Conclusioni

AutoreElena Proietti
Occupazione dell'autoreDoctora Investigadora del Grupo de investigación Turismo, Ordenación del Territorio y Medio Ambiente (TOTMA) Universidad de Las Palmas de Gran Canaria
Pagine201-219
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Conclusioni
Secondo lo scrittore Hermann Hesse, il senso dell’esistenza
umana non può essere letto in chiave individualista bensì in un’ottica
di condivisione e connessione a quello di tutti gli altri esseri viventi,
animati e inanimati 408.
Solamente partendo da tale concezione che si può sperare di
influenzare i prossimi interventi risanatori della situazione climatica e
ambientale a livello mondiale che oltre a interessare le parti del Pianeta
abitate da altre specie viventi, sta rappresentando anche un pericolo
imminente per la sopravvivenza della stessa specie umana.
Non può, infatti, tacersi che perpetuare comportamenti
individualistici o nazionalistici, che puntano solo a un profitto
economico ma non sostenibile, non salverà alcuna parte del Pianeta
dalle gravi conseguenze del cambiamento climatico e dell’inquinamento
terrestre. Parrebbe, infatti, la stessa conformazione del territorio sul
quale viviamo, connesso a tutto il territorio del Pianeta, a suggerirci
che l’intervento dovrebbe essere il più omogeneo possibile, venendo
condiviso e sviluppato dalla maggior parte degli attori a livello mondiale.
La natura dimostra che un equilibrio perfetto tra specie viventi, sia
di origine vegetale che animale, esiste al di fuori dei condizionamenti
umani. Attraverso il progresso scientifico, attualmente anche la specie
umana è stata dotata della possibilità di vivere nuovamente in equilibrio
408 «Ecco quel che gli accadde: non vide più il volto del suo amico Siddharta, vedeva
invece altri volti, molti, una lunga fila, un fiume di volti, centinaia, migliaia di volti, che
tutti venivano e passavano, ma pure apparivano anche tutti insieme, e tutti si mutavano e
rinnovavano continuamente, eppure erano tutti Siddharta», così, HESSE, H., Siddharta,
Edizioni Frassinelli, Milano, 1967.
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con le altre specie. Lo sviluppo delle energie rinnovabili porterà la
società, in futuro, a non esaurire le risorse non rinnovabili del Pianeta
e a non inquinare l’atmosfera terrestre per il fabbisogno mondiale. Ma,
prima di giungere a tale auspicabile risultato, è necessario intervenire
fin da ora per mitigare gli effetti di un incontrovertibile aumento
della temperatura terrestre, in grado di causare nel breve periodo
conseguenze irreversibili.
Come è stato ampiamente approfondito, non può rinnegarsi che
gli sforzi a livello internazionale e comunitario dimostrino un’apertura
crescente rispetto a un problema che, tuttavia, non viene regolato in
modo urgente quanto gli studi e i rapporti scientifici esigerebbero.
Secondo i rapporti dell’IPCC, infatti, entro il 2050 più della
metà dell’energia del Pianeta dovrà essere prodotta da fonti a basse
emissioni di inquinanti atmosferici, mentre i combustibili fossili
dovranno completamente essere eliminati come fonte di energia entro
il 2100. Questa riduzione è assolutamente necessaria per limitare a 2°C
l’incremento di temperatura sulla Terra nel corso dei prossimi anni. Se
queste indicazioni non saranno seguite, «le continue emissioni di gas serra
causeranno un ulteriore riscaldamento e cambiamenti di lunga durata in tutte le
componenti del sistema climatico, aumentando la possibilità di severe, pervasive e
irreversibili conseguenze per l’umanità e per l’ecosistema». Le uniche soluzioni
per raggiungere gli obiettivi fissati nei rapporti, sarebbero quelle di
preservare le riserve di combustibili fossili sottoterra o sviluppare
tecnologie in grado di «catturare» le emissioni di gas serra. Considerato,
tuttavia, che tali tecnologie non sono state ancora sviluppate in maniera
efficace, l’utilizzo di fonti di energie rinnovabili o a basse emissioni
sembrerebbe l’unica soluzione a breve termine.
In altri documenti, inoltre, l’IPCC evidenzia che esiste il 95 per
cento di probabilità che il riscaldamento globale sia stato causato
dall’uomo a dispetto di quella parte di opinione politica e scientifica
che, invece, vedrebbe nel riscaldamento globale una necessaria e
immodificabile fase del Pianeta, coincidente con altre fasi storiche di
eguale se non peggiore portata.
Realisticamente, tuttavia, non si può richiedere un intervento
immediato da parte degli Stati: la conversione degli impianti di
energia, da fossile a rinnovabile, esige comunque un consistente
tempo di realizzazione. Senza considerare che la materia delle energie

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