Sicurezza del territorio, consorzi di bonifica ed altri problemi. Le regole della morosità incolpevole

AutoreCorrado Sforza Fogliani
Pagine401-404
401
Arch. loc. e cond. 4/2014
Dottrina
SICUREZZA DEL TERRITORIO,
CONSORZI DI BONIFICA
ED ALTRI PROBLEMI.
LE REGOLE DELLA MOROSITÀ
INCOLPEVOLE
di Corrado Sforza Fogliani
SOMMARIO
1. Sicurezza del territorio e Consorzi di bonif‌ica. 2. Parte-
cipate comunali, pozzo senza fondo. 3. L’OMI non fa testo.
4. Morosità incolpevole, ecco tutte le regole. 5. Combattiamo
lo spreco, in prima persona. 6. Istruttori e assistenti per la
proprietà edilizia. 7. Condominio e privacy, il Garante pub-
blica una guida.
1. Sicurezza del territorio e Consorzi di bonif‌ica
“In Italia aumentano le tasse ambientali, passando
dai 22 miliardi e 353 milioni di euro del 1990 ai quasi 44
miliardi del 2011. Eppure solo l’1% viene destinato alla
sicurezza del territorio”. Sono solo alcuni dei dati della
ricerca effettuata dall’Uff‌icio studi della Cgia di Mestre su
dati Istat.
“I numeri sono signif‌icativi – sottolinea la Cgia –: dal
1990 al 1992 neanche un centesimo di euro dei fondi
provenienti dalle tasse ambientali è stato destinato alla
sicurezza del territorio.
Sostenere che queste sciagure (solo nel 2013 Sarde-
gna, Marche, Abruzzo, Toscana) accadono anche perché
non ci sono le risorse f‌inanziarie disponibili per la tutela
e la manutenzione del nostro territorio risulta diff‌icile –
ha affermato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di
Mestre – soprattutto a fronte dei 43,881 miliardi di euro
che vengono incassati ogni anno dallo Stato e dagli enti
locali dall’applicazione delle imposte ambientali, di cui il
99% f‌inisce per coprire altre voci di spesa. I soldi ci sono,
peccato che ormai da quasi un ventennio vengano utiliz-
zati per fare altre cose”. Dallo studio della Cgia emerge
un elenco inf‌inito di imposte “ambientali” che gravano su
imprese e cittadini.
Ma quanto denunciato dalla Cgia – e sacrosantamente
vero – non è neanche tutto. Per la difesa idrogeologica,
la proprietà edilizia versa – da sola – più di 210 milioni
all’anno ai Consorzi di bonif‌ica che, anche solo poco tempo
fa, hanno chiesto allo Stato miliardi, sempre per la difesa
idrogeologica.
Il Governo, intanto è impegnato a raschiare il fondo
del paiolo, ma non presta alcuna attenzione alle denunce
della Confedilizia contro un sistema inf‌inito di rivoli di
spesa che tiene in piedi un sistema bipartisan (per questo
lo tengono in piedi) che non funziona – come si vede ad
ogni alluvione –, dispersivo e di continuo spreco (anche
per costose manifestazioni varie, autoreferenziali).
Può mai redimersi un’Italia come questa?
2. Partecipate comunali, pozzo senza fondo
La Confedilizia sta partecipando alle riunioni convocate
dal Commissario straordinario per la revisione della spesa
pubblica Carlo Cottarelli. In una di queste è stato esamina-
to il tema delle società partecipate dalle Amministrazioni
locali e il quadro che ne è emerso è sconfortante.
Delle 6.151 società partecipate dai Comuni, ben 2.023
(circa un quarto) sono in perdita, per un totale di oltre
2 miliardi di euro. Ben 23 società registrano perdite
superiori a 10 milioni di euro. Se poi si entra nel detta-
glio, i dati fanno ulteriormente rif‌lettere. Tra i settori e le
attività economiche delle società in questione ve n’è uno
catalogato come “noleggio, agenzie di viaggio, servizi di
supporto alle imprese”. Ebbene, sotto questa voce – sulla
quale bisognerebbe approfondire le ragioni dell’intervento
comunale – risultano 3 società che da sole presentano
una perdita pari a oltre 45 milioni di euro. Se si passa alla
categoria “attività professionali, scientif‌iche e tecniche”,
poi, si nota che 4 sole società partecipate dai Comuni regi-
strano perdite per quasi 473 milioni di euro.
Nel mandato del gruppo coordinato dal Commissario
Cottarelli vi è la domanda: “Qual è l’interesse pubblico
nello svolgimento delle attività in capo alle società par-
tecipate?”, con la successiva precisazione: “Nei casi in cui
non vi sia un interesse pubblico o quell’interesse possa es-
sere realizzato con altre modalità in modo meno costoso,
occorre spingere gli enti a procedere alla chiusura delle
società”. Nobili propositi, che si scontrano però con una
resistenza senza eguali da parte dei Comuni. Resistenza
che – c’è da scommettere – si imporrà anche sulla compe-
tenza e sulla buona volontà del dott. Cottarelli.
3. L’OMI non fa testo
Il reato di dichiarazione infedele ex art. 4, D.L.vo n.
74/’00, può essere provato anche grazie ai dati dell’Osser-
vatorio del mercato immobiliare (Omi). Ciò, sempreché

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