Comunicato stampa ADA (Associazione Nazionale Demolitori Autoveicoli)

AutoreAlfonso Gifuni
CaricaVicepresidente ADA con delega alla Comunicazione
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Oggetto: Accordo interassociativo ANFIA-FEDERAICPA-FISE-UNRAE per la gestione dei veicoli fuori uso

L'Associazione Nazionale Demolitori Autoveicoli (ADA) che rappresenta 600 della circa 1.600 imprese autorizzate per la demolizione di autoveicoli, denuncia le gravi ripercussioni che avrebbe sulla categoria l'attuazione dell'accordo in oggetto, sottoscritto il 12 maggio u.s., che viene presentato giovedì 27 ottobre alle ore 15.00 presso la sala Istituzioni della Fiera ECOMONDO di Rimini.

Tale accordo, comunicato quale ´creazione di network autosostenibile, cioè che non comportino costi né per i detentori dei veicoli da demolire, né per le case automobilistiche e per le loro reti commerciali, e allo stesso far sì che l'attività di demolizione dei veicoli sia remunerativa per gli impianti che la praticano all'interno dei networkª, in realtà è estremamente penalizzante per la rete di demolizione che l'ADA rappresenta in modo significativo e riduttivo della figura e del ruolo dell'autodemolitore.

La sottoscrizione di tale accordo e dei relativi consequenziali contratti per le singole imprese, impongono:

- l'impossibilità di poter recedere; - il privilegio concesso alle aziende che trattano più di 3.000 autovetture all'anno;

- il totale sgravio di responsabilità economica del produttore.

Tali clausole non solo escludono da questo mercato le piccole e medie imprese del settore, ma non accolgono il principio cardine della politica europea sui rifiuti che prevede per i beni di consumo l'onere economico a fine vita di chi li ha prodotti.

Proprio le difformità riscontrate tra la Direttiva 2000/53/CE sulla gestione dei veicoli fuori uso e il D.L.vo 209/2003 attuativo della stessa, hanno indotto la Commissione Europea ad avviare una procedura d'infrazione, ratificata il 14 dicembre 2004, assegnando due mesi di tempo al Governo italiano per conformarsi ai rilievi effettuati.

Nelle 21 pagine emesse da Bruxelles si cassano molti punti del succitato decreto, in particolare quelli in ordine alla ´prevenzioneª, alla ´raccoltaª, alla ´frantumazioneª e, soprattutto, ai ´costiª economici della gestione dei veicoli a fine vita, che devono considerarsi in capo al produttore.

L'attività di lobbying delle case automobilistiche ha fatto sì che il governo prendesse tempo, ricevendo quindi nell'agosto scorso la delega dal Parlamento italiano a riscrivere il decreto legislativo attuativo della Direttiva europea, tenendo conto delle osservazioni della...

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