Concorsi pronostici, scommesse e finanziamento dello sport

AutoreVincenzo Zampella
Pagine325-331

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Il presente lavoro ha per oggetto le scommesse ed i pronostici su eventi sportivi. Percorrere l’evoluzione della legislazione in questo settore può costituire una prospettiva originale per guardare lo sport attraverso le sue “finanze”. Il finanziamento pubblico dello sport avviene infatti, destinando al Coni una parte dei proventi derivanti da tale sorta di giochi.

@1. Il concorso pronostici “totocalcio” ed il finanziamento del C.O.N.I.

Nell’immediato dopoguerra, venne istituito per iniziativa della società privata “Sisal”, un concorso pronostici sui risultati delle partite di calcio e nel 1948, il concorso – chiamato “Totocalcio” – venne affidato alla gestione del Coni (d. lgs. 14 aprile 1948 n. 496). Il Comitato olimpico percepiva gli introiti derivanti dal concorso, i quali venivano poi destinati all’organizzazione e al potenziamento dello sport nazionale, alla diffusione della pratica sportiva e a tutte le finalità proprie dell’ente. L’istituzione di tale concorso a pronostici è stato, in concreto, lo strumento della ripresa sportiva del nostro Paese e per lungo tempo, lo sport italiano è vissuto con la sola quota parte del concorso1. In origine, al Coni era destinato l’intero ammontare dei proventi derivanti dal Totocalcio, e solo più tardi – nel 1951 – venne istituita un’imposta sui giochi di abilità. Per dare una dimensione del rapporto di ripartizione delle somme giocate, si consideri che, fino al 2000, con lievi aggiornamenti, il 38 per cento andava a comporre il montepremi in palio, il 26,80 per cento costituiva la percentuale riservata all’erario come imposta unica, il Coni percepiva il 25,20 per cento delle somme giocate, il 3 per cento era destinato al credito sportivo, mentre per le spese di gestione veniva corrisposto il 7 per cento2.

La sicurezza di un’entrata autonoma “più che congrua” aveva portato il Coni a prestare scarsa attenzione all’efficienza economica della sua azione, che si caratterizzava per una gestione alquanto pletorica. Quando, intorno alla metà degli anni ’90, ilPage 326flusso di entrate provenienti dal concorso del Totocalcio iniziò progressivamente a calare, l’onere del finanziamento dell’Ente venne a pesare quasi per intero sulle casse statali.

A fronte del calo delle giocate del Totocalcio e della necessità di trovare nuove risorse per l’erario, nel 1995 venne prevista la possibilità di istituire anche in Italia, scommesse sui singoli eventi sportivi e sugli esiti finali dei campionati, alla maniera dei bookmakers inglesi3; tale previsione venne poi attuata con l’emanazione del decreto ministeriale 2 giugno 1998, n. 174, con riferimento alle competizioni sportive organizzate dal Coni “e svolte sotto il proprio controllo, ivi comprese le competizioni internazionali, i giuochi mondiali, continentali, di area europea ed extraeuropea riguardanti gli sport olimpici”4. Successivamente, in concomitanza con i campionati mondiali di calcio del 2002 svoltisi in Giappone e Corea, con il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 31 maggio 2002, (in attuazione del decreto ministeriale 15 febbraio 2001, n. 156) sono state introdotte norme specifiche per regolare l’accettazione di scommesse attraverso la rete telefonica e telematica, consentendo, per la prima volta in Italia, di scommettere via Internet sugli avvenimenti sportivi5.

Pur sommando una quota dei proventi dell’emergente settore delle scommesse sportive alla “tradizionale quota” proveniente dal Totocalcio, il Coni vide la propria fonte di finanziamento notevolmente decurtata6. Emerse allora, con tutta evidenza, l’inefficienza economica del Coni, che per mantenere la propria struttura “sovradimensionata” dovette ridurre drasticamente i trasferimenti alle Federazioni sportive e le spese di manutenzione degli impianti, rinviare gli investimenti e accumulare debiti nei confronti degli istituti di credito, che nel 2002 raggiunsero la notevole somma di quasi cinquecento milioni di euro. Fu necessario intervenire, avviando un completo ripensamento dell’assetto dell’Ente7.

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Venne allora emanato, in data 8 luglio 2002, il decreto legge n. 138 (convertito nella legge 8 agosto 2002, n. 178) che portò ad un profondo riordino del Comitato Olimpico nazionale8. In base al decreto, venne costituita una società per azioni, denominata Coni Servizi S.p.a., con capitale di un milione di euro, interamente detenuto dal Mini- stero dell’Economia. Il Coni trasferì a questa società tutti i suoi dipendenti, nonché tutta la sua dotazione patrimoniale e tutti i rapporti giuridici attivi e passivi (tra cui ovviamente il pesante indebitamento). Contestualmente, venne stipulato un rapporto di servizio fra l’Ente Coni e la società Coni Servizi S.p.a., in base al quale la società si impegnava ad erogare al Coni tutti i servizi che in precedenza erano forniti dalla struttura organizzativa, in cambio di un canone annuale versato dall’Ente grazie al contributo pubblico. In sostanza, nel nuovo assetto, lo Stato finanzia l’Ente Coni (che comunque gode anche dei proventi derivanti da giochi e scommesse sullo sport, gestiti dall’Azienda Autonoma dei Monopoli di Stato, l’AAMS); il Coni paga, in primo luogo, i servizi della società Coni Servizi ed eroga i contributi alle Federazioni sportive. Tale trasformazione ha consentito al Coni di raggiungere l’obiettivo di recuperare la propria efficienza economica, con l’abbattimento del debito e il ridimensionamento della numerosa compagine del personale9.

Nell’ambito di questa operazione di riordino dell’ente10, la competenza per l’organizzazione e la gestione dei giochi su eventi sportivi, è stata sottratta al Coni e trasferita all’Amministrazione autonoma dei monopoli di stato (di seguito, Aams), ente che agisce sotto il controllo del Ministero dell’economia e delle finanze11.

A partire dal 2005, inoltre, sono state ridisciplinate le modalità del finanziamento ordinario del Comitato olimpico12. Nella nuova ripartizione dei proventi dei concorsi pronostici e delle scommesse su eventi sportivi, sono state eliminate le quote sugli incassi attribuite direttamente al Coni; viene disposta invece, la destinazione al Coni di una quota delle entrate erariali derivanti...

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