Il sistema dei confidi in Italia e nella Regione Puglia

AutoreFrancesco Grimaldi
Pagine39-59
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Capitolo Secondo
IL SISTEMA DEI CONFIDI IN ITALIA
E NELLA REGIONE PUGLIA
SOMMARIO: 2.1 Introduzione. - 2.2. La struttura finanziaria e l’andamento reddituale
delle imprese italiane. - 2.3. Gli aspetti strutturali dinamici e del sistema dei
confidi e del mercato delle garanzie - 2.4. Gli aiuti degli operatori pubblici
al sistema dei confidi: motivazioni economico-aziendali e strumenti finan-
ziari attivabili. - 2.4.1. Un tentativo di mappatura degli aiuti pubblici. -
2.4.2. Gli interventi pubblici a livello nazionale. - 2.4.3. Gli interventi a li-
vello regionale e locale. - 2.4.4. L’esperienza della Regione Puglia a supporto
del sistema confidi. - 2.4.5. L’azione 6.1.6 del 2009.
2.1 Introduzione
Definite, sulla base della letteratura esaminata, le tematiche
centrali della presente ricerca, l’indagine empirica che si intende
sviluppare, in merito alla funzione esiziale svolta dai contributi
pubblici regionali – nella fattispecie attraverso gli effetti indotti
dall’avviso della Regione Puglia – 6.1.6 del 20091 deve essere pre-
ceduta da un’analisi della dimensione quali-quantitativa del siste-
ma dei Confidi e del mercato delle garanzie.
1 Con Determinazione dirigenziale n. 150 del 26/03/2009 (BURP n. 58 del
16/04/2009) la Regione Puglia ha pubblicato l’avviso per la presentazione di do-
mande per l’accesso ai “contributi a favore di cooperative di garanzia e consorzi FI-
DI per la dotazione di fondi rischi diretti alla concessione di garanzie a favore di
operazioni di credito attivate da piccole e medie imprese socie”.
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2.2 La struttura finanziaria e l’andamento reddituale delle imprese
italiane
Prima di procedere all’analisi del sistema dei confidi, al fine di
evidenziarne l’intensità quali-quantitativa del supporto al sistema
imprenditoriale, pare utile delineare lo stato di salute delle imprese
italiane al termine del 2012 (Banca d’Italia, 2013)2. La recessione
acuitasi nel 2011 ha comportato un netto peggioramento della red-
ditività delle imprese. Sulla base dei conti nazionali, si evince che
nel 2012 il margine operativo lordo (MOL) delle società non fi-
nanziarie è risultato inferiore del 12 per cento rispetto al 2008,
raggiungendo un nuovo minimo in rapporto al valore aggiunto.
La dinamica reddituale ha risentito, oltre del decremento del
volume dei ricavi3, anche dell’accresciuta incidenza degli oneri fi-
nanziari netti, connessa con l’incremento del costo del debito, do-
vuto, pur in costanza di un basso livello dei tassi di interesse di ri-
ferimento, ad un incremento degli spread applicati dalla banche.
Il lieve miglioramento della capacità delle imprese di sostenere
l’accumulazione di capitale con risorse finanziarie interne è dipe-
so, non da processi di ritenzione degli utili – peraltro laddove pre-
senti di ammontare poco significativo, ma bensì dal forte calo de-
gli investimenti in attività materiali e immateriali. Inoltre, si rileva
che l’apporto di risorse da altri settori si è ridotto, come desumibile
dalla diminuzione del disavanzo finanziario, allo 0,5 per cento del
PIL. Alla contrazione di quest’ultimo ha contribuito l’aumento di
circa 13 miliardi delle attività liquide, in particolar modo dei depo-
siti bancari. Dalle evidenze, inoltre, si evince come le incertezze
sulle prospettive di domanda possono avere indotto le imprese, in
particolare quelle di maggiore dimensione, a rinviare i propri piani
2 Per un’analisi sull’affidabilità finanziaria delle imprese del Mezzogiorno, at-
traverso un’analisi strutturale basata su micro-dati, si rinvia a Iazzolino e Succurro
(2012). Si rinvia, invece, a Imbriani e Scanagatta (2012) per un’analisi dei vincoli
finanziari delle imprese italiane nel periodo di crisi attuale.
3 Secondo l’indagine Invind, relativa all’esercizio, sulle imprese industriali e dei
servizi non finanziari con almeno 20 addetti, la quota di aziende che hanno riportato utili
nel 2012 si è ridotta al 55 per cento. Rispetto al periodo precedente la crisi, la quota è più
bassa di circa 12 punti percentuali; il calo è stato più marcato per le imprese con meno di
50 addetti, per quelle localizzate nel Mezzogiorno e per quelle non esportatrici.

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