero una politica aggressiva fina-
lizzata alla distruzione di Al Qaeda, nonché delle sue risorse umane e tecniche. Ab-
biamo identificato (dice Tenet nel 2002) 36 fiancheggiatori del ter rore. e condotto ope-

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