La rappresentatività del sindacato tra legge, contrattazione collettiva e autonomia sindacale: alcune note

AutoreMaurizio Ricci
Pagine269-274
La rappresentatività del sindacato
tra legge, contrattazione collettiva e autonomia
sindacale: alcune note
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1. Rileggendo a distanza di molti anni la relazione di Bruno Veneziani alle
giornate di studio Aidlass del 1989, risultano interessanti alcune indicazioni con-
clusive.
La prima, forse la più profetica, è relativa al dubbio espresso circa il grado
di tenuta degli “argini elevati dalla Corte costituzionale” nel collocare, quale ba-
ricentro del sistema dei rapporti collettivi, le confederazioni sindacali storiche.
Come è ampiamente noto, la sentenza del 1990 si pone al termine di un per-
corso nel quale prima si è legittimata la scelta del Parlamento, denita razionale
e consapevole, per tutelare l’operosità aziendale (evitando la frammentazione
della rappresentanza) e realizzare gli interessi collettivi dei lavoratori, attraverso
l’affermazione della tesi denitoria (C. cost. 54/1974). In seguito, per respin-
gere i possibili rischi del sindacalismo dei quadri, si è sostenuta la tesi della
pluricategorialità e dell’interprofessionalità delle confederazioni maggiormente
rappresentative: il disegno del legislatore non solo è stato ritenuto corrisponden-
te alla tradizione del sindacalismo italiano, ma anche coerente con i principi so-
lidaristici e di eguaglianza sostanziale per consentire ai lavoratori di partecipare
all’organizzazione sociale, politica ed economica del paese (C. cost. 334/1988).
Inne, per rafforzare un assetto sindacale caratterizzato da forte crisi, la stessa
scelta dialettica e aperta dell’art. 19 (tesi denitoria) è stata trasformata repenti-
namente in una vincolistica (tesi permissiva), introducendo un monopolio e non
un privilegio, cristallizzando i rapporti di forza nell’ordinamento intersindacale
(C. cost. 30/1990).
Nell’àmbito di una linea di sostegno al legislatore e all’ordinamento inter-
sindacale, specie in un assetto giuridico come il nostro caratterizzato da scarso
intervento eteroregolativo, il pressante richiamo della sentenza n. 30 al legisla-
tore (vericare la rappresentatività sindacale in base all’effettivo consenso quale
parametro di democrazia) è riconducibile alla più complessiva linea di politica
del diritto complessivamente perseguita dalla Consulta: una giurisprudenza di
opportunità piuttosto che di legittimità, in funzione conservativa degli equilibri
raggiunti nel sistema politico-istituzionale. Tuttavia, proprio la forte sollecita-
zione a una nuova regolazione legislativa, la parte più signicativa della senten-
za, rappresenta l’indice di una spia: l’estrema difcoltà nel continuare ad aval-

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